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5 Novembre 2008 | Archivio / Prodotti tipici e sagre

Baccalà il pesce dove non c’è il mare

Un prodotto antico che ha una tradizione anche nella nostra regione

A cura di Marina Leonardi

5 novembre 2008

Cari ascoltatori, prendiamo spunto da una interessante iniziativa che si tiene in questi giorni a Santarcangelo di Romagna (il 14 novembre ore 20.45:  “Le tradizioni del baccalà: vita, morte e miracoli di un pesce povero”) per parlare di un pesce povero, molto diffuso un tempo nella nostra regione soprattutto nelle province lontane dall’Adriatico dove il pesce fresco era una rarità: stiamo parlando del baccalà.

Baccalà, Stoccafisso, Merluzzo un solo pesce, tre nomi diversi a seconda della conservazione. Per saperne di più abbiamo chiesto aiuto, come al solito, al nostro gastronomo forlivese Pellegrino Artusi che nel suo La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene dedica parecchie ricette a questo pesce e soprattutto propone una interessante introduzione al prodotto, ascoltate:
“Il baccalà appartiene alla famiglia delle Gadidee il cui tipo è il merluzzo. Le specie più comuni de’ nostri mari sono il Gadus minutus e il Merlucius esculentus, o nasello, pesce alquanto insipido, ma di facile digestione per la leggerezza delle sue carni, e indicato ai convalescenti, specialmente se lesso e condito con olio e agro di limone.
Il genere Gadus morrhua è il merluzzo delle regioni artiche ed antartiche il quale, dalla diversa maniera di acconciarlo, prende il nome di baccalà o stoccafisso. In commercio si conoscono più comunemente due qualità di baccalari, Gaspy e Labrador. La prima proveniente dalla Gaspesia, ossia dai Banchi di Terra Nuova (ove sì pescano ogni anno più di 100 milioni di chilogrammi di merluzzi), è secca, tigliosa e regge molto alla macerazione; la seconda, che si pesca sulle coste del Labrador, forse a motivo di un pascolo più copioso, essendo grassa e tenera, rammollisce con facilità ed è assai migliore al gusto. Questo salume supplisce su quel mercato, nei giorni magri, con molto vantaggio il pesce, che è insufficiente al consumo, caro di prezzo e spesso non fresco”.

Il baccalà o stoccafisso è un piatto tipico di alcune regioni vicine alla nostra come il Veneto e il suo Baccalà alla Vicentina, la Liguria con lo Stoccafisso accomodato o il buonissimo Brandacujun, la Toscana con l’intramontabile Merluzzo alla livornese. Sfogliando le pagine dell’Artusi scopriamo che c’è un piatto tipico anche nella nostra regione il  

Baccalà alla bolognese:
Tagliatelo a pezzi grossi e così nudo e crudo mettetelo in un tegame o in una teglia unta coll’olio. Fioritelo di sopra con un battutino di aglio e prezzemolo e conditelo con qualche presa di pepe, olio e pezzetti di burro. Fatelo cuocere a fuoco ardente e voltatelo adagio perché, non essendo stato infarinato, facilmente si rompe. Quando è cotto strizzategli sopra del limone e mandatelo al suo destino.

Altre interessanti ricette dall’Artusi sono poi il delicato:

Baccalà mantecato

E’ un piatto che merita tutta la vostra attenzione, perché il baccalà così trattato perde la sua natura triviale e diventa gentile in modo da poter figurare, come principio o tramesso, in una tavola signorile.

Baccalà polputo, ammollito, grammi 500.
Olio sopraffino, grammi 200.
Panna o latte eccellente, decilitri l.

La detta quantità nettata dalla spina, dalle lische, dalla pelle e dai nerbetti, che si presentano come fili, rimarrà al pulito grammi 340 circa.
Dopo averlo così curato, pestatelo nel mortaio e poi ponetelo in una cazzaruola, insieme con la panna, sopra a un fuoco non troppo ardente, rimestando continuamente. Quando avrà assorbito la panna, o latte che sia, cominciate a versar l’olio a centellini per volta, come fareste per la maionese, sempre lavorandolo molto con l’arma brandita, cioè col mestolo, onde si affini e non impazzisca. Levatelo quando vi parrà cotto al punto e servitelo freddo con un contorno di tartufi crudi tagliati a fette sottilissime, oppure con crostini di pane fritto, o crostini di caviale. Se è venuto bene non deve ributtar l’olio quando è nel piatto.

Questa quantità potrà bastare per otto persone.

e ancora:

Baccalà in salsa bianca

Baccalà ammollito, grammi 400.
Burro, grammi 70.
Farina, grammi 30.
Una patata del peso di circa grammi 150.
Latte, decilitri 3 ½.

Lessate il baccalà e nettatelo dalla pelle, dalle lische e dalla spina. Lessate anche la patata e tagliatela a tocchetti. Fate una balsamella col latte e la farina e quando è cotta uniteci un poco di prezzemolo tritato, datele l’odore della noce moscata, versateci dentro la patata e salatela. Poi aggiungete il baccalà a pezzi, mescolate e dopo un poco di riposo servitelo che piacerà e sarà lodato. Se non si tratta di forti mangiatori potrà bastare per quattro persone. Per adornarlo un poco potreste contornarlo con degli spicchi di uova sode.
 

Stoccafisso in umido

Stoccafisso ammollito, grammi 500 così diviso:
Schiena, grammi 300; pancette, grammi 200.

Levategli la pelle e tutte le lische, poi tagliate la parte della schiena a fettine sottili e le pancette a quadretti larghi due dita. Fate un soffritto con olio in abbondanza, un grosso spicchio d’aglio o due piccoli e un buon pizzico di prezzemolo. Quando sarà colorito gettateci lo stoccafisso, conditelo con sale e pepe, rimestate per fargli prendere sapore e dopo poco versateci sei o sette cucchiaiate della salsa di pomodoro, oppure pomodori a pezzi senza la buccia e i semi, fate bollire adagio per tre ore almeno, bagnandolo con acqua calda versata poco per volta ed unendovi dopo due ore di bollitura una patata tagliata a tocchetti. Questa quantità è sufficiente per tre o quattro persone. È piatto appetitoso, ma non per gli stomachi deboli..

Il programma di Cibo come cultura: www.emiliaromagnaturismo.it/eventi/scheda_it.asp?ID=9768&NPAGE=1&TEMATISMO=4

 

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