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14 Gennaio 2011 | Archivio / Economia

Emilia-Romagna, nel 2010 il Pil cresce dell’1,5%

A cura di Cinzia Leoni

14 gennaio 2011

Nel 2010 l’Emilia-Romagna è cresciuta, e lo ha fatto a un ritmo superiore alla media nazionale, con il Pil in rialzo dell’1,5% rispetto al +1% fatto segnare dall’intero Paese. È quanto emerge dal Rapporto sull’economia regionale 2010 presentato nei giorni scorsi da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna, un dato che infonde fiducia pur in una situazione ancora difficile, con la crisi che continua a fare sentire i propri effetti, specialmente in termini occupazionali. Il commento dell’assessore regionale alle attività produttive Gian Carlo Muzzarelli.

Intervista a Gian Carlo Muzzarelli

La recessione dell’economia italiana è stata lunga. Non è stata, e non è, una crisi passeggera: è durata sette trimestri, dal secondo del 2008 sino al quarto 2009. Tecnicamente, la recessione è finita all’inizio del 2010, ma la ripresa è difficile.
Secondo il presidente di Unioncamere regionale, Andrea Zanlari “i segnali di ripresa, soprattutto delle esportazioni, lasciano intravedere una crescita contenuta per il 2011 che, secondo le previsioni, in Emilia-Romagna sarà comunque meno debole rispetto al resto del Paese. Per continuare ad essere una regione a forte vocazione manifatturiera e proseguire nel cammino di sviluppo che tiene insieme crescita economica e coesione sociale – secondo Zanlari – occorre che tutti gli attori continuino a remare nella stessa direzione con la capacità di leggere i problemi. Il Tavolo del Patto per attraversare la crisi, pilotato dalla Regione, a cui Unioncamere ha assicurato una convinta partecipazione, indica una strada da seguire. Competitività, sostenibilità, dignità del lavoro e appartenenza al territorio sono le parole chiave per declinare lo sviluppo degli anni a venire”.

Tornando ai dati: l’Emilia-Romagna si contraddistingue per una grande apertura ai mercati esteri: questa caratteristica è tra le cause che hanno portato la regione a risentire più acutamente della crisi, ma proprio questa peculiarità sta offrendo oggi maggiori opportunità di ripresa, grazie alla crescita del commercio internazionale: l’export emiliano-romagnolo è cresciuto infatti nei primi 9 mesi del 2010 del 14,7%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questo dato conferma la tendenza positiva avviata con l’inizio del 2010 e sensibilmente rafforzatasi nel corso del secondo trimestre, quando le esportazioni regionali hanno messo a segno un incremento del 19,3%, e ancora di più nel terzo trimestre in cui sono salite del 20,7%.

Da evidenziare anche l’accenno di ripresa degli investimenti fissi lordi, che registrano un segno positivo (+1,9%), dopo la forte flessione del 2009, e, in misura più contenuta si registra anche la lieve risalita dei consumi interni.

Sul versante dell’occupazione, anche il 2011 sarà un anno difficile, è prevista un’ulteriore erosione della base occupazionale (-0,4% atteso nel 2011). La regione presenta comunque dati occupazionali superiori alla media nazionale.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, nei primi dieci mesi del 2010 la Cassa integrazione guadagni è aumentata da 46 milioni di ore del 2009 a quasi 100 milioni di ore (soprattutto per il ricorso alla Cig in deroga). Le misure straordinarie previste dal “Patto per attraversare la crisi” hanno tuttavia consentito di conservare welfare e modello sociale, salvando oltre 60mila posti di lavoro e mantenendo saldo il legame tra imprese e lavoratori.

Aumentano le imprese intenzionate a investire: questo rappresenta un segnale di fiducia e di reazione alla crisi delle aziende emiliano-romagnole che ancora guardano al futuro. Gli investimenti dovrebbero aumentare del 2,1%, indice della reattività del sistema economico. Le imprese investono soprattutto in formazione del personale, innovazione e modernizzazione

La linea d’azione della Regione Emilia-Romagna  va in questa direzione, con i 10 Tecnopoli e i loro laboratori e il relativo investimento di oltre 240 milioni di euro, per garantire più collegamento tra l’insieme della ricerca universitaria, con la sfida dell’economia verde che già ora assicura lavoro ad oltre 230mila addetti, e 61 miliardi di euro di fatturato; con l’impegno nel passaggio “dai distretti produttivi ai distretti tecnologici”; con il progetto per rafforzare le reti di impresa e con il Fondo di Cogaranzia per dare credito a chi investe nel futuro.

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