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3 Dicembre 2007 | Archivio / Una città una storia

N°86-UNA CITTA’ UNA STORIA

Bagnacavallo, bellezze di Romagna.

Cari ascoltatori, oggi vi presentiamo una cittadina romagnola, in provincia di Ravenna, che vale sicuramente la pena di visitare. Ha un nome buffo, Bagnacavallo, che sembra derivare dalle virtù terapeutiche di certe acque sorgive nere nelle quali venivano bagnati i cavalli, e di cui oggi non c’è più traccia. Le origini di Bagnacavallo sono sicuramente romane: il suo nome originario era quasi certamente Tiberiacum, forse dovuto alla gens Claudia, chiamata anche Tiberia, alla quale apparteneva lo stesso Imperatore Tiberio. Pare assodato anche che in seguito avesse assunto altri nomi, compreso quello di  Ad Caballos (i cavalli c’entravano sempre) fino all’attuale che compare nell’Alto Medioevo.


Dopo la caduta dell’impero romano, la città fu dapprima soggetta alle tribù germaniche, quindi agli Esarchi di Ravenna, che ne accrebbero l’importanza erigendo la Pieve di S. Pietro in Sylvis agli inizi del VII secolo. Questo edificio è una delle pievi più belle e meglio conservate della Romagna. Si trova a circa un km da via Garibaldi, al termine di un rettilineo alberato. Perfettamente orientata con l’abside a levante, la pieve è costruita a tre navate. La facciata, semplicissima, è configurata da quattro lesene e un portale rettangolare. Si accede al presbiterio con due scale di mattoni; al centro vi è un bellissimo altare a cippo, in marmo greco del VII secolo. La sottostante cripta, nella quale sono incorporati marmi tardoromani, può considerarsi non anteriore agli inizi del XII secolo. L’intera superficie dell’absidale è ricoperta da un mirabile ciclo di affreschi opera di un anonimo maestro riminese del terzo decennio del ‘300. Da vedere anche la Madonna dal profilo dantesco, nel terzo pilastro a sinistra, quasi una conferma alla tradizione del passaggio di Dante per Bagnacavallo.


Nel 1248 la città fu conquistata e annessa allo Stato della Chiesa; nel 1250 divenne libero Comune, più volte vinto dai bolognesi. Nel 1364 passò al Marchese di Ferrara, e agli estensi rimase fino al 1598, quando fu recuperata dalla Chiesa. Nel 1797, dopo l’invasione francese, fece parte della Repubblica Cispadana, poi di quella Cisalpina, e fu inserita nel dipartimento del Rubicone, Provincia di Forlì. Con la restaurazione del 1815, Bagnacavallo tornò alla Chiesa, aggregata alla Provincia di Ferrara e fu nominata Città dal papa Leone XII il 26 settembre 1828. Infine fu unita con le Romagne al Regno d’Italia nel 1860, passando definitivamente alla provincia di Ravenna.


Questa è in breve la storia di Bagnacavallo. Vediamo ora quali sono le principali attrattive per il visitatore. Innanzitutto, bisogna recarsi in Piazza della Libertà, da dove si dipartono a raggiera belle strade porticate di antico impianto, e dove si trovano monumenti interessanti quali la Collegiata di San Michele Arcangelo, con diversi dipinti cinque-settecenteschi, il campanile barocco (ma ultimato nel 1859), il Teatro Comunale eretto tra il 1840 e il 1845, il Palazzo Comunale ultimato nel 1803, e la duecentesca Torre Civica alta 35 metri, che è ciò che resta dell’età comunale. Il vicino Palazzo Vecchio, anch’esso risalente al XIII secolo, è arrivato ai giorni nostri solo dopo innumerevoli ristrutturazioni.


Da vedere anche la Chiesa e il Convento di San Francesco in Piazza Carducci, ristrutturata a fine Settecento in stile neoclassico, e la Chiesa e il Convento di San Giovanni. Nella chiesa secentesca si trovano varie tele d’epoca, mentre nel convento, costruito nel XIV secolo e poi rimaneggiato, morì nel 1821 la figlia di Lord Byron, Allegra.


Ma è soprattutto la bellissima Piazza Nuova a riempirci di ammirazione, con il suo selciato ellittico a ospitare il mercato, circondato da portici di metà Settecento. 

Brano corrente

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