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23 Marzo 2006 | Archivio / Una città una storia

N°2-UNA CITTA’ UNA STORIA

Montevideo, seconda puntata. Intervista al prof. Paolo Ceccarelli docente di architettura all’Università di Ferrara e al direttore del Teatro Solìs di Montevideo, Gerardo Grieco

Musica: Una canciòn a Montevideo

Riprendiamo la rubrica “Una città una storia” con la seconda puntata dedicata a Montevideo Con su voz marinera encantada – viene un viento inventor de avenidas…”: con la sua voce  incantata di mare – arriva un vento che s’inventa le strade… – sono le parole di “Una canciòn a Montevideo”, di Mauricio Ubal, che stiamo ascoltando.  Montevideo è come un tango che arriva nel bel mezzo di un temporale – dice la canzone…

Chissà come apparve dalla nave, in quel tramonto infuocato del 1908, al nostro poeta nomade e folle confuso tra gli emigranti: Dino Campana.

Dino Campana veniva da un borgo dell’Appennino tosco-romagnolo, Marradi, e inseguiva sogni, visioni.

 

Io vidi dal ponte della nave
I colli di Spagna
Svanire, nel verde
Dentro il crepuscolo d’oro…

 

Aveva il mito dell’Argentina. Per viverlo, si era sobbarcato il viaggio transoceanico sulla nave degli emigranti.

 

Andavamo andavamo, per giorni e per giorni: le navi
gravi di vele molli di caldi soffi incontro passavano lente…

 

Senza soldi in tasca, Dino Campana in Sudamerica si spostava a piedi. I suoi ricordi di viaggio erano un pretesto per allucinazioni poetiche.

“Viaggio a Montevideo”, una delle sue più note poesie, è – nella sua perfetta musicalità – un delirio di emozioni. E’ un crescendo di colore, di sensazioni arcane, oltre i confini dell’essere.

 

Così descrive la vista di Montevideo dal mare, al tramonto:

 

…ed ecco: selvaggia a la fine di un giorno che apparve
La riva selvaggia là giù sopra la sconfinata marina:
E vidi come cavalle
Vertiginose che si scioglievano le dune
Verso la prateria senza fine
Deserta senza le case umane
E noi volgemmo fuggendo le dune che apparve
Su un mare giallo de la portentosa dovizia del fiume,
Del continente nuovo la capitale marina.
Limpido fresco ed elettrico era il lume
Della sera e là le alte case parevan deserte
Laggiù sul mar del pirata
De la città abbandonata
Tra il mare giallo e le dune…

 

Montevideo, la città abbandonata tra il mare giallo – dove il Rio de la Plata si confonde con l’Oceano- e le dune – ossia il colle dietro il quale si estende la pampa…

Ma oggi com’è Montevideo? E’ una città di un milione e mezzo di abitanti, quasi la metà dell’intero Uruguay. La città vecchia sorge sul capo che chiude ad est la baia di Montevideo: qui si trovano la cattedrale settecentesca e il cabildo, il vecchio municipio coloniale.  Ma forse è meglio che ce la facciamo raccontare, Montevideo, da Paolo Ceccarelli, docente di architettura all’Università di Ferrara, che la conosce bene. Perché è stato coinvolto nel progetto di riqualificazione del centro storico.

 

Intervista al prof. Paolo Ceccarelli

 

 

Torniamo un momento a quanto ci ha detto l’architetto Ceccarelli. L’università di Ferrara, con la sua facoltà di punta, architettura, cerca di uscire dalla cerchia delle sue pur splendide mura. “Viviamo in una cittadina deliziosa. Ma rischieremmo di cadere nel provincialismo se non puntassimo ai rapporti con l’estero”: questa sembra essere la filosofia che accompagna altri interventi urbanistici della facoltà di architettura in America Latina, ad esempio a Valparaìso in Cile.

 

La stessa apertura la dimostra la Regione Emilia-Romagna, che a Montevideo ha contribuito al restauro del Teatro Solìs costruito dall’architetto reggiano Carlo Zucchi. Capace di ben 1600 posti, questo monumentale palcoscenico ha visto esibirsi tutti i grandi , da Caruso alla Duse.

