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8 Maggio 2006 | Archivio / Una città una storia

N°11-UNA CITTA’ UNA STORIA

Bologna: le osterie e la cucina

Torniamo a parlare di Bologna, dopo aver ripercorso i secoli seguendo la storia della sua università, la più antica del mondo occidentale. La presenza degli studenti ha caratterizzato la città, aperta all’accoglienza e alle esperienze del mondo. Ora li seguiamo per le vie di Bologna perché proprio loro, che di giorno affollano le aule degli antichi palazzi dell’Università, di sera animano le strade e le piazze, frequentando le osterie e i locali del centro.

E’ grazie alla presenza degli studenti che intorno al 1200 sono nate le taverne. E ancora oggi, nelle viuzze della città medievale, sono attive alcune osterie quattrocentesche. Il fenomeno non si è per nulla affievolito con il passare dei secoli e può diventare allora interessante seguire un percorso passando da un’osteria all’altra. Questa passeggiata è piacevole a tutte le ore della giornata ma è più consigliabile la sera, se si vuole gustare al meglio la bolognesità più tipica.



Nelle osterie, protagonista è il vino che, come dicevano i greci, è un dono degli dei. E pare che il messaggio sia stato raccolto a Bologna, dove esistono circa 50 osterie sparse tra il centro e la periferia. La loro fortuna iniziò, come abbiamo detto, nel XV secolo, quando rappresentavano il centro nevralgico della vita sociale cittadina. Era lì, infatti, che le persone andavano per chiacchierare, bere un bicchiere di vino o farsi una partita a carte. Di solito caratterizzate da un ambiente scuro e fumoso, con bancone, tavoli e panche di legno, avevano un’offerta piuttosto ristretta che il più delle volte si limitava al solo bere, con una scelta tra due tipi di vini, uno bianco e uno rosso, entrambi rigorosamente della casa. Solo in alcune osterie era possibile trovare qualcosa da mangiare e, nell’eventualità, non ci si poteva certo aspettare troppo, magari un pezzo di crescenta, oppure del formaggio o della mortadella a dadini, o ancora, e solo in casi eccezionali ed estremamente fortunati, un primo, per esempio della pasta e fagioli.

Qualunque fosse l’offerta, comunque, quello che contava veramente era la gente: gli osti, innanzitutto, i deus ex machina che modellavano l’osteria a loro immagine e somiglianza e poi gli avventori, soprattutto quelli abituali, tra cui c’erano dei veri e propri personaggi, alcuni dei quali sono diventati nell’immaginario collettivo degli stereotipi, come il vecchio ubriacone, l’asso del gioco a carte, lo spaccone che ha i soldi e che si pavoneggia con gli amici, il filosofo che dispensa aneddoti e così via. Altri tempi, dove c’erano poche possibilità e la gente doveva fare con quello che c’era a disposizione. Oggi, in piena epoca informatica, e con maggiori possibilità economiche, le osterie hanno lasciato il passo a locali di ogni tipo in cui i frequentatori hanno solo l’imbarazzo della scelta su come divertirsi: i cocktail, i brunch, gli after hours, i dinner e gli after dinner, gli aperitivi, le cene, i dopocena e i dopo dopocena, le discoteche trendy, gli happy hour e chi più ne ha più ne metta. Oggi, come presi da una girandola impazzita, i ragazzi si trovano il più delle volte un po’ storditi a passare di locale in locale fino a quando non arriva l’ora di andare a letto.


Al contrario, l’osteria consente di passare una bella serata a chiacchierare con amici vecchi e nuovi davanti a una buona bottiglia. Certo, le osterie di oggi sono un po’ più sofisticate di quelle di una volta ed è facile trovare la playstation di fianco agli scaffali che contengono le bottiglie di vino, ma sono sempre locali a misura d’uomo che privilegiano un aspetto della nostra specie che si va progressivamente perdendo: il parlare. E chi volesse atmosfere veramente vintage non si deve preoccupare; esistono fortunatamente ancora delle osterie DOC, anche se è una specie in via d’estinzione e che è bene tutelare con tutte le forze.


