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2 Maggio 2006 | Archivio / Una città una storia

N°10-UNA CITTA’ UNA STORIA

Bologna: una città universitaria

Riprendiamo il discorso sulla città di Bologna. La scorsa settimana vi abbiamo condotto a conoscere il centro della città e  suoi palazzi e la sua storia. Ma non si può parlare di Bologna senza parlare dell’Università, l’Alma Mater Studiorum, la più antica del mondo occidentale e con esse delle strade del centro, frequentate dai suoi studenti.


L’Istituzione che noi oggi chiamiamo Università inizia a configurarsi a Bologna alla fine del secolo XI quando maestri di grammatica, di retorica e di logica iniziano ad applicarsi al diritto romano. Un comitato di storici guidato dal poeta Giosuè Carducci stabilirà  poi una data convenzionale  per l’anno di nascita, il lontano 1088. Narrano le cronache che il celebre studio bolognese non abbia mai avuto una sede stabile fino a metà del XVI secolo e che gli antichi dottori tenessero le loro letture nelle proprie case o in sale prese in affitto dal Comune: come in Porta Nuova o nelle antiche vie  dell’Asse dei Gargiolari per le scuole di medicina e delle arti, e nelle vie di San Mamolo e dei libri, l’attuale via Farini, per le scuole di legge.


I primi studiosi di cui si hanno tracce concrete  sono Pepone e Irnerio, quest’ultimo definito dai posteri “lucerna iuris” la lucerna del diritto. E’ con la consulenza di quattro dottori, ritenuti suoi allievi, che Federico I promulga nel 1158 la Costitutio Habita con cui l’Università diventa, per legge, un luogo in cui la ricerca si sviluppa indipendentemente da ogni altro potere. Ma è dal  XIV secolo che alle scuole dei giuristi si affiancano quelle dei cosiddetti “artisti“, studiosi di medicina, filosofia, aritmetica, astronomia, logica, retorica e grammatica, mentre l’insegnamento di teologia risale  al 1364.

Fin  da subito l’Università di Bologna diviene un luogo di attrazione  e di approdo di poeti e scrittori. Lo dimostra il desiderio presto soddisfatto del giovane Dante Alighieri di mettervi piede la prima volta per consolidarvi la sua cultura poetica. E qui arriveranno anche Francesco Petrarca, Guido Guinizelli, Cino da Pistoia, Cecco d’Ascoli, Re Enzo, Salimbene da Parma e Coluccio Salutati.


Nel XV secolo si costituiscono insegnamenti di greco e di ebraico, e nel XVI secolo quelli di “magia naturale”, cioè la scienza sperimentale. E’ qui, a Bologna, nell’ambito dell’Università, che il filosofo Pietro Pomponazzi sostenne lo studio delle leggi naturali, malgrado le posizioni tradizionaliste della teologia e della filosofia. Una figura rappresentativa ed emblematica  di questo periodo, di grande fervore intellettuale, è  Ulisse Aldrovandi, che estende il suo contributo alla farmacopea, allo studio degli animali, dei fossili e di varie meraviglie della natura. Le sue collezioni, mirabilmente documentate e classificate, sono ancora visibili  nelle sale di Palazzo Poggi, sede dell’Università,  in via Zamboni, mentre il  materiale bibliografico è rimasto in consegna alla Biblioteca universitaria di Bologna, conservato presso il Deposito Manoscritti e Rari.


Il periodo aureo della medicina bolognese coincide con l’insegnamento di Marcello Malpighi nel XVII secolo, che ricorre al microscopio per le ricerche anatomiche, ma già dal XVI secolo Gaspare Tagliacozzi  fece i primi studi di chirurgia plastica. All’epoca la fama dell’Università di Bologna si propaga,  a macchia d’olio, in tutta Europa e diviene meta di ospiti illustri come Thomas Becket, Paracelso, Raimundo de Pegñafort, Albrecht Dürer, san Carlo Borromeo, Torquato Tasso e Carlo Goldoni. Letterati, scienziati, pittori, grandi artisti, tutti attirati da questo polo culturale.

Studiano a Bologna anche Pico della Mirandola e Leon Battista Alberti applicandosi al diritto canonico. Nicolò Copernico vi studia invece diritto pontificio iniziando nel contempo le proprie osservazioni astronomiche.
Con la Rivoluzione Industriale, nel XVIII secolo, l’Università promuove lo sviluppo scientifico e tecnologico. A questo periodo risalgono gli studi Luigi Galvani che, con Alessandro Volta, Benjamin Franklin e Henry Cavendish, è uno dei fondatori dell’elettrotecnica moderna.
Nel 1860, un anno prima del compimento dell’unità d’Italia, l’ateneo chiama alla cattedra di letteratura ( che allora, in verità si chiamava ancora Eloquenza) un venticinquenne classicista toscano, Giosué Carducci, che nel corso della sua carriera tutta bolognese sarebbe assurto al rango di vate poetico nazionale. A lui è dedicata un’aula all’interno di Palazzo Poggi, sede dell’Università, dove il poeta insegnò per lungo periodo.


Casa Carducci, che si affaccia sulla piazza omonima è ancora un luogo magico, in cui ritrovare i gesti  del poeta,   tra le carte, gli oggetti, le memorie  e i libri, circa 40mila volumi, il ricco epistolario carducciano,  e 16mila volumi di letteratura, oltre  ad autografi e ritratti.  Fuori,  nel giardino attiguo,  che poco dista dai viali di circonvallazione,  si trova il grandioso monumento al grande poeta,  in bianco marmo di carrara ormai annerito dal tempo,  che Luigi Bistolfi realizzò nel 1928.



Ma torniamo alla storia. Il periodo successivo alla nascita dello stato unitario italiano è per l’Università di Bologna un’epoca di grande rilancio. Oltre a Carducci, spiccano le figure di Giovanni Capellini, Giovanni Pascoli, Augusto Righi, Federigo Enriques, Giacomo Ciamician e Augusto Murri personaggi notissimi non solo nell’ambito bolognese.


Arriva poi il riconoscimento tanto atteso. Nel 1888 si celebra l’ottavo centenario dello Studium, evento grandioso che riunisce a Bologna tutte le università del mondo per onorare, in una grande iniziativa,  la Madre delle Università. La cerimonia diviene una festa internazionale degli studi, poiché le università del mondo riconoscono a quella di Bologna le loro radici, gli elementi di continuità e i comuni ideali di progresso nella tolleranza.
L’Università continuerà a mantenere questa posizione di centralità sulla scena della cultura mondiale fino al periodo tra le due guerre, quando altre realtà iniziano a prendere il sopravvento nel campo della ricerca e della formazione.


Oggi l’Università di Bologna è  chiamata a rapportarsi con le Istituzioni dei Paesi più avanzati intraprendendo un percorso di aggiornamento e crescita. Tra le sfide raccolte con successo, l’Università si sta impegnando in quel confronto con la nuova dimensione europea che condurrà all’innovazione del sistema universitario.


Parliamo di questo aspetto internazionale dell’Università di Bologna con il prof. Eugenio Riccomini storico dell’arte e docente all’Università di Milano. E’ vero che l’Università ha reso Bologna una città internazionale?



Questo aspetto internazionale gioca a favore dei bolognesi nella scommessa sulla globalizzazione?


Lasciamo oggi l’Università per proseguire la prossima volta lungo le strade di Bologna e scoprire attraverso i suoi frequentatori più assidui e cioè gli studenti, i luoghi del divertimento, della tradizione culinaria, della vita quotidiana.

Brano corrente

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