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23 Settembre 2014 | Archivio / Protagonisti

Andrea Segrè e la lotta allo spreco

Il professore bolognese è l’ideatore del Last Minute Market e di “Fico”, la “fabbrica italiana contadina”.

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

Cari ascoltatori, oggi vi parliamo di un protagonista della vita dei nostri giorni impegnato a risolvere problemi attuali, come lo spreco delle risorse alimentari in un mondo votato al consumo e in tempi di crisi economica.

Nato a Trieste nel 1961 ma bolognese d’adozione e di vita, Andrea Segrè è una delle principali intelligenze della nostra città. Si è laureato nel 1986 in Scienze Agrarie all’Università di Bologna, dove ha conseguito il dottorato in economia e politica agraria nel 1991. Ha svolto missioni sul campo nei Paesi dell’Europa centro-orientale e balcanica e nelle ex Repubbliche Sovietiche per conto del Ministero degli Affari Esteri e di diverse Organizzazioni internazionali governative sui modelli di consumo e i sistemi agroalimentari. Segrè è professore di Politica Agraria Internazionale e Comparata e direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’ Università di Bologna. La sua attività di ricerca scientifica ha riguardato in particolare il sistema degli aiuti pubblici allo sviluppo agricolo e alimentare nei paesi sviluppati e in via di sviluppo; i processi di transizione dal piano al mercato dei sistemi agricoli nei paesi ex socialisti; gli sprechi di risorse agricole e alimentari e il loro recupero a fini solidali. Quest’ultimo ambito di ricerca ha portato all’ideazione dei progetti Last Minute Market per il recupero dei prodotti alimentari e non alimentari invenduti nei supermercati: un progetto che ha fatto di Segrè il capofila in Italia nella lotta allo spreco.

Dal 2010 Segrè promuove le iniziative contro lo spreco patrocinate dal Parlamento Europeo. Nel 2011 la campagna “Un anno contro lo spreco” ha riguardato il tema delle risorse idriche, della loro accessibilità e degli sprechi. Il 2012 si è incentrato sulle risorse energetiche. Il 19 gennaio 2012 al Parlamento Europeo di Strasburgo è stata presentata la proposta di Risoluzione su “Come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’Unione Europea”. Il 29 agosto 2012, a Stoccolma, in occasione del Forum della Fao Andrea Segrè, unico italiano presente, ha sottoscritto con Jan Lundquist, Valentin Thurn e altri scienziati un appello contro lo spreco di cibo e acqua. Il 29 settembre 2012 a Trieste è stata presentata la carta SprecoZero, con la quale i comuni firmatari si impegnano ad attivare il decalogo di buone pratiche contro lo spreco alimentare che rende subito operative le indicazioni della Risoluzione del Parlamento europeo contro lo spreco. La carta è già stata sottoscritta da 175 comuni italiani, da Belluno a Napoli e dai Governatori del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.

Oltre che presidente del Last Minute Market e docente, Segrè è anche preside della Facoltà di Agraria, direttore scientifico di Est-Ovest, rivista interdisciplinare di studi sull’integrazione europea, e dal 2012 anche  presidente del Caab, il Centro AgroAlimentare di Bologna. In quest’ultima veste, Segrè ha immaginato un Caab «capace di interpretare le nuove tendenze che fanno dei mercati all’ingrosso dei formidabili motori economici». Con un occhio attento «ai nuovi stili di vita e modelli di consumo, in cui l’ortofrutta gioca un ruolo molto importante», Segrè ha ideato e progettato al Centro agroalimentare di Bologna un grande parco per la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane , chiamato “Fico”, acronimo di Fabbrica italiana contadina. Il progetto, sviluppato insieme con Eataly, punta a coinvolgere da 5 a 10 milioni annui di visitatori, un terzo dei quali stranieri, consacrando Bologna quale “capitale” italiana dell’alimentazione e del buon cibo.

Il progetto “Fico” è già stato presentato dal sindaco di Bologna Virginio Merola insieme con Andrea Segrè e il presidente di Eataly Oscar Farinetti. Si svilupperà su 80 mila metri quadrati che utilizzeranno strutture già esistenti con costi di cementificazione pari a zero, sostenibilità al 100 % grazie all’impianto fotovoltaico del Centro agroalimentare , e con la stima di un migliaio circa di nuovi posti di lavoro diretti e 5mila nuovi posti di lavoro nell’indotto. “E’ un’operazioni fantastica che si fa senza denaro pubblico” ha detto Segrè raccontando l’idea del parco tematico alimentare che si chiamerà Eataly World – Bologna, nata per tentare di dare un futuro ad un’area pubblica, il Caab, altrimenti destinata ad una lenta morte per consunzione dovuta al progressivo fallimento degli operatori del settore. Alla base della crisi del Caab vi è la scelta dei colossi della grande distribuzione di dotarsi di centrali proprie per lo stoccaggio degli alimenti, riducendo così l’importanza del mercato ortofrutticolo e del lavoro degli operatori.

Da un rilevante problema occupazionale è nata una grande opportunità: al professore bolognese va riconosciuto il merito di aver dato una risposta alla crisi dell’agricoltura,  e dell’ortofrutta in particolare, suggerendo di costruire a Bologna la più grande “fabbrica contadina” italiana con l’aiuto di Eataly, il marchio del cibo italiano di qualità noto in tutto il mondo.

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