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16 Ottobre 2014 | Archivio / Mani di questa terra

I custodi dell’agrobiodiversità

A cura di Cinzia Leoni e Francesca Ponti

Gentili ascoltatori oggi vi portiamo a Brisighella, sulle colline faentine,  in provincia di Ravenna , alla scoperta di frutti antichi e delle tradizioni contadine che ad essi sono legati.

Sono oltre 150 le specie tra le varietà vegetali e le razze animali iscritte nel Repertorio dell’agrobiodiversità dell’Emilia-Romagna, che dal  2008 è impegnata nella tutela delle razze e varietà autoctone a rischio di estinzione nel territorio regionale.

Il problema della scomparsa di specie, varietà e razze nel mondo vegetale e animale è di interesse di tutti. Con l’avvento dell’agricoltura moderna, specialmente dopo il dopoguerra,  la selezione delle varietà o l’introduzione di razze più produttive o capaci di sfruttare meglio  le tecniche agronomiche, ha portato ad un impoverimento dell’agrobiodiversità locale. E di certo la standardizzazione della grande distribuzione non ha aiutato, così come la tendenza dei contadini a non mantenere in vita queste piante perchè i loro frutti ricordavano i tempi della fame e della miseria.

Per questo la Regione è corsa ai ripari con la legge sulla tutela del patrimonio di razze e varietà locali di interesse agrario del territorio emiliano-romagnolo (legge n.1 del 2008) che prevede, oltre all’istituzione di un Repertorio in continuo aggiornamento, un sistema di conservazione di questo patrimonio genetico e la figura dell’”agricoltore custode”.

L’agricoltore custode è, infatti, quella persona che per amore per la natura e per passione  ha il compito di mantenere in vita, nei territori d’origine, il patrimonio di razze e varietà locali di interesse agrario.

Oggi incontriamo Domenico Ghetti, che a Brisighella, nei terreni marginali della sua azienda da anni coltiva  frutti dimenticati, attraverso il recupero e l’innesto di piante da frutto presenti da generazioni nella sua azienda o ritrovate nei territori limitrofi.

Pera Ubrica e Volpina; mele Montecchia, Abbondanza Rossa, Drappo Rosso, Gelata, Verdeccia, Piattaza, Limonella, uva Morta, Sultanina bianca senza semi, sono solo alcune delle oltre 100 varietà di fruttiferi, alcune ancora non iscritte al Repertorio regionale, che si incontrano passeggiando nell’azienda di Ghetti. Ed è  veramente un piacere camminare tra le piante sempre diverse dei filari, dove l’erba non viene mai tagliata e dove, da anni, non vengono fatti trattamenti chimici. Qui il profumo delle mele è inebriante e ci lasciamo conquistare dai racconti di un agricoltore appassionato.

Intervista Domenico Ghetti

Oltre a recuperare le varietà antiche i custodi dell’agrobiodiversità salvaguardano anche le tradizioni, il folklore e la cultura rurale del luogo, ricordando detti e usanze e soprattutto, arricchendo con queste storie la presentazione dei loro prodotti. Ed è proprio attraverso il racconto che Ghetti, così come altri agricoltori custodi, regalano emozioni dai contorni antichi a noi consumatori. Come la storia della Mela de Rosa….

Intervista Domenico Ghetti

Un altro detto curioso per i nostri ascoltatori è quello che riguarda la pianta del giuggiolo che tradizionalmente veniva piantata appoggiata ai muri delle case ma perché? Ghetti ci spiega…

Intervista Domenico Ghetti

Ringraziamo Domenico Ghetti e passiamo la parola a un esperto di biodiversità, Claudio Buscaroli, che per il Centro Ricerche Produzioni Vegetali da anni indaga su come migliorare le varietà moderne utilizzando geni del passato.

Intervista Claudio Buscaroli

Ben vengano quindi i frutti dimenticati e la loro forza e resistenza ambientale e ai parassiti per un’agricoltura più sostenibile e vicina ai gusti del consumatore.  Il successo però di questo tipo di agricoltura richiede particolare impegno e fantasia nella commercializzazione, mettendo in campo il racconto dell’originalità e dei saperi in essi racchiusi. Per fare conoscere queste vere e proprie leccornie, come insegna Ghetti, vale il passaparola. Sempre più frequentemente frutti antichi si possono trovare nei mercati contadini, nella vendita diretta in azienda per chi la pratica e nelle fiere specializzate come quella dei Frutti dimenticati di Casola Valsenio che da oltre venti anni, proprio nel mese di ottobre, promuove e valorizza l’agrobiodiversità del nostro territorio.

Brano corrente

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