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7 Settembre 2010 | Archivio / Lo sguardo altrove, storie di emigrazione

Anita Bartoli

Una via della città di Pergamino (Argentina) è dedicata a una nostra corregionale

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

7 settembre 2010

Una via di Pergamino, città nella provincia di Buenos Aires, porta il suo nome: Anita Bartoli. È il riconoscimento alla sua vita, che è stata un esempio di dedizione, solidarietà e amore verso il prossimo. A raccontarci la storia di Anita è Beatrice Zaniboni, presidente dell’associazione emiliano-romagnola di Pergamino.

Anna Bartoli è nata il 1° marzo 1891 a Villa Cogruzzo, una piccola frazione di Castelnovo di Sotto, in provincia di Reggio Emilia. Quando aveva 8 anni arrivò a Pergamino coi suoi fratelli, una sorella e i suoi genitori, Raimondo Bartoli e Anna Gondia Ardiani,  impregnati di ideali socialisti. Questa famiglia appartiene al gruppo di nuclei familiari che emigrarono da Castelnovo di Sotto a Pergamino andando a stabilirsi nel settore sud, nel lungo periodo che va dal 1885 al 1950. Alcuni discendenti dei primi pionieri tornarono in Italia, e in qualche caso aspettano ancora la visita di parenti e amici dall’Argentina.
L’emigrazione ebbe inizio con lo zio Cirillo che era venuto in Argentina per fare lavori stagionali come la mietitura del mais, fra gli altri. Dopo arrivarono fratelli e cugini, attratti dalla possibilità di migliori redditi. Tutti lavoravano in campagna a Pergamino coltivando foraggi.

Il 30 novembre 1907 Anna si sposò con un suo secondo cugino, Virgilio Bartoli. Nel 1910, dopo la nascita dei loro bambini Clorinda e Arturo, andarono con altri membri della famiglia a lavorare a Maria Grande nella provincia di Entre Rios, dove riuscirono ad acquistare vasti terreni agricoli ad un prezzo minore. Fu lì, a Maria Grande, che morì di scarlattina la piccola Clorinda, dopo la quale nacquero altri due figli, Clorindo e Roberto. Con i Bartoli si erano trasferite a Maria Grande altre famiglie emiliane, che ebbero però poca fortuna. Le cause furono una grande inondazione, seguita da un’invasione terribile di cavallette e quindi da un lungo periodo di siccità.

Dopo aver attraversato tante difficoltà e momenti di grande angoscia Anna, suo marito e i loro figli decisero di ritornare a Pergamino, mentre i loro genitori s’imbarcarono e ritornarono in Italia.  Ritornati molto poveri a Pergamino, decisero di prendere in affitto una piccola fattoria, arrivando poi a realizzare il loro desiderio di essere padroni della terra che coltivavano. Acquistarono venti ettari vicino alla città, nel settore sud, dove oggi si trova la via che porta il nome di Anna.

Il suo ultimo figlio Rubén, nato nel 1929, ci racconta che il lavoro della sua mamma in campagna è stato pesante. Coltivava mais, foraggi, ortaggi, dava da mangiare a maiali e pollame e faceva insaccati. Quando era in casa svolgeva le pulizie e preparava marmellate e conserve, cuciva, lavorava a maglia. Lavorava moltissimo senza mai perdere la sua dolcezza. Aveva sempre cura della sua famiglia e aiutava chiunque avesse bisogno di lei e delle sue raccomandazioni.  Nei ricordi dei suoi cari c’è sempre la presenza del profumo del suo giardino pieno di fiori, che lei regalava soprattutto nei giorni dei santi e dei morti.

Anita è morta nel 1969. Le sue cinque nipoti hanno ereditato la sua costanza nel lavoro e il suo altruismo. La sua vita è stata un esempio di lotta per l’emancipazione femminile. Il suo ricordo ha oltrepassato i limiti della sua famiglia e oggi, a quarant’anni dalla sua morte, le è stata dedicata una via del settore sud della città di Pergamino.

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