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26 Aprile 2006 | Archivio / Una città una storia

N°9-UNA CITTA’ UNA STORIA

Bologna: il centro, Piazza Maggiore

“Cos’ha Bologna, che è così bella? L’inverno col sole e la neve, l’aria barbaricamente azzurra sul cotto. ”

E’ con questa frase di Pier Paolo Pasolini, scrittore sensibile e a noi molto caro,  che vogliamo condurvi lungo le strade di Bologna, quelle del centro, lastricate di san pietrini,   e che dalle due Torri, simbolo della città,  si diffondono a raggera . Queste strade antiche sono quasi una metafora, in pianta, di quello che rappresenta questa città, crocevia autentico  tra il nord e il sud del paese. Una città aperta, centro di scambio culturale dentro le  mura  dell’ Università  più antica del mondo occidentale: l’Alma Mater Studiorum e fuori, nelle strade e nelle piazze, dove la gente si ritrova ancora per diletto, per discutere di ciò che accade, per festeggiare o contestare qualcosa.


“Dopo Venezia – dice ancora Pasolini,  Bologna è la più bella città d’Italia, questo spero sia noto”. Non tutti possono essere d’accordo ma  vogliamo dare concretezza a questa frase cercando di regalarvi alcune immagini di questa città e della sua storia che ne fanno certamente una luogo unico.


Le oltre 200 torri in mattoni rossi che nel Medio Evo si alzavano, per il lustro dei proprietari,  nel cielo di Bologna purtroppo oggi non ci sono più. Della Bologna turrita restano poche testimonianze ma di tale spessore da essere ancora il simbolo della città. In piazza Ravegnana, svettano le torri più famose quella degli Asinelli e la Garisenda, un po’ pendente, come quella di Pisa. Salendo i 498 scalini della torre degli Asinelli, la più alta della città,  si possono ammirare i rossi tetti  e le antiche  torri  sopravvissute, che emergono qua e là tra i palazzi storici del centro, a ricordare un’epoca di grande fervore per Bologna. La leggenda degli Asinelli vuole che un povero, poi diventato ricco, per sposare una nobile fanciulla fosse stato costretto a costruire la torre più alta della città . Da lassù infatti si può anche allungare lo sguardo sulle verdi colline,  fino alla chiesa di San Luca, altro simbolo di Bologna, collegata al centro della città da una lunga striscia sinuosa  di portici  fino ad una delle porte più suggestive della città,  porta Saragozza. San Luca, è una meta da raggiungere a piedi,  magari in preghiera, come spesso fanno i pellegrini per ottenere una grazia.


Guardando invece a est verso la pianura e le sue nebbie invernali, le torri bianche e modernissime di Kenzo Tange,  oggi sede anche della Regione Emilia-Romagna, richiamano quelle antiche, ricordando la tradizione bolognese.


Ma scendiamo gli scalini di legno della torre degli Asinelli per raggiungere camminando e specchiandoci nelle vetrine dei negozi di via Rizzoli,  il vero fulcro della città, cioè Piazza Maggiore,  una delle più belle d’Italia,  un ampio spazio che si apre improvviso, incorniciato da splendidi palazzi medievali. Una piazza grande come ci canta il cantautore Lucio Dalla….(tutta la canzone)


Ma com’è nata questa grande Piazza? Il prof.  Eugenio Riccomini, storico dell’arte e docente all’Università di Milano,  che da circa dieci anni tiene per il comune di Bologna lezioni pubbliche sulla storia della città,  ci ha raccontato che la piazza, il suo ampio spazio, rappresenta di per sé un monumento, una conquista dei bolognesi. L’amministrazione comunale  infatti acquistò all’epoca un intero quartiere nel punto più centrale della città, pieno di case e palazzi, all’unico scopo di distruggerlo per far posto alla nuova piazza.


Ma torniamo alla storia …Anticamente  Piazza Maggiore era il cuore della città nel senso più realistico della parola, chi si impossessava di essa diveniva padrone di Bologna. La piazza era il fulcro di tutti i traffici cittadini che  interessavano parte dell’Europa, il medio oriente e le coste del Nord Africa.


Qui  si svolsero sempre gli avvenimenti più importanti  e fino al1877 – insieme alla vicina Piazza del Nettuno-  fu anche sede  del mercato al minuto delle verdure, della frutta e degli ortaggi, delle stoffe e di tanti altri generi di prima necessità.