Abbiamo intervistato il suo direttore, Gerardo Grieco, perché anche il Solìs è sempre stato aperto alle influenze della cultura europea, a partire da uno dei suoi primissimi direttori, il ferrarese Pasini Frassoni. 

Sentiamo cosa ci dice in proposito Gerardo Grieco.

 

Intervista al direttore del Teatro Solìs, Gerardo Grieco.

 

Bene. Ci sembra di aver fornito un quadro abbastanza chiaro dei forti legami tra la cultura uruguaiana e quella italiana. Ricordiamo che a Montevideo opera un efficiente Istituto Italiano di Cultura, che ogni anno celebra con diversi eventi la Settimana della Lingua Italiana.

Inoltre l’aprile scorso è uscito, con 24 pagine sull’Italia, un nuovo quotidiano italiano, “Gente d’Italia”, già diffuso a New York e Miami. A Montevideo, il giornale esce in allegato con “Ultimas Noticias”.

 

 

Non resta allora che concludere con una panoramica a volo d’uccello sulla capitale più meridionale del Sudamerica, fondata dagli Spagnoli nel 1724, ma in realtà già abitata da una tribù di indios. Furono loro, nel 1520, ad avvistare le navi sul Rio Della Plata con a capo Ferdinando Magellano. Montevideo, per la sua posizione strategica alla foce dei fiumi Uruguay, Paraguay e Paranà, si consolidò come bastione difensivo spagnolo contro le ingerenze portoghesi. Fu popolata originariamente dagli abitanti delle Isole Canarie e da famiglie immigrate da Buenos Aires.

 

La città fonde le architetture degli anni Trenta con l’eredità coloniale rimasta. Sono da vedere Piazza dell’Indipendenza con il Palazzo Salvo degli anni Trenta e Palazzo Estevez, tipico coloniale, sede della Presidenza della Repubblica. Da questa piazza si parte per l’Avenida 18 De Julio ricca di bar e negozi. In questa zona si trovano il Museo del Gaucho, dedicato al vero protagonista della storia uruguagia, e il Teatro Solìs. Per visitare i negozi di artigianato gaucho bisogna andare in Piazza Zabala, autentico paradiso degli antiquari.

Volendo cercare altre tracce della creatività emiliana a Montevideo, si  può andare alla ricerca della decina di edifici in stile Art Nouveau realizzati dall’architetto ferrarese Juan Tosi, campione della calligrafia vegetale con cui era di moda adornare facciate e balconi. Gli esempi migliori sono la casa-quinta Williman in Avenida Brasil e l’edificio della Liga Antitubercolosa.
Ricchissima di parchi, Montevideo è una città a misura d’uomo, nonostante la grandezza. Una zona in cui è bello bighellonare è il porto vecchio, che accoglie il celebre Mercado del Puerto, frequentatissimo paradiso della ristorazione e del fast-food.Qui si trova una moltitudine di ristoranti, bar, localini da aperitivo ed eleganti locali nei quali è possibile mangiare pesce e altre prelibatezze. Negli ultimi dieci anni il porto di Montevideo è stato molto rivalutato. La sua bellissima posizione sul Rio de la Plata lo rende unico.

 

Uno sfogo naturale per il tempo libero e le attività nautiche sono le spiagge che si raggiungono dopo aver lasciato l’Avenida Nacion Unidas fino ad arrivare alla Playa Ramirez.
Il quartiere più “in” della città è l’Arenal de Carrasco, ricco di ville, locali lussuosi e ottimi ristoranti, che offrono piatti tipici della cucina dell’Uruguay, con la tipica carne che si chiama “asado”. Poco fuori città si trovano le fattorie dei gauchos, le famose estancias, che dominano il paesaggio dell’Uruguay.

Cominciamo così ad allontanarci da Montevideo con un ultimo tango, che non è solo un ballo ma un riassunto della vita. Ci allontaniamo da Montevideo sperando di avervi fatto viaggiare bene insieme a noi.

 

Arrivederci alla prossima puntata della nostra rubrica che avrà come protagonista la città di New York

Brano corrente

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