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11 Febbraio 2015 | La ricetta

L’uva in grappa

Dall’Argentina arriva la ricetta di un antico “sotto spirito” tradizionale delle colline piacentine

A cura di Marina Leonardi

Cari ascoltatori eccovi ancora insieme a Marina Leonardi per una nuova trasmissione dedicata alle ricette della nostra gastronomia. Come capita spesso, anche per la ricetta di oggi ci spostiamo dalla nostra regione e andiamo oltreoceano, in Argentina, a Josè C. Paz nella provincia di Buenos Aires a trovare una nostra vecchia conoscenza, Patricia Pavesi, figlia del grande campione di ciclismo piacentino Attilio Pavesi che fu medaglia d’oro di ciclismo alle olimpiadi di Los Angeles nel 1932. Pavesi era originario di Caorso. Ed è proprio piacentina la ricetta che Patricia ha voluto condividere con noi, L’uva in grappa.

La ricetta, ci racconta la nostra corregionale che fa parte del Circolo Emiliano-romagnolo di José C. Paz, è una ricetta di famiglia, tramandata dal nonno Mario Marcotti, di Villanova sull’Arda, sempre in provincia di Piacenza. Marcotti era il nonno da parte materna di Patricia. “E’ stato lui a insegnarmi questa ricetta, Le uve in grappa. I grappoli d’uva li raccoglieva dalla propria vigna, molto piccola, però sufficiente per questi sotto-spirito. Ora dopo tanti anni continuo io con la tradizione”.

Patricia ci dà la sua ricetta: si prendono grappoli d’uva bianca con buona forma piuttosto allungata. Si taglia con le forbici il picciolo di ogni chicco d’uva e si pulisce con un pezzo di stoffa bianca, i chicchi puliti si collocano nei barattoli di vetro, poi si aggiungono chiodi di garofano e cannella. Si riempiono poi i barattoli per metà con alcol e metà con grappa.  Si lasciano riposare qualche mese poi L’uva in grappa è pronta e gli acini sono buoni per accompagnare un buon caffè soprattutto in inverno”.  Mario Marcotti, il nonno di Patricia, arrivò in Argentina nel 1927 è andò a vivere in campagna, a Leandro N. Alem un paese in pianura che dista a 300 chilometri da Buenos Aires, vicino a Junín. Per tutta la sua vita fece il contadino e seppe lavorare bene la nostra terra. Però quando andò in pensione si spostò a vivere in provincia di Cordoba, in un incantevole paese denominato Mina Clavero, in montagna a 1000 chilometri da Buenos Aires, dove noi andavamo tutti gli anni durante l’estate e preparavamo l’uva.

Quando ero piccola mi domandavo perché il nonno e la nonna, fossero andati a vivere tanto lontano. Quando sono venuta in Italia per prima volta, ho capito che lui cercava la stessa geografia della sua infanzia: pianura e collina. Mina Clavero assomiglia molto a tanti paesi della pedemontana piacentina come Rivergaro. 

E con questa buona ricetta, che ancora una volta ci arriva dai nostri cari corregionali che vivono all’estero vi lascio sulle splendide note di Astor Piazzolla anche lui argentino di origini italiane, e vi do appuntamento alla prossima settimana, un saluto da Marina Leonardi.

 

 

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