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13 Settembre 2011 | Archivio / Protagonisti

Felice Orsini

I protagonisti emiliano-romagnoli del Risorgimento

A cura di Paola Fedriga e Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

13 settembre 2011

Lettera Testamento di Felice Orsini inviata a Napoleone III  pochi giorni prima della sua esecuzione

 “Le deposizioni che io ho fatto contro me stesso in questo processo politico istruito per l’attentato del 14 gennaio sono sufficienti per mandarmi alla morte, ed io la subirò senza chiedere grazia, sì perché io non mi umilierò mai dinnanzi a colui che ha ucciso la nascente libertà della mia sventurata patria, sì perché nella situazione in cui mi trovo la morte è per me un beneficio. Vicino al termine della mia carriera, voglio nulladimeno tentare un ultimo sforzo per venire in aiuto all’Italia, la cui indipendenza mi ha fatto fino al presente giorno sfidare tutti i pericoli e andare incontro a tutti i sacrifici. Essa è l’oggetto costante di tutti i miei affetti; ed è questo l’ultimo pensiero che voglio deporre nelle parole che indirizzo alla Maestà Vostra. Per mantenere l’equilibrio presente dell’Europa bisogna rendere l’Italia indipendente o spezzare le catene con le quali l’Austria la tiene in schiavitù. Chiedo forse che per la sua liberazione si sparga il sangue dei francesi? No. Io non arrivo a questo punto. L’Italia chiede solo che la Francia non intervenga contro, chiede che la Francia non permetta all’Alemagna di aiutare l’Austria nelle lotte che forse presto s’impegneranno. Questo dunque è precisamente quanto può fare, se vuole, la Maestà Vostra.
Da questa volontà dipendono la prosperità o la sventura della mia patria, la vita o la morte di una nazione alla quale l’Europa va in gran parte debitrice del suo incivilimento. Tale è la preghiera che io dalla mia prigione oso indirizzare alla Vostra Maestà, e non dispero che la mia debole voce sia intesa. Io scongiuro la Maestà Vostra che rendi alla mia patria l’indipendenza che i suoi figli hanno perduto nel 1849 per l’errore stesso dei francesi.
Si rammenti la Maestà Vostra che gl’italiani, in mezzo ai quali era mio padre, versarono con gioia il loro sangue per Napoleone il Grande dovunque a lui piacque condurli; si rammenti che essi gli restarono fedeli fino alla sua caduta; si rammenti che finché l’Italia non sarà indipendente, la tranquillità dell’Europa e quella della Maestà Vostra non sarà che un sogno. La Maestà Vostra non respinga la voce suprema di un patriota che è sulla via del supplizio; liberi la mia patria, e le benedizioni di venticinque milioni di cittadini lo seguiranno nella posterità”.

La bomba Orsini

“Tutti sapevano la storia di Orsini. Patriota italiano, si era recato in Inghilterra e si era fatto preparare sei bombe caricate con fulminato di mercurio. La sera del 14 gennaio 1858, mentre Napoleone III si recava a teatro, Orsini e due suoi compagni avevano lanciato tre bombe contro la carrozza dell’imperatore, ma con scarsi risultati:avevano ferito centocinquantasette persone, e otto ne erano morte,ma i sovrani erano rimasti incolumi. Prima di salire sul patibolo, Orsini aveva scritto all’imperatore