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12 Settembre 2015 | IBC news

Tessuti e moda dal fronte

In occasione del centesimo anniversario della Grande Guerra un’esposizione racconta la quotidianità di chi l’ha combattuta.

A cura di Valeria Cicala

Si intitola “Bollettino 1268. Il confine di carta” la mostra allestita a Roma al Museo Storico della Fanteria, a piazza Santa Croce in Gerusalemme, fino al 4 novembre 2018, nel centesimo anniversario della Grande Guerra; curata da Federica Dal Forno e promossa dallo Stato Maggiore dell’Esercito

Molti si staranno chiedendo cosa sia il Bollettino 1268 e cosa c’entri l’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, che ha dato il suo patrocinio all’esposizione e vi ha collaborato.
E’ presto detto: quel bollettino fu quello che annunciò ad un paese, trepidante e stremato, la fine della Grande Guerra. Fu quello che generazioni di studenti impararono a memoria. Fu quello che portava la firma del generale Diaz. Proclamava la fine di una guerra drammatica segnata da un numero impressionante di morti e gli scenari della quale sono divenuti luoghi di memoria, monumento perenne a coloro che la combatterono e vi persero la vita. 

La stravolgente quotidianità di quegli uomini, i momenti cruciali dello scontro e il loro sacrificio sono proposti in questa esposizione attraverso da percorsi tattili, multimediali, esperienziali che permettono al visitatore di immedesimarsi nel momento bellico e di riviverlo in modo non convenzionale.

L’Istituto per i Beni Culturali, che ha direttamente lavorato sul territorio regionale a iniziative dedicate al primo conflitto mondiale, ha collaborato all’evento offrendo la consulenza della collega Iolanda Silvestri, esperta di tessuti, per l’esposizione e la conservazione dei cimeli tessili esposti, provenienti da diversi musei militari italiani, come le divise militari e una coppia di abiti femminili gentilmente concessi dall’archivio Vintage Palace di Angelo Caroli. Questi ultimi costituiscono, in apertura di mostra, una nota di forte contrasto tra due stili di vita: quello imposto dall’uniforme militare con fogge essenziali realizzate con ruvidi panni grigi e quello che si riferisce a una esistenza quasi frivola o comunque lontana dalla tragedia del fronte.

Le due mises femminili qui proposte segnano il cambiamento radicale intervenuto nella moda a cavalo tra Otto e Novecento. Ancora iperstrutturata nei tagli e sovraccarica di ornamenti e accessori la moda di fine Ottocento; mentre la moda degli anni venti, contrassegnata da abiti corti e pratici del nuovo secolo, è improntata a dettami di vita moderna che la prima grande guerra “a caro prezzo” ha contribuito a far nascere. E’ in quegli anni che nasce il mito di straordinaria firma dell’abbigliamento: Coco Chanel. La moda è sempre espressione imprescindibile del tempo che viviamo. Buttiamo un occhio alle vetrine con questo spirito!
Un saluto da Valeria Cicala.

Per saperne di più: www.ibc.regione.emilia-romagna.it     

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