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14 Settembre 2013 | IBC news

Per sport, ma non solo

Una mostra per raccontare gli esordi del ciclismo a Bologna

A cura di Valeria Cicala
14 settembre 2013 

La presenza al Museo Davia Bargellini del biciclo, con cui intorno al 1890 Antonio Pezzoli stabilì il record di velocità su pista correndo al parco della Montagnola di Bologna, è stato lo spunto per realizzare la mostra Agli albori del ciclismo bolognese. Agonismo, turismo e quotidianità tra ’800 e ’900, a cura di Silvia Battistini e Alessandro Fanti, che sarà aperta al pubblico dal 14 settembre al 17 novembre 2013, presso il Museo Davia Bargellini di Bologna.

La mostra bolognese, realizzata con la collaborazione dell’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, con il sostegno del Quartiere San Vitale e dell’associazione Forma-azione in rete di Piazza Grande e con il patrocinio del Touring Club Italiano, non è un’esposizione dedicata solamente ad uno sport è piuttosto uno spaccato di storia del costume e della città in particolare.

Inizialmente appannaggio degli sportivi, la bicicletta rivoluziona e modernizza un modo di muoversi, di guardare il paesaggio, di essere turisti, divenne, attraverso la vendita e la produzione, una risorsa economica.

Sulle due ruote corre l’agonismo, lo spirito di competizione, ma cambia il modo di concepire la mobilità sul lavoro, soprattutto in una realtà geografica come quella regionale: certamente terra di motori, ma anche di biciclette, che fendono la nebbia della bassa con il loro scampanellare. E oggi, poi, questo mezzo di trasporto costituisce uno strumento di salvaguardia ambientale.

Sempre più richieste ed usate, in tempi di crisi, assai recentemente i media hanno dato rilievo all’esorbitante numero di furti di biciclette, un po’ ovunque, e al riciclaggio non solo dei veicoli nella loro interezza, ma di singoli pezzi. Le biciclette sono preziose e vanno…….a ruba. Chi non ricorda lo straordinario film del tandem, per restare nella metafora, De Sica-Zavattini “Ladri di Biciclette! Il mezzo è prezioso e indispensabile per raggiungere, e dunque garantirsi, un mestiere e migliorare il proprio status. E si può affermare che questo veicolo che ha contribuito anche alla emancipazione femminile. 

Attraverso oltre 100 pezzi databili tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni trenta del Novecento (biciclette, cimeli, documenti di archivio, giornali, riviste, fotografie, medaglie, legati sia all’ambiente sportivo che a quello della vendita e produzione dei cicli), si mette dunque in relazione la storia della bicicletta con quella di Bologna.

Grazie ai prestiti di alcuni collezionisti privati, sono esposte una rara draisina Michaux del 1860 circa e un bicicletto della fine degli anni ottanta dell’Ottocento, oltre a una selezione di bicilette italiane databili fino alla fine degli anni trenta del Novecento.

Illustrando le invenzioni e le migliorie tecniche che furono via via applicate a questo oggetto, se ne vuole raccontare la diffusione come mezzo per un nuovo modello di turismo (che portò anche alla nascita del Touring Club Italiano), un indispensabile mezzo di trasporto soprattutto nelle campagne ed un utile ausilio ovunque nel lavoro.

In concomitanza della mostra e in occasione della Settimana Europea della Mobilità sostenibile (16-22 settembre 2013), l’associazione Forma-azione in rete di Piazza Grande – in collaborazione con i Musei Civici d’Arte Antica, il Quartiere San Vitale, l’associazione Storia e Futuro, l’associazione Serendipity – organizza visite guidate, letture, convegni e biciclettate attraverso la città. Il programma dettagliato è disponibile sul sito del museo.

La mostra è accompagnata da un catalogo prodotto dall’Associazione Forma-azione in rete con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, nell’ambito del progetto La bicicletta: un patrimonio culturale di Bologna, curato da Giuliana Bertagnoni e Maria Assunta Serenari.

Allora, tutti in pista!

Per saperne di più www.ibc.regione.emilia-romagna.it

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