Vi conduciamo, quindi, tra le strade del centro dove si trovano le antiche osterie.


La più antica di Bologna è l’Osteria del Sole che si trova in vicolo Ranocchi, una stradina che conduce da via degli Orefici a via Pescherie vecchie, nel centro del Mercato di Mezzo. Se volete essere catapultati indietro nel tempo nella Bologna di una volta, questo è il locale che fa per voi, sempre che lo troviate aperto: l’apertura segue infatti gli umori dell’oste. In caso negativo vi consigliamo di riprovare fino a che non sarete più fortunati. Ne vale sicuramente la pena. La particolarità dell’Osteria del Sole è che, nel solco della tradizione delle vere osterie di una volta, viene servito solo da bere. Chi vuole mangiare deve portarselo da casa!


Un’altra antica osteria che vi consigliamo di visitare è l’Osteria de’ Poeti, che risale al 1600, in via de’ Poeti, in pieno centro storico. Il luogo conserva lo spirito di una volta: vi si accede scendendo nelle cantine di un antico palazzo. Cantine coperte da alte volte, con mobili di legno inscuriti dal tempo.  E’ l’Osteria dove sino a poco tempo fa si poteva incontrare quasi ogni sera Francesco Guccini, uno dei nostri cantautori più famosi, amante del vino e della buona tavola. Il locale fu frequentato in passato da illustri poeti tra i quali Pascoli e Carducci. Oggi come ieri si può anche ascoltare musica dal vivo.


Un altro luogo da non perdere, in via Mentana, è l’Osteria dell’Orsa, con i suoi lunghi tavoli di legno, nel mezzo della zona universitaria. Rimane uno degli ultimi frammenti autentici di questo modo di condividere il tempo: un antro di penombra e tepore, dove ognuno può iniziare un suo viaggio di pensieri, silenzi e parole davanti a un bicchiere di vino.


Poco distante, sempre nel centro universitario, è la cantina Bentivoglio, in via Mascarella, un locale dove la tradizione della cucina bolognese si sposa con spettacoli jazz dal vivo e la lista dei vini conta oltre 400 etichette nazionali e internazionali.


Usciamo un attimo dal centro. Appena fuori porta San Mamolo, l’Osteria del Moretto ci accoglie nei locali di un’antica chiesa sconsacrata. Anche questa osteria è una delle più vecchie di Bologna: risale infatti al XVI secolo ed è stata uno dei centri culturali della città a partire dagli anni ’60, quando vi venivano artisti del calibro di Francesco Guccini e Andrea Pazienza. Si organizzano regolarmente mostre e spettacoli e ogni martedì sera si suona musica dal vivo: jazz, blues e musica d’autore. Il venerdì, poi, protagonista è il comico bolognese  “Freak” Antoni con il suo spettacolo “Notte Freak”.


Proprio a due passi dal Duomo, si trova l’Osteria Pane e Vino e San Daniele, che vi segnaliamo anche se è aperta solo dal 1998. E’ nata grazie alla volontà del gestore di ritornare alla vecchia tradizione dell’osteria, che in Italia resiste soprattutto in Friuli. Ecco dunque che la specialità, come dice il nome, sono gli affettati, soprattutto il prosciutto San Daniele, da sposare con i tipici cibi da osteria bolognesi, come tigelle e crescentine fritte, formaggi e squacquerone, lasagne alla Bolognese.


La felicità, come un vino pregiato, deve essere assaporata sorso per sorso. La nostra non è ancora completa, perché ci mancano altri luoghi da raccontarvi, come le trattorie dove si va a mangiare cucina bolognese. Ve li raccontiamo – la prossima volta – prima che spariscano, inghiottiti dal diffondersi di locali alla moda.

Brano corrente

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