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8 Maggio 2015 | Mostre

A Bologna la “resistenza illuminata” di Luigi Nono

Al Museo internazionale della Musica la storia di un musicista, compositore e intellettuale protagonista della cultura italiana del secondo dopoguerra

A cura di Carlo Tovoli

Cari ascoltatori,
se la scorsa settimana vi abbiamo condotto tra le note del glam rock di David Bowie oggi vi parliamo di un grande compositore, Luigi Nono. Una mostra al Museo internazionale della Musica di Bologna, aperta fino al 17 maggio, ne traccia una biografia attraverso l’ampia documentazione fotografica proveniente dall’Archivio Nono, fondato nel 1993 su iniziativa della moglie Nuria Schoenberg, figlia del grande compositore austriaco. Undici le sezioni e circa 200 fotografie originali forniscono una chiave d’accesso inedita alla vita del compositore. Sfogliamo un album che va dall’infanzia alla piena maturità, ripercorrendo le vicende musicali italiane e internazionali che si intrecciano alle relazioni del compositore con scrittori  comeGiuseppe  Ungaretti e Italo  Calvino,  con  personalità  della  politica  (Fidel  Castro,  Pietro Ingrao, Giorgio Napolitano), con esponenti del teatro (Peter Weiss, Heiner Müller) e dell’arte, tra cui Emilio Vedova, Alberto Burri, e Renato Guttuso.

Ma chi era Luigi Nono? Nasce a Venezia nel1924, inuna famiglia di stampo tradizionale e borghese ma ostile al fascismo che lo avvia fin da piccolo allo studio del pianoforte, passione di entrambi i genitori. Dopo una laurea in giurisprudenza, conseguita nel 1947, Nono decide di dedicarsi a tempo pieno alla musica e di farlo al di fuori di ogni istituzione scolastica o accademica, ma con l’aiuto e il sostegno di un “fanciullo prodigio”, il giovane compositore veneziano Bruno Maderna.

Fin dai primi anni Cinquanta Luigi Nono, che nel 1952 si iscrive al PCI, intende rivoluzionare la musica e farne un mezzo di lotta, politica e sociale, per arrivare a denunciare le ingiustizie e le assurdità del presente. “Sicuramente una partitura può causare una rivoluzione così poco come un quadro, una poesia o un libro; ma una musica può esattamente come un quadro, una poesia o un libro dare nota dello stato desolato della società”, così scriverà più tardi, nel 1969, dopo aver approfondito per anni lo studio delle esperienze politiche e culturali d’oltralpe, dalla rivoluzione sovietica a Weimar, dalle avanguardie storiche russe e tedesche alle sollecitazioni del pensiero filosofico di Jean Paul Sartre, senza mai dimenticare la “rivelazione” dell’insegnamento di Gramsci.

La musica non può essere sorda alle istanze di rinnovamento politico e di giustizia sociale. E così i testi per le opere vocali degli anni Cinquanta devono essere orientati verso temi impegnati tratti dall’attualità del presente o dell’immediato passato. Nasce uno dei suoi capolavori, Il canto Sospeso, del 1955, basato su lettere di condannati a morte della Resistenza europea. O Intolleranza 1960 , “azione scenica” – così la definì – che ha per protagonista un emigrante coinvolto in varie situazioni tipiche della moderna società capitalistica: sfruttamento degli operai, manifestazioni di piazza, arresto e tortura, episodi di violenza, immagini di fanatismo razziale.

L’impegno politico, i temi di conflittualità e denuncia sociale  diventano una costante per tutti gli anni Sessanta e Settanta. Nono considera profondamente inadeguati i luoghi tradizionale di produzione e diffusione musicale, così come le procedure esecutive classiche. Allora sono le fabbriche a divenire sale da concerto e radicale è la volontà di abbattere la consueta e antidemocratica separazione tra il pubblico e la scena, già sperimentata dalle avanguardie russe.
Nono non disdegna la sperimentazione anche con la musica elettronica e la musica underground. Apprezza Jimi Hendrix e alla fine degli anni Settanta lo troviamo tra il pubblico dello storicoconcerto diPatti Smith allo stadio di Bologna. Muore l’8 maggio 1990, nella sua casa natale a Venezia.
Un uomo, un artista che ha saputo affiancare per tutta la vita il concetto di impegno, inteso come imperativo morale, alla propria arte. E anche per questo la mostra è parte del programma di “Resistenza Illuminata 1945-2015”, evento promosso dall’ANPI e che andrà avanti per l’anno.

Un saluto da Bologna dal vostro Carlo Tovoli

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