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12 Gennaio 2015 | Eventi

Quando la storia è scritta sulle pietre

Rimini, restaurata la stele di Egnatia Chila

A cura di Valeria Cicala

E’ il monumento funerario di una donna che, a giudicare dalla bellezza delle linee, che si colgono sotto l’abito di veli a più strati, era ben fatta e anche il suo volto, che non si è conservato, doveva essere significativo, pur negli stereotipi di questo genere di manufatti.

Sull’epidermide della lastra vi è incisa un’epigrafe che ci restituisce il suo nome, ci racconta che era una liberta, cioè una schiava poi liberata, ma soprattutto che era una moglie. La sposa molto amata di un notabile, visto il pregio della stele, la raffinatezza dello scalpellino che ha realizzato la figura, l’eleganza dei caratteri dell’iscrizione che, per le loro peculiarità, datano all’età augustea la storia di questa signora, deceduta, probabilmente, ancora giovane. La raffigurazione che viene proposta sembra, quasi, volere attribuire alla donna una sorta di divinizzazione, non sono le sembianze di una donna qualunque, c’è qualcosa che fa pensare ad una divinità.

Grazie ad un accurato intervento di restauro, promosso e finanziato dall’Istituto per i beni culturali per incrementare la conservazione del patrimonio regionale, e condotto in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, i Musei Comunali di Rimini hanno recuperato nella sua totale bellezza uno dei monumenti epigrafici più significativi conservati nelle proprie sale. E l’attento, delicato restauro condotto da Fabio Bevilacqua della C.R.C. Restauri srl di Molinella, ha reso più eloquente la pietra al di là dei caratteri incisi, ci ha fatto conoscere meglio la proprietaria di questa stele e la sua storia.

Il monumento di Ignatia proviene da un piccolo sepolcreto nella zona di Bellaria a nord di Rimini lungo la Via Popilia, la via consolare che corre lungo la costa adriatica da Rimini a Ravenna. Le necropoli erano sovente collocate sulla via di accesso ai centri urbani. Probabilmente la stele faceva parte di una minuscola Spoon River che guardava il mare e raccontava al viandante le storie dei suoi abitanti. Forse Egnatia era morta prematuramente, forse di parto, come spesso accadeva. L’epigrafia romana di questi territori ci ha spesso restituito documenti funerari che raccontano di donne morte giovani.
Ancora dalla Romagna, da Galeata, proviene un altro monumento funerario di notevole pregio: è quello di Rubria Tertulla, morta a vent’anni alla quale il disperato e innamorato marito dedica oltre ad una elaborata stele, un carme epigrafico.

Egnatia deve aver esercitato una certa fascinazione; per il modo in cui fu ritratta, potrebbe essere stata percepita come una divinità, una di quelle figure con capacità salutari, forse proprio legata alla maternità.
Il restauro, infatti, ha evidenziato consunzioni e levigature della pietra, grazie alla pulitura della superficie e alla rimozione di sedimenti e incrostazioni in aree ben precise come un seno, il ventre, un piede. Sono suggestioni, ma nella complessa vicenda di culti e credenze che si legano alla fertilità e alla salute, questi sono elementi che acquisiscono una loro concretezza, come pure si deve tener conto delle interpretazioni che nei secoli successivi si sono date a documenti e ad oggetti dell’antichità. E ancora oggi nel suo ritrovato splendore Egnatia è divenuta, in occasione della presentazione del restauro, oggetto di una lettura teatrale, Chila: il dono, che vuole far rivivere, attraverso un breve dialogo amoroso, la storia di Egnatia con una passionalità per nulla sbiadita dai secoli trascorsi dal tempo in cui ha vissuto. Mentre i giovani studenti dell’Ensemble musicale del Liceo “Giulio Cesare – Manara Valgimigli” hanno interpretano in musica rap – persino in latino! – le suggestioni ispirate dalla affascinante figura di Egnatia Chila (“Dolce e chiara è la notte e senza stele”).

L’interesse che il monumento e il suo restauro hanno suscitato tra i giovani ha suggerito la proposta del concorso “Una storia per Egnatia Chila” indetto dai Musei Comunali e dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia Romagna, secondo il regolamento che sarà trasmesso alle Scuole e pubblicato sul sito www.museicomunalirimini.it entro febbraio 2015.

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