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17 Maggio 2016 | Archivio / Protagonisti

Ada Masotti: una perla di donna

La creatrice del più prezioso marchio italiano di intimo – seconda puntata

A cura di Vittorio Ferorelli. Lettura di Alessia Del Bianco

Care amiche e cari amici di RadioEmiliaRomagna, continuiamo ad ascoltare la storia di Ada Masotti e del celebre laboratorio di abbigliamento intimo che chiamò “La Perla”. Concludiamo la lettura del ritratto che la scrittrice Alba Piolanti le ha dedicato nel libro intitolato “Le donne che fecero l’impresa. Nessun pensiero è mai troppo grande”. Il volume, che raccoglie gli scritti di diverse autrici, è stato curato nel 2016 da Katia Brentani e Lorena Lusetti per le Edizioni del Loggione.

Infaticabile, attenta, questa ape regina vuole il meglio per il suo alveare. Lei sa che attraverso i suoi busti, e poi reggipetti, sottovesti, bustini, passa un universo di pensieri, fra le sfumature di colori si annidano desideri, il gioco di luci e ombre lancia messaggi di seduzione che rendono il corpo un’opera d’arte. Sono parole silenziose attraverso cui la donna afferma la propria identità. Servirebbero tessuti più elastici per aderire perfettamente al corpo, per stringere in certi punti e ammorbidire in altri? E l’Ada riveste di gomma i fili, usa tessuti differenti, conosce il mercato, e privilegia sempre lo stile, l’eleganza e la qualità senza dimenticare la tradizione. E fa di questo la sua bandiera, la sua Perla!
Ecco l’idea! La perla non è forse il gioiello più femminile per armonia, luce e preziosità delle forme? E come tale ogni capo del suo laboratorio viene consegnato chiuso in una valigetta foderata di rosso proprio come quella dei gioiellieri. Basta con quella carta velina! Le sue clienti meritano ben di meglio e le sue creazioni quanto di più prezioso possa esistere. Ma anche la sua azienda! Sì perché ora lei ha saputo trasformare il suo lavoro in impresa: La Perla. Il nome sarà un altro elemento distintivo dell’eleganza, del significato che l’Ada vuole raccontare con la sua corsetteria che rifiuta ogni volgarità e ignora le tendenze.
Sono anni meravigliosi: ricerca dei tessuti, creazione dei modelli, confezione dei capi, consegna alle clienti e poi… Bologna abbellita dal suo lavoro. Le vie e le piazze, ma anche gli interni dei palazzi, le abitazioni, le camere da letto, sono abitate dalle donne che indossano i suoi busti, le preziose camicie da notte, le sottovesti trasparenti: allacciano e slacciano, coprono e scoprono, liberano e suscitano desiderio, amano e sono amate.

Ma si sa, il tempo passa: contestazione giovanile, proteste, grandi cambiamenti nella mentalità e primi fra tutti i ragazzi e le ragazze inglesi urlano parole nuove, suonano musica d’avanguardia, creano arti strabilianti e in minigonna e Tshirt, manifestano la loro rabbia. E sono loro che da Londra portano in Italia novità anche nel campo della moda. Le grandi firme si rivolgono alle teenagers e una modella bambina, una certa Twiggy, fa impazzire le ragazzine con quel corpicino secco che sfiora l’anoressia, con quei costumini striminziti che scoprono anziché coprire.
E le magliette? Finora la maglia è stata un capo da nascondere al massimo sotto una giacca, e là invece diventa un pezzo forte dell’abbigliamento giovane. Le donne in particolare vengono apprezzate per i loro valori intellettuali e nascondono i loro corpi sotto lunghe gonne a fiori, masse informi di capelli colorati, predicano filosofie orientali al grido “mettete dei fiori nei vostri cannoni”.
Anche l’Ada cerca di adeguarsi, seppure a malincuore: nuove forme per l’intimo giovane, nuovi tessuti colorati, materiali facili da indossare e da usare. Anche questo può essere stile! È lo stile delle giovani. Nessuna più vuole pizzi e merletti, no ai ricami e nastri, cosa farsene di busti che costringono il corpo mentre tutto deve essere all’insegna della semplicità e della praticità?

