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17 Gennaio 2012 | Archivio / Lo sguardo altrove, storie di emigrazione

Amici dall’altra parte dell’Oceano

Il resoconto degli incontri in Illinois di Adelfo Cecchelli e Margarete Bunje dell’associazione Gente di Gaggio

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

17 gennaio 2012

Adelfo Cecchelli e Margarete Bunje dell’associazione Gente di Gaggio hanno accompagnato la Consulta nella visita dell’ottobre 2011 ai luoghi dell’ex distretto minerario intorno a Chicago che hanno accolto l’emigrazione dall’Appennino modenese e bolognese agli inizi del secolo scorso. Cecchelli e Bunje hanno realizzato la mostra fotografica che ha accompagnato la presentazione del libro del professor Pier Giorgio Ardeni sulle vicende di circa cinquemila emigrati nello Stato dell’Illinois.

Sin da piccolo, Adelfo Cecchelli sapeva, dai racconti della nonna paterna, Virginia Pedretti, che il papà della nonna, Pellegrino, nato a Gaggio Montano nel 1861, l’anno dell’Unità d’Italia, era partito per l’America all’inizio del Novecento e per molto tempo non aveva dato sue notizie. “Tornò dopo vent’anni, malato e povero”, raccontava la nonna. In famiglia, nessuno sapeva esattamente dove fosse andato Pellegrino. Ora, grazie al volume di Pier Giorgio Ardeni, “Dagli Appennini allo Spoon River”, è quasi certo che la sua destinazione fu Ladd, condivisa con tanti altri compaesani.
È probabile che Pellegrino, uscito sconfitto dalla sua esperienza di emigrazione, non avesse alcuna voglia di parlarne. Il ritorno in quelle condizioni, “malato e povero”, doveva essere fonte di vergogna: aveva abbandonato la famiglia, il paese, gli amici e l’Italia per cercare fortuna senza riuscirci. Nel libro di Ardeni è messo bene in evidenza quel sentimento di umiliazione che portava molti emigranti di ritorno a cancellare il racconto delle proprie vicende.

L’8 novembre all’aeroporto O’Hare di Chicago ci aspettava Elaine Pucci Mulligan, un’amica che avevamo conosciuto tramite Anne Gandolfi Ryan. Elaine discende dalla famiglia Pucci, ancora oggi in parte residente a Porretta Terme. Ci ha accompagnato sotto una pioggia battente all’hotel Burnham nel centro della città. Ci è venuto spontaneo pensare ai tanti che in terra americana avevano patito gli stessi disagi cui era andato incontro Pellegrino Pedretti, mentre noi eravamo protetti, al coperto, coccolati da amici come Elaine, Gene Bernardoni, Raymond e Maggie Lenzi.

Silvia Bartolini aveva organizzato per il pomeriggio una visita alla Casa Italia di Stone Park, distante oltre un’ora di automobile dal centro di Chicago. Ci ha accompagnato lo scrittore italoamericano Dominic Candeloro e ad accoglierci c’era il direttore, il padre scalabriniano Augusto Feccia di Piacenza. Abbiamo conosciuto una realtà di volontariato di dimensioni inaspettate, che si esprime con la gestione di una biblioteca bilingue ben attrezzata, di un museo delle tradizioni regionali italiane e del museo dei veterani italoamericani. Alla fine siamo stati ricevuti dal responsabile di Casa Italia Tony Umberto Turano.

Il 9 novembre era il giorno in cui dovevamo organizzare la nostra mostra di fotografie nell’Istituto Italiano di Cultura a Chicago e prepararci alla presentazione del volume di Ardeni tradotto in inglese. Eravamo ansiosi: quanta gente avrà raccolto l’invito? Verranno i nostri amici? Piaceranno le fotografie? Piacerà il libro? L’incontro era previsto per le ore 18, ma già un’ora prima cominciarono ad arrivare gli ospiti: Anne Gandolfi Ryan con un’amica, Elena Guarino con i suoi amici Tanya e Paul Gascoigne di Deerfield e con il cugino Dino e la moglie Valorie accorsi da Milwaukee nel Wisconsin, Luis Pezzarossi, con il quale corrispondiamo da due anni e gli amici Raymond e Maggie Lenzi di Farmington, che non ci hanno abbandonato fino alla partenza da Ladd, Gene Bernardoni e la moglie. L’ampia sala improvvisamente si è riempita. Ha introdotto il Console Generale d’Italia a Chicago, Alessandro Motta, seguito dal presidente dell’Associazione degli emiliano-romagnoli dell’Illinois e presidente della Camera di Commercio di Chicago, Charles Bernardini. Suo nonno Ciro era nativo di Rocca Corneta ed è stato una delle vittime del disastro minerario di Cherry. Silvia Bartolini ha illustrato le attività della Consulta e le fasi della ricerca che ha consentito al professor Ardeni di scrivere “Dagli Appennini allo Spoon River”. La presentazione dell’autore è stata preceduta da un vivace commento dello scrittore americano Paul Green. Appena iniziata la proiezione del filmato realizzato da Ardeni, nell’oscurità, il silenzio quasi sacrale è stato interrotto dai singhiozzi di diversi spettatori. 

