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24 Giugno 2014 | Archivio / Protagonisti

Ricordo di Antonio Parenti, uno dei fondatori della Consulta

A lungo consultore in rappresentanza del comune di Pavullo, scoprì la comunità italo cilena di Capitan Pastene.

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

Le condoglianze sono arrivate da tutto il mondo. Tutti coloro che conoscevano Antonio Parenti – don Tonino per i suoi amici italo cileni della comunità di Capitan Pastene – hanno provato grande dolore alla notizia della sua scomparsa, all’età di 77 anni. Il Frignano, Pavullo e la Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo rimangono orfani di un grande uomo. Basta leggere sulla pagina face book degli emiliano-romagnoli nel mondo i commenti: da Parigi al Perù, dal Rio Grande do Sul a San Paolo in Brasile, dal Cile al Messico, tutti lo ricordano. Patrizia Molteni presidente dell’associazione parigina scrive: “Competente, militante, testardo a volte, appassionato e generoso! Mi aveva fatto un corso accelerato su crescentine e tigelle proprio a Pavullo! Mi mancherà tantissimo alle riunioni della Consulta”. Eduardo Morelli da San Paolo vede in lui “un esempio di amore per la propria terra di origine”. Hernán Benedetti Ratti dal Cile: “Gran pesar en el pequeño pueblo de Capitán Pastene, Chile, formado por colonos italianos, por la partida de Tonino, un hombre que será siempre recordado por quienes contaron con su afecto y amistad”. E un ‘noooo!’ grande come una casa, alla notizia della scomparsa, dall’amico Fausto Desalvo, ex consultore, dall’ex presidente della Consulta Ivo Cremonini e dall’attuale presidente Silvia Bartolini con tutta la Consulta e il suo staff.

Intorno a Tonino si sono stretti il Comune di Pavullo e il Frignano. Antonio Parenti è stato uno dei politici più rappresentativi e stimati di questo territorio, indipendentemente dalle idee politiche di chi lo conosceva. Dal 1960 al 1963 è stato consigliere comunale a Pavullo per la Democrazia Cristiana, incarico che ha poi ricoperto ininterrottamente dal 1973 al 1993 e ancora dal 2001 al 2011. Assessore effettivo dal 1973 al 1979 e nuovamente assessore dal 2006 al 2011, ha ricoperto la carica di presidente del Consiglio Comunale dal 2002 al 2006. Ma Parenti non era solo impegnato sul fronte politico. All’attività di consigliere comunale e assessore, ha affiancato quella sindacale. Dal 1954 responsabile per il Comune di Serramazzoni e dal 1959 al 1974, responsabile della zona del Frignano e di Pavullo per la Cisl. Esperto del fenomeno dell’emigrazione italiana all’estero, fece parte della Consulta Provinciale dei Modenesi nel Mondo e della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, promuovendo gemellaggi e scambi culturali con l’estero, in particolare con la comunità cilena di Capitan Pastene, fondata da emigranti pavullesi, e poi con la città polacca di Strzegom. Parenti è stato pure uomo di solidarietà avendo ricoperto numerosi incarichi in associazioni del mondo del volontariato e della cultura, anche come presidente del Consorzio Socio Sanitario del Frignano dal 1973 al 1978. Fu nominato Cavaliere del Repubblica per meriti sociali nel 1982 e in seguito è stato insignito delle onorificenze di Cavaliere Ufficiale e Commendatore.

Si può dire che sia stato Antonio Parenti a scoprire in Cile una comunità di pavullesi dai nomi tipici del Frignano – Vecchi, Venturelli, Benedetti, Covili, Leonelli – discendenti di quelle famiglie che dal Frignano, nel 1904 e 1905, si trasferirono in Cile. Una concessione dello Stato metteva 63.000 ettari di terreno a disposizione di coloni, quasi un sogno per chi, in montagna, coltivava solo terreno altrui e viveva in povertà. Giorgio Ricci, uno dei titolari della società “Nueva Italia” a cui il governo cileno aveva dato i terreni in concessione, fu il tramite per questa partenza. Ricci incarnò le speranze di tutti e, quando venne il momento, i loro rancori.

Nel 1904 partirono le prime 23 famiglie, seguite da altre 63 l’anno successivo; altre 20 si aggregarono lungo la strada, tra cui quella di Cipriano Ratti, fratello di Papa Pio XI. La maggior parte delle famiglie partì da Pavullo, Marano, Vignola, Zocca, Montese e da altri comuni del bolognese. Poca terra distribuita, per di più inadatta alle coltivazioni, boschi soprattutto. Chi restò diede vita a Capitan Pastene, 780 Km a sud di Santiago, nel centro dell’Araucania, terra degli Indios Mapuche. I modenesi giunsero nel territorio loro assegnato su 144 carri trainati da buoi, abitarono a lungo in una struttura di legno, priva dei più necessari servizi. “Al luogo dove soggiornarono – racconta Antonio Parenti – fu data la denominazione di Monte del Calvario, proprio per le patite sofferenze a giungervi e permanervi”.

Del 1907 è l’inaugurazione ufficiale di Capitan Pastene, nome scelto in omaggio al navigatore genovese Giovanni Battista Pastene e, nel 1910, è elevata a parrocchia la chiesa costruita dai coloni. Di questa popolazione poco o nulla si seppe nei decenni successivi, fino al 1989, quando alla Consulta dell’Emigrazione giunse un pressante appello “Capitan Pastene chiama Modena”, intercettato da ‘don Tonino’. Iniziarono così il gemellaggio istituzionale e la ricostruzione della rete di relazioni con i parenti in Italia, pressoché assente fino a quel momento. Antonio Parenti ha scritto un libro su questa vicenda e, con l’aiuto della comunità modenese, è riuscito a contribuire al restauro della chiesa di Capitan Pastene, gravemente danneggiata dal terremoto del 2010.

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