L’aspetto della Piazza e dei suoi edifici è mutato nel corso del tempo. Nel XIII secolo – ad esempio – davanti a Palazzo d’Accursio, che costituisce la parte del Palazzo comunale verso la via del IV novembre, scorreva ancora alla luce del sole il torrente Aposa.  Oggi scorre sotto la città in un percorso, quello delle acque, di cui vi parleremo in altre puntate. Ai tempi in cui Dante soggiornò a Bologna, sulla facciata di questo edificio, proprio sotto la maestosa torre dell’orologio fu costruito un balconcino coperto, sormontato dalla statua di Bonifacio VIII. Da lì, gli anziani, che allora detenevano il potere della città, assistevano ede  erano i protagonisti , della famosa festa della porchetta, che ebbe inizio nel 1249 per festeggiare la vittoria dei Bolognesi riportata nei confronti  di Re Enzo. Consisteva inizialmente nel lancio  dal balcone di monete, pollame e generi commestibili vari che rotolavano e rimbalzavano nella piazza creando un gran trambusto e zuffe spietate,vista la povertà  dei cittadini. Il gran finale spettava appunto al lancio della porchetta arrostita, da cui prese il nome la festa, che veniva presa al volo dal popolo,  sommerso poi da una pioggia di brodo bollente, versato sempre dagli ineffabili anziani. Una tradizione che si tenne ogni anno, fino all’arrivo di Napoleone nel 1796, diventando con il passare del tempo più raffinata, trasformando anche  la coreografia della piazza per l’occasione.


Anche oggi il palazzo d’Accursio è sede  del consiglio comunale che si riunisce  nella sala affrescata  tra il 1675 e il 1677 da Angelo Michele Colonna e Gioacchino Pizzoli. Al secondo piano si trova la splendida sala Farnese le cui decorazioni ripercorrono le vicissitudini della città  dal Medio Evo al Seicento. Oggi all’interno del palazzo comunale trova spazio anche il museo dedicato a un grande pittore bolognese Giorgio Morandi, famoso in tutto il mondo per le sue nature morte, composte principalmente da vasi e bottiglie, spesso avvolte in un’atmosfera azzurrina, che ricorda la polvere e le nebbie della pianura padana.


Ma torniamo in piazza perché altri palazzi sono da raccontare: quello dei  Notai, detto anche del registro, che si distingue per i suoi merli  e le sue finestre ad arco acuto. Edificato nel 1400 era adibito alla conservazione degli atti notarili della città. A fianco, maestosa si erge la chiesa di San Petronio.



Com’è nata questa chiesa prof. Riccomini?


Nell’altro lato della piazza il Palazzo del Podestà, primo in ordine di tempo, costruito agli inizi del XIII secolo, fu la prima sede del governo cittadino e appunto del podestà, la più alta autorità del Comune. Sotto le volte del  portico si radunavano mercanti e artigiani, mentre al primo piano c’erano gli uffici dei notai. Il palazzo è sormontato dalla torre dell’Arengo, le cui campane venivano fatte suonare per chiamare a raccolta i cittadini in occasione di eventi straordinari, belli o brutti che fossero.


I quattro pilastri angolari che la sorreggono formano il voltone del Podestà, ai quattro angoli nel 1525 furono collocate le statue in terracotta dedicate ai ai santi protettori della città.  Il voltone è protagonista di uno strano fenomeno: chi si accosta ai pilastri può parlare anche a bassa voce ed essere ascoltato perfettamente dal lato opposto. Un gioco che coinvolge  bolognesi e i turisti. 


Piazza Maggiore sfocia poi da un lato nella più piccola piazza del Nettuno, chiamata così dalla fontana monumentale dedicata al dio delle acque, voluta dal Cardinale Legato di Bologna Carlo Borromeo, allo scopo di risistemare e dare lustro a quell’area. L’opera fu progettata nel 1563 dall’architetto e pittore Tommaso Laureti, mentre il dio Nettuno fu realizzato per mano dello scultore fiammingo Jean de Boulogne da Douai, conosciuto come il Gianbologna. La potenza e la forza di questa statua,  la bellezza della fontana ne fanno uno dei simboli della città, assieme alle torri e a San Luca. 


Guardiamo ora l’ultimo palazzo che incornicia la piazza di fronte a palazzo re Enzo. Il palazzo dell’Archiginnasio, costruito nel 1562, come sede universitaria si sviluppa lungo ben 139 metri con un lungo portico, altra caratteristica di Bologna . Di grande bellezza è il cortile interno con il loggiato adornato di stemmi degli studenti più meritevoli, che ospita nelle sere d’estate concerti  musicali. L’Archiginnasio racchiude una biblioteca di proporzioni colossali (circa 750mila volumi). Ma ancora più emozionante è la visita della Aula di Anatomia, ricca di sculture e fregi lignei, dove anticamente si svolgevano sul piano in marmo al centro della sala, le lezioni universitarie di anatomia e le autopsie. 


Torniamo nella piazza per un ultimo sguardo d’insieme. S’avverte ancor oggi  il respiro della storia che scaturisce dai palazzi  che la contornano. La chiesa di San Petronio, il Palazzo dei Notai, quello d’Accursio,  quello del Podestà  e quello dei Banchi e l’Archiginnasio, tutti elementi che via via si sono integrati nell’insieme, costituendo il fulcro prestigioso del centro storico cittadino.


Ma molte storie ancora ci attendono su Bologna e le sue vie, la sua Università innanzi tutto, di cui parleremo sempre con il prof. Riccomini, e poi anche le sue tradizioni, prima fra tutte quella culinaria. Vi diamo quindi appuntamento ad un’altra puntata dedicata a Bologna.

Brano corrente

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