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3 Aprile 2006 | Archivio / Una città una storia

N°6-UNA CITTA’ UNA STORIA

Brisighella, un borgo medievale tra nebbie e ginestre

In questa nostra rubrica “Una città, una storia” ci siamo occupati nelle puntate precedenti di due metropoli, Montevideo e New York: luoghi cosmopoliti, espressione di realtà diverse, dove vi sono significative presenze di emiliano-romagnoli. Certo, in città così grandi il tocco della nostra regione è minimo, è solo una traccia, un pensiero tra la veglia e il sonno appoggiato su un comodino in qualche parte del mondo. Ma tra i grattacieli, tra i campi di battaglia della notte, il sogno può trovare un’ambientazione più appropriata alla nostra regione: può portarci in Romagna, sulle lontane alture del ricordo. E qui – capovolgendo le coordinate, sfrecciando dal macrocosmo al microcosmo – troviamo un paesino, Brisighella, di cui vi vogliamo parlare.


Musica: Franco Battiato, Medievale (da “Fleurs”).



Il borgo di Brisighella nessuno lo conoscerà fuori d’Italia, ma nel nostro Paese è noto per due ragioni: per essere classificato, dal 2004, tra i “Borghi più belli d’Italia”, la prestigiosa associazione che certifica e valorizza i piccoli comuni più interessanti dal punto di vista architettonico, culturale e turistico; e per le Feste Medievali che vi si svolgono ogni anno in estate. Ci sono anche altri motivi per parlare di Brisighella, ad esempio il suo eccezionale olio extravergine d’oliva che si chiama “il Brisighello”, soprannome di Dionisio Naldi, un capitano di ventura che nell’Italia del Quattrocento scorrazzava per queste contrade e comandava dei soldati, temuti per la loro ferocia, chiamati a loro volta “brisighelli”.



Musica: Italian Saltarello (musica medievale).



Avrete capito che la storia di questo borgo si colloca nell’Italia feroce e grandiosa del tardo Medioevo, e non è un caso che questa epoca sia celebrata ogni anno con feste e iniziative che attirano moltissime persone e non hanno eguali in Italia. Ma andiamo con ordine. Brisighella si trova in provincia di Ravenna, sulle colline della Val Lamone, a 60 km da Bologna e 42 da Ravenna. Firenze, dall’altra parte dell’Appennino, dista meno di 90 km.


Il nome Brisighella non è chiaro da dove derivi. Secondo alcuni le radici sono celtico-longobarde, dal termine Brix che significa “luogo scosceso”; altri propongono il tardo latino Brisca, “ terra spugnosa”  e altri ancora ritengono che derivi da Brassica, “cavolo”, pianta diffusa in passato nella zona. E se le radici si perdono nella notte dei tempi, alcune date certe possono risultare utili alla comprensione: nel 1290 i signori del luogo erigono una prima e piccola rocca, ampliata nel 1310, ai piedi della quale si forma il borgo che nel 1360 conta già duecento abitanti. Nel 1503 i Veneziani conquistano e ampliano la rocca, che però nel 1509 è assalita e presa dalle truppe del Papa. Da allora e fino all’Unità d’Italia, Brisighella appartiene allo Stato pontificio.



Musica medievale.



I viaggiatori del passato erano colpiti dal clima felice di Brisighella, dalla sua bellezza e dalla sua cucina. Nel 1594 il vescovo Andrea Callegari notava che, grazie all’aria perfetta, nel borgo vivevano parecchi novantenni, e anche qualche centenario – cosa abbastanza inverosimile per quei tempi. Certo è che qui i prelati stavano bene. Il paese ha dato i natali a ben otto cardinali e la fioritura religiosa ha lasciato il segno, oltre che nelle molte chiese, anche nella cucina, in cui si riflette la ricchezza delle tavole cardinalizie. Il Governo pontificio ha sempre avuto un occhio di riguardo per questo borgo, tanto che gli propose di diventare città. Ma i cittadini di Brisighella rifiutarono con questa motivazione: preferiamo restare il primo dei paesi piuttosto che diventare l’ultima delle città.



Il primo dei paesi? Sicuramente Brisighella è tra i paesi più belli della Romagna e dell’intera regione. Le atmosfere che regala sono le stesse che si trovano nei quadri di Giuseppe Ugonia, faentino di nascita, che del borgo fece all’inizio del Novecento la sua patria e la fonte ispiratrice della sua arte. Le ginestre, gli olivi, i cipressi, i colli, i paesaggi nebbiosi, notturni o innevati, i vicoli silenziosi del villaggio nei meriggi d’estate, l’alba e il crepuscolo, il mutare dei colori al passo con le stagioni, la vita domestica che s’intuisce dalle luci accese nelle case: Brisighella è questo mondo di luci tenui rappresentato dal pittore. Attraverso acquerelli, incisioni e litografie, Ugonia ha cantato questa “Fiesole di Romagna”, la sua rocca, le chiese, la campagna e la sua gente, trasfigurando poeticamente le atmosfere e i paesaggi in cui aveva deciso di vivere nonostante la fama internazionale acquisita.   


Il borgo è addossato a una rupe e sovrastato da tre scogli su cui si ergono la Rocca, la Torre dell’Orologio e il Santuario del Monticino. All’interno della parte storica, l’atmosfera medievale è conservata nel saliscendi di strade e viuzze, nelle case basse e arroccate, nei vicoli in ombra, negli angoli nascosti, nelle piazze e nei cortili animati nei giorni di festa e di mercato.