«Vogliono i pantaloni? E noi glieli facciamo! Inventiamo nuovi capi per loro. Baby doll che possano indossare sia di giorno che di notte, canotte colorate da appoggiare sui seni freschi e acerbi, magliette corte per liberare quei ventri piatti e ossuti. Insomma: diamo loro quel che vogliono, creiamo nuove linee solo per loro».
Pur nei cambiamenti, la Perla mantiene lo stile e l’eleganza di sempre perché l’Ada a questo non può rinunciare, non può tradire la qualità, né le sue clienti, le bolognesi, che hanno indossato i suoi capi fin dall’inizio, li hanno amati, trattati come gioielli preziosi.
Ma il cammino delle donne giunge a uno snodo storico: via il cilicio, evviva la libertà del corpo! Il reggiseno bruciato nelle piazze esprime la spinta all’emancipazione, la voglia di liberarsi da vecchi schemi e urla la richiesta di nuovi diritti. Sono giovani donne che, spezzate le catene del perbenismo borghese, vogliono decidere la loro vita in maniera autonoma e responsabile. «Ma che ne sarà allora dei nostri gioielli? Perderemo il lavoro?! Nessuno più vorrà i nostri reggipetti, le sottovesti ricamate, il pizzo francese! Oddio! Queste cose non le capisco. Per me la donna è più bella vestita. È come l’uovo con o senza sale! E dove va a finire il mistero, quel profumo che l’intimo emana e che incuriosisce, che suscita il desiderio?».
È un trauma per chi, come l’Ada, ha cercato di scrivere un racconto attraverso un intreccio di fili, una ragnatela di arabeschi, fiori e volute. È crisi per lei. Le giovani vogliono capi semplici, facili da indossare, amano il loro corpo e vogliono mostrarlo perché è bello, fresco. Sono una generazione ben nutrita, che non ha dovuto subire ristrettezze di alcun genere, nate e cresciute nel benessere. Magre, con le gambe snelle e nervose, agili come gazzelle, animaletti da palestra, chiedono un abbigliamento che non nasconda ma che parli di loro e della loro bellezza per affermarsi nel mondo, occupare il posto che meritano.

L’Ada pensa, riflette, risolve, perché oltre che donna, è un’imprenditrice da sempre attenta alle richieste del mercato. «Potremo conservare la nostra linea classica e affiancarne altre più snelle, più moderne… senza però rinunciare al nostro stile». E con queste riflessioni l’Ada entra nel nuovo universo. Ampliare l’azienda, allestire una nuova sede, differenziare la produzione, aprirsi a nuovi mercati, offrire lavoro a tante altre donne e uomini. Confortati dalle nuove fibre elastiche, sarà sufficiente proporre alle giovani capi colorati, spiritosi, scherzosi, che interpretino la loro voglia di vivere e il desiderio di affermarsi nella società che sta cambiando.
E allora: body, reggipetto a balconcino, a triangolo, perizoma, slip sempre più ridotti, calze autoreggenti, una spallina sottile che occhieggia da una maglia, un sottogiacca scollato al punto giusto, e nuovi modelli più leggeri per un pubblico giovane, ma anche nuove fibre e telai sempre più sofisticati. E nuove linee che seguono l’evoluzione dei costumi per donne ma anche per uomini. Intimo che si fa abito, culotte che diventa calzoncini, in un dialogo continuo fra dentro e fuori, fra privato e pubblico, fra interiorità e immagine. E la Perla si fa simbolo di Bologna nel mondo.
E lo stile e l’eleganza di questa Perla di donna continueranno nel tempo a comunicare sempre nuove emozioni.

[testo tratto dal libro: “Le donne che fecero l’impresa. Nessun pensiero è mai troppo grande”, a cura di Katia Brentani e Lorena Lusetti, Modena, Edizioni del Loggione, 2016. Autrici: Fosca Andraghetti, Katia Brentani, Marta Casarini, Carla Cenacchi Bacchelli, Maria Genovese, Sabrina Leonelli, Lorena Lusetti, Sara Magnoli, Cristina Orlandi, Francesca Panzacchi, Alba Piolanti, Rosalba Scaglioni]

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