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20 Giugno 2011 | Archivio / Radio sonora

Radio sonora – Glocal band

Intervista a Enrico Farnedi

A cura di Radio Sonora

20 giugno 2011

Ohilà, mi chiamo Enrico Farnedi.

Nasco in Romagna e lì rimango, perché in campagna il pantano è bello denso e non ti lascia andare via. Scelgo di suonare la tromba, non so più il perché, e continuo a soffiarci dentro. Il jazz mi strega con una cassetta di King Oliver che un amico ruba al babbo e poi regala a me. Nel frattempo scopro che mi piace scrivere musica e stare su un palco con altri musicisti.

Uno zio mi regala un vecchio basso Fender, comincio a strimpellarlo da autodidatta e arriva la sbornia per il rock. Tutta la musica diventa interessante, purché sincera.

Mi diplomo in tromba e musica jazz, studio composizione e altre cosette.

Per un anno, ‘96-‘97 sono in giro con l’Orchestra Castellina-Pasi, un’esperienza tosta, formativa, la prima veramente professionale.

Nel 1997 entro a far parte dei Good Fellas – Gangsters Of Swing e nel giro di poco divento l’arrangiatore della band. Coi Fellas giro l’Italia, l’Europa, i teatri, la televisione e la radio, e sempre con loro inizia per gioco la mia esperienza di cantante… Vorrei essere Otis Redding, ma la voce è quello che è.

Continuo a collaborare con vari artisti, in studio e sul palco, come arrangiatore e trombettista. Nel 2004 divento il cantante e bassista dei Big!Bam!Boo!, trio rock con i fratelli Andrea e Gionata Costa dei Quintorigo.

Nel 2006, dopo più di 13 anni di elaborazione nasce il progetto Rico & the Undertakers, un gruppo di meravigliosi musicisti che suona la mia versione di jazz.

Sempre nel 2006, a novembre, mentre sono a Genova per una tournée teatrale con Cochi e Renato, mi imbatto nel mio primo ukulele. Quattro corde di felicità!

Nel 2008 esce la compilation Ukeit, ovvero artisti italiani alle prese con l’ukulele, e lì, fra Pacifico, Frankie Hi-Nrg, Spinetti, Petra Magoni e altri ci sono anch’io. A luglio sono sul palco del festival omonimo, a cantare con le ginocchia che mi tremano. Plìn-plòn. Poi, poco dopo, tutto da solo, nella mia cantina, registro il mio primo disco di canzoni: Ho lasciato tutto acceso.

Le canzoni che scrivo sono piccole, un po’ come il chitarrino. Sono canzoni che parlano di attacchi di panico, di domande senza risposte, di lacrime di cane, di pigrizia e paura di viaggiare. E che dov’è Corso Sozzi non lo so.

Brano corrente

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