18 novembre 2009
Imprese più strutturate e con una dimensione media al di sopra degli standard italiani, cresciute in modo significativo tra il 2001 e il 2007. L’Emilia-Romagna, rispetto al panorama italiano, presenta una percentuale inferiore di micro imprese (sotto i dieci addetti), ma soprattutto vede crescere costantemente, negli ultimi anni, la percentuale delle manifatturiere hi tech.
Sono alcuni dei dati del rapporto “La struttura produttiva dell’Emilia-Romagna”, nato dalla collaborazione tra Istat, Regione, Provincia e Comune di Modena. La pubblicazione propone un esempio dei possibili approfondimenti nell’utilizzo dei dati contenuti nell’Archivio statistico delle imprese attive, che l’Istat aggiorna ogni anno.
Quale sia l’importanza di avere questi dati, lo spiegano Giuseppina Felice, responsabile del servizio controllo strategico e statistica della Regione, e Manlio Calzaroni, direttore centrale registri statistici, dati amministrativi e statistiche dell’Istat.
Secondo i dati più recenti dell’archivio, relativi al 2007, in Emilia-Romagna ci sono circa 387 mila imprese, con 1 milione e 676 mila addetti impiegati, tra industria e servizi. Qui è attiva la quota fra le più alte del Paese di società di capitali, che rappresentano il 29,3% del totale.
Il 72% delle imprese attive in regione lavora nel terziario (ossia commercio, alberghi e altri servizi) occupando il 58% degli addetti. Il restante 28% è nell’industria e nelle costruzioni e impiega il 42% degli addetti.
La dimensione media delle imprese emiliano-romagnole è, come detto, superiore alla media italiana e in crescita. Come spiega Manlio Calzaroni.
Guardando oltralpe, la regione si colloca al tredicesimo posto su 266 regioni europee per tasso di occupazione manifatturiera, figurando tra quelle in cui il ruolo trainante dell’industria appare più evidente. Proprio in questo settore assume un peso crescente il comparto hi-tech. Ancora il dottor Calzaroni.