La strage in miniera 

Il 10 novembre siamo partiti tutti alla volta di Cherry, che si trova a circa 150 chilometri a sudovest di Chicago ed è il luogo in cui avvenne, il 13 novembre 1909, uno dei più disastrosi incidenti della storia mineraria degli Stati Uniti. Vi persero la vita 259 minatori, una sessantina dei quali erano emiliano-romagnoli. Prima di visitare il museo e la biblioteca, siamo andati al piccolo cimitero alle porte del paese, dove sono sepolte molte vittime. L’accoglienza a Cherry è stata molto affettuosa. Abbiamo conosciuto le gemelle Lauren e Lynne Fondaroli e le sorelle Maria e Paola Romanelli. La sera, la comunità di Cherry ci ha invitato a cena nell’unico ristorante del luogo, gestito da una famiglia di origine italiana.

La giornata dell’11 novembre era riservata a Ladd. Il sindaco Mike Grivetti ci ha dato il benvenuto al Community Center, una capiente sala in cui i cittadini si ritrovano per festeggiare gli eventi più importanti. La mattina è stata dedicata alla preparazione della mostra fotografica ma questo non ci ha impedito di incontrare numerosi amici venuti per salutarci. A mezzogiorno ci siamo ritrovati numerosi nel ristorante che si trova di fianco del Community Center. Sembrava di essere a casa: i Lenzi, i Maggi, i Margelli, i Corsolini, i Palmieri, i Gandolfi, i Fondaroli, i Romanelli …. Un clima euforico e festoso era l’annuncio della grande festa che ci aspettava. La sala era affollata già molto prima della presentazione del libro.

I presenti hanno preso contatto con la delegazione venuta dall’Emilia-Romagna (Silvia Bartolini, Pier GiorgioArdeni, la collaboratrice della Consulta Christa Collina e noi due), osservato le fotografie esposte e acquistato il volume, andato esaurito ancor prima della presentazione. Un’atmosfera indimenticabile e una grande emozione. Il Sindaco di Ladd, Mike Grivetti ha introdotto e presentato la nostra delegazione. Abbiamo avvertito tutti e cinque di aver fatto una cosa giusta, importante. La giornata si è conclusa con una cena nel celebre ristorante Verucchi’s, ospiti della Associazione degli emiliano-romagnoli dell’Illinois. 

Chi dobbiamo ringraziare 

Un grazie particolare a Charles Bernardini e alle sue collaboratrici, le gemelle Fondaroli, per l’organizzazione e la premura dimostrataci, a Jack Rooney, Mike Grivetti, Patrick Barry, Diane Chandler e tutti i discendenti degli emigrati che hanno partecipato a queste indimenticabili giornate.

Prima di lasciare Chicago, sabato 12 novembre, siamo stati raggiunti dai coniugi Bill e Gayla Borgognoni (Bill, architetto a Carbondale, discende da una famiglia del comune di Lizzano in Belvedere). Abitano nel sud dello Stato, a quasi settecento chilometri da Chicago, e hanno fatto di tutto per restare con noi alcune ore. Un altro incontro significativo l’abbiamo avuto la domenica seguente, quando ci siamo incontrati a New York con Dennis Piana, sua moglie Roberta e il loro figlio Max. La famiglia Piana ha viaggiato cinque ore, dall’estremo nord dello Stato del Massachusetts, per incontrarci alla Grand Central Station di New York. Tutti cari e vecchi amici, i Borgognoni, i Piana, i Lenzi che ci hanno dimostrato l’attaccamento alle loro origini e soprattutto hanno apprezzato il valore di questa missione.

Brano corrente

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