4 dicembre 2010
Abbiamo tutti esperienza diretta di quanto si sia modificato il rapporto tra musei e visitatori. Di quanto lo spazio museale si proponga come luogo di crescita permanente, di relazioni sempre più ampia tra culture diverse. Il patrimonio museale diviene, ormai, un’occasione anche ludica per incontrarsi e scoprire attraverso gli oggetti la creatività del passato, come prospettiva di nuove ideazioni, ma aiuta anche ad una più adeguata conoscenza reciproca, in una società sempre più multietnica.
In questo spirito si colloca MAP for ID un progetto europeo che ha sviluppato molte attività interculturali all’interno dei musei. Una grande esperienza di apprendimento, che ha coinvolto numerose istituzioni italiane e straniere, con centinaia di persone tra operatori, pubblico e decisori. In questo percorso i musei interessati hanno dato prova di saper conservare, ma anche utilizzare in maniera innovativa il proprio patrimonio e di saper trasformare i propri spazi fisici per allestire nuove idee, nuovi scambi e nuove interazioni.
Il progetto finanziato dal Programma Grundtvig e realizzato tra il 2007 e il 2009 con il coordinamento dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, trova ora ulteriori approfondimenti nel volume pubblicato in questi giorni MAP for ID: esperienze, sviluppi e riflessioni, a cura di Manuela Pereira, Antonella Salvi, Margherita Sani, Luca Villa, dall’Editrice Compositori.
Il libro presenta i successivi sviluppi dei progetti pilota e dà spazio alle ricerche di due giovani studiosi che il progetto ha sostenuto, e che non avevano trovato una collocazione all’interno della pubblicazione finale (I musei come luoghi di dialogo interculturale: esperienze dall’Europa).
Luca Villa propone in queste pagine una Ipotesi per una scheda a supporto della catalogazione di beni demoetnoantropologici; Elisabetta Pozzetti tratta il tema de Il museo come esperienza. Strategie e strumenti della comunicazione museale.
Per saperne di più: www.ibc.regione.emilia-romagna.it