Il cuore del borgo, magico nella quiete notturna, è piazza Marconi, sulla quale si affacciano Palazzo Maghinardo e l’originalissima Via degli Asini. Si tratta di una strada sopraelevata, coperta, illuminata da archi a forma di mezzaluna di differente ampiezza, unica al mondo.


Lo sguardo sale lungo i muri mossi e aperti da vecchi usci un po’ sconnessi e alle travi in legno del basso soffitto. Dagli archi della singolare via, nata intorno al 1200, ci si affaccia sulla piazza e sul suo selciato di albarese. Lo sguardo si sofferma sulle facciate delle case che sembrano paraventi e s’innalzano vestite dei colori della terra: le ocre asciutte, i gialli spenti, i rossi bruciati, i rosa opachi e polverosi. La vista prosegue sui lampioni e sui balconcini di ringhiere, sui cornicioni e i fregi, i coppi, i camini e i comignoli, sugli abbaini che si spalancano sui colli e sui boschetti, sui pini isolati e sulle siepi di cipressi, sui verdi luminosi e teneri, cupi o vivaci.  Lo sguardo ritorna, infine, alla via, protetto dai fronti dipinti delle case, e si posa sugli usci e i portoni, sui fiori ai davanzali, di nuovo sulle lunette di Via degli Asini, così chiamata perché utilizzata dai birocciai che abitavano nei locali sovrastanti e trasportavano a dorso d’asino il gesso delle cave.



Dall’alto dei tre colli la distesa a tappeto dei tetti è un incastro, una tarsia rossastra, solcata dai tratti tortuosi delle strade, dei vicoli e delle piazzette. Sovrastano il borgo la Torre dell’Orologio e, su un’altra altura, la Rocca, pregevole esempio dell’arte militare del Medioevo.  All’interno dell’abitato, appena fuori dell’antica linea delle mura, si trova la Collegiata, ultimata a fine Seicento. In questa chiesa bisogna assolutamente vedere la bellissima tavola raffigurante l’Adorazione dei Magi e dipinta dal pittore forlivese Marco Palmezzano nel 1514.


Usciti dal paese, si incontra un altro gioiello lungo la strada per Firenze: la Pieve del Tho. Tho è l’abbreviazione di Ottavo, perché questa chiesa romanica, sorta tra VIII e X secolo, è collocata all’ottavo miglio della strada romana che congiungeva Faenza con la Toscana.



Musica medievale



Come si vede, sono tante le testimonianze medievali a Brisighella. Le Feste Medievali, giunte quest’anno alla 27^ edizione, si svolgeranno dal 23 al 25 giugno, e poi il 30 giugno e i primi due giorni di luglio. Nel 2006 le Feste avranno come tema  la calata dei barbari e dunque l’incontro-scontro tra i longobardi e le popolazioni italiche. Come sempre, il numeroso pubblico, che giunge da tutta la regione, potrà assistere a spettacoli, quadri viventi, ricostruzioni d’epoca, e partecipare direttamente agli eventi. Ad esempio, verrà allestito un accampamento barbaro, animato da figuranti che illustreranno i modi di vivere dei longobardi. Sarà ricostruito un piccolo borgo dell’Italia alto-medioevale dominato da un’abbazia fortificata, all’interno del quale si rappresenteranno scene di vita quotidiana. I suggestivi spazi urbani di Brisighella saranno popolati, inoltre, dalle divinità del Pantheon nordico. Si ripercorrerà il leggendario viaggio intrapreso dalle Valchirie assieme ai valorosi combattenti caduti in battaglia verso il Walhalla, paradiso dei guerrieri. Gli spettatori si caleranno nell’epoca remota in cui gli uomini potevano ancora osservare in volto gli dèi e comunicare con loro. Lungo tutto l’arco delle Feste verranno proposte messinscene ispirate alle loro avventure, spettacoli musicali e teatrali.



Musica medievale



La colonna sonora dell’edizione 2006 delle Feste Medievali sarà scandita da un sound celtico e arcaico, e dall’impetuoso rullare dei Tamburi Medievali di Brisighella. Vi saranno mostre sui Longobardi, sull’alfabeto mistico delle rune e sull’alimentazione nell’Italia dell’Alto Medioevo. E come sempre, osterie, taverne e locande, dislocate lungo le vie del borgo, offriranno cibi e pietanze dai sapori antichi e perduti, in particolare quelli dei popoli nordici.


Chi, invece, volesse restare sul tipico romagnolo, può chiedere nei ristoranti la spoja lorda, il piatto tradizionale di Brisighella: una minestra ripiena, vera prelibatezza da cardinale. Su una sfoglia di pasta fresca all’uovo viene steso un velo di ripieno a base di ricotta, raveggiolo, parmigiano, uova, noce moscata. La sfoglia viene quindi tagliata a quadrucci da cuocere nel brodo di manzo e gallina.


Non si può, infine, lasciare il borgo senza aver fatto scorta di olio Brisighello e del formaggio conciato con stagionatura nelle grotte di gesso. Insomma, un borgo bello, dove si mangia bene, ricco di cultura e di eventi, immerso in un paesaggio disegnato da frutteti, vigneti e da circa centomila ulivi che ornano pendii e terrazzi. Non sarà New York… ma è la nostra bella Romagna. 


Musica: Roberto Cacciapaglia, Lux Libera Nos

Brano corrente

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