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4 Luglio 2014 | Mostre

A Modena Michelangelo riletto dagli artisti di oggi

A 450 anni dalla morte, una mostra ripercorre l’influenza esercitata da Michelangelo sugli artisti contemporanei

A cura diCarlo Tovoli

Scultura, architettura, design e tutte le arte visive: non c’è artista che abbia maggiormente influenzato la scena culturale del Novecento di Michelangelo. Con usi e abusi delle sue opere, come si addice alle “icone” della storia dell’arte, ridotte spesso a oggetti kitsch o di consumo. Nelle bancarelle, come “trofei di viaggio”, o altrove, ed è sufficiente pensare alla recente rappresentazione del David armato di mitragliatrice di una discussa pubblicità americana.

A 450 anni dalla morte dell’artista, Modena e Firenze si alleano per dare vita ad un progetto che indaga sulla presenza di Michelangelo nella cultura visiva del XX secolo e oltre (si pensi che il David è stato scelto come simbolo dell’Expo 2015 e una sua copia aprirà il Padiglione Italia).

Ne parliamo con Marco Pierini, curatore della mostra insieme a Emanuela Ferretti e Pietro Ruschi.

Se a Casa Buonarroti a Firenze sono raccolte circa 70 opere  che vanno dagli inizi del Novecento agli anni Settanta, a Modena nella Palazzina dei Giardini si indaga sui risultati più recenti di questa influenza. Si tratta di circa 30 opere, alcune monumentali e di grandi dimensioni, di autori italiani e internazionali. La loro attenzione è incentrata esclusivamente sulla scultura e, in particolare, su alcune opere iconiche: la Pietà di San Pietro, il David, lo Schiavo morente, e il Mosè. 
In entrambe le sedi Michelangelo non è solo evocato. Con l’oggi si confrontano direttamente alcuni disegni originali dell’artista, sette a Firenze e due a Modena, una prima assoluta per la città emiliana che non ha opere michelangiolesche nelle proprie collezioni. Si tratta di uno “Studio di torso e gambe”, del 1525 circa, e di un foglio di “Studi per le tombe della Sagrestia Nuova” del 1520-21, entrambi provenienti da Casa Buonarroti.
Ma veniamo al percorso espositivo, di forte impatto visivo, che si apre con “Merciful Dream (Pietà V)” di Jan Fabre, realizzata in marmo bianco di Carrara, che riproduce la celeberrima Pietà del 1499 in scala 1:1. Presentata alla Biennale di  Venezia nel 2011, Fabre ne rivoluziona  l’iconografia,  trasformando il volto della Vergine in teschio e quello del Cristo sostituito dal ritratto dell’artista che tiene nella mano un cervello, sede del pensiero e dell’immaginazione. Sul corpo, simboli di metamorfosi, farfalle, scarabei, lombrichi e ragni. L’opera diviene così toccante meditazione sulla morte e rappresentazione quanto mai umana del dolore materno per la perdita “contro natura” di un figlio.

Anche l’artista sudafricano Kendell Geers riprende un celebre modello di Michelangelo, Il David, rispettandone le dimensioni, ma il suo è sì realizzato in un unico blocco ma di polistirolo, sul quale è stato applicato nastro da cantieri bianco e rosso. Qui il David diventa un feticcio del consumo di massa, un’ icona kitsch quasi “in pericolo” (ce lo ricorda il nastro protettivo che l’avvolge) di fronte ai tanti visitatori della Galleria dell’Accademia protagonisti di “Audience”, lo scatto di Thomas Struth appeso nella stessa stanza. Sudati, stanchi, forse annoiati, fermano la loro corsa davanti al capolavoro e lo fanno, talvolta, per adempiere a un rito più che per scelta consapevole.
“L’Esclave (d’après Michel-Ange),  di Yves Klein, realizzato nel 1962 nel suo ultimo anno di vita, è invece tratto da un modellino in gesso rivestito da resina sintetica unita al pigmento blu oltremare profondo, quell’ IKB-International Klein Blue che ha dato fama mondiale all’artista.  
Segue una stanza dedicata a Robert Mapplethorpe, con immagini che ritraggono celebri modelli del fotografo americano: Ajitto, Thomas e Lisa Lyon. La loro nudità scultorea e muscolosa rimanda esplicitamente alla fisicità dei corpi dipinti, scolpiti e disegnati dal Buonarroti, artista che Mapplethorpe prese a modello ideale per il suo lavoro. È pertanto assieme ai suoi scatti in bianco e nero che si è scelto di collocare il  torso virile a inchiostro di Michelangelo.

Una sezione infine è dedicata alla lettura dell’opera di Michelangelo attraverso la fotografia. Apre l’immagine della statua del Mosè a San Pietro in Vincoli, (Roma) di Ico Parisi, del1958; segue il gruppo di foto di Aurelio Amendola dedicato alla Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze. Amendola, grazie a un sapiente uso del bianco e nero,  coglie i dettagli delle anatomie (gli arti, le vene, la muscolatura) ed esalta le superfici marmoree. A fianco l’altro disegno di Michelangelo con gli Studi di monumenti tombali per la Sagrestia Nuova. La sezione si chiude con la “Pietà Rondanini” (2011) di Gabriele Basilico, immagine rara per il fotografo, dove la scultura, al centro dell’immagine, è immersa nell’ambiente in penombra, isolata da tutto il resto, quasi un’epifania.
In chiusura forse la parte più emozionante di tutta la  mostra. Abbiamo la possibilità di raccoglierci per 15 minuti di religioso silenzio davanti alle immagini dell’estremo capolavoro di Michelangelo Antonioni, il cortometraggio intitolato “Lo sguardo di Michelangelo” , del 2004, nel quale per la prima volta il regista si trova anche davanti alla macchina da presa. Annunciato dalla propria ombra, il novantaduenne regista entra in San Pietro in Vincoli e diviene protagonista di un dialogo muto, ma serrato, esclusivo e totalizzante con il Mosè. Lo sguardo di Michelangelo (Buonarroti) procede dagli occhi del Mosè, lo sguardo dell’altro Michelangelo (Antonioni) dalle lenti degli occhiali. Alla vista si aggiune il tatto quando le lunghe dita del regista sfiorano l’opera. E ci sentiamo quasi a disagio nel nostro tentativo di inserirci in qualche modo in questo dialogo in corso. C’è qualcosa di sovranaturale anche nello smaterializzarsi del corpo di Antonioni all’uscita dalla basilica: la luce, bianchissima, lo avvolge, come se tutto fosse accaduto fuori dal tempo e dallo spazio. 
La mostra di Modena, assolutamente da non perdere, si chiuderà il prossimo 19 ottobre. Altre informazioni sul sito www.galleriacivicamodena.it

Un saluto dal vostro inviato a Modena Carlo Tovoli

Info:
Modena
Palazzina dei Giardini
ingresso gratuito
orari: dal giovedì alla domenica dalle 19 alle 23.00;
dal 17 settembre al 19 ottobre 2014:
dal mercoledì al venerdì dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30;
sabato e domenica dalle 10.30 alle 19.30.
In occasione del Festivalfilosofia, venerdì 12 settembre apertura dalle 9.00 alle 23.00;  sabato 13 dalle 9.00 all’1.00, domenica 14 dalle 9.00 alle 21.00.
www.galleriacivicamodena.it

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