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10 Marzo 2015 | Archivio / Lo sguardo altrove, storie di emigrazione

Anarchici a Rio

Nello Garavini e Emma Neri, insieme nella vita e nella fede libertaria, da Castel Bolognese emigrarono in Brasile dove restarono dal 1926 al 1947

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura Alessia Del Bianco

Romagna luciferina, epicentro della sovversione. Ma con eleganza, come dimostra la foto che ritrae Nello Garavini (1899-1985) in completo bianco, con cappello e cravatta, a spasso per l’Avenida Rio Branco a Rio de Janeiro con la moglie Emma Neri (1897-1978) negli anni Quaranta, durante l’esilio brasiliano.

Garavini appartiene a una famiglia di anarchici di Castel Bolognese (Ravenna), come il padre Pietro, gestore di un’osteria “libertaria”, e lo zio Antonio, emigrato in Brasile e noto mangiapreti. Nello frequenta la casa di Luigi Fabbri a Bologna e presto diventa il capo dei giovani anarchici di Castel Bolognese.

Emma Neri è figlia di un ragioniere socialista e di un’insegnante elementare. Maestra lei stessa, a contatto con Garavini e con altri libertari di Castel Bolognese, Nella approfondisce le proprie convinzioni politiche e aderisce all’anarchismo. L’unione della giovane coppia – racconta Gianpiero Landi, storico dell’anarchismo emiliano-romagnolo – viene formalizzata con il matrimonio civile il 4 giugno 1923. Nel 1924, dopo il delitto Matteotti, i due si trasferiscono a Milano, con Nello già esposto nella lotta contro il fascismo e quindi aggredito e picchiato due volte. Nel 1924 nasce Giordana, la loro unica figlia, destinata a proseguire l’opera dei genitori nell’ambito dell’anarchismo. Per due anni i Garavini frequentano l’ambiente dei libertari milanesi, e stringono un’intima amicizia con Carlo Molaschi e con la sua compagna Maria Rossi.

Nel 1926, per sfuggire dalle persecuzioni e per continuare a svolgere attività antifascista, emigrano in Brasile, stabilendosi a Rio de Janeiro. Inizia un esilio che durerà più di venti anni e che nei primi tempi è caratterizzato da difficoltà economiche e da disagi di vario genere. Nei primi anni entrambi i coniugi devono adattarsi a svolgere i più disparati lavori, fino a conseguire una relativa agiatezza economica. Nonostante i pericoli – il Brasile in quegli anni è quasi ininterrottamente governato da feroci dittature – i Garavini continuano la loro attività politica, rivolta soprattutto alla lotta contro il fascismo italiano. Frequentano gli ambienti antifascisti, conoscono anarchici di tutto il mondo e mantengono i contatti con alcuni compagni italiani esuli in altri Paesi. Partecipano alle attività della “Liga Anticlerical”, fondata da José Oiticica, esponente di rilievo dell’anarchismo brasiliano.

Dal 1933 al 1942 i Garavini gestiscono a Rio una libreria, la Minha Livraria, che, nonostante le frequenti perquisizioni della polizia, diventa un punto d’incontro per i simpatizzanti della sinistra. Alla libreria si affianca per un certo tempo anche una piccola casa editrice che pubblica in portoghese testi di Nietzsche, Wilde e altri autori. Una forte amicizia lega i Garavini a Luigi Fabbri, esule a Montevideo, e a sua figlia Luce.

Nel  1947 i Garavini rientrano per sempre in Italia, continuando da Castel Bolognese a essere un punto di riferimento per i giovani libertari, in particolare nel 1968. Dieci anni dopo Nello perde l’amata Emma, che le cronache di Rio de Janeiro ricordano per aver diffuso, in occasione della Trasvolata Atlantica di Italo Balbo, migliaia di volantini antifascisti nelle principali vie del centro – gesto che le avrebbe causato la perdita del lavoro d’insegnante alla Società Dante Alighieri.

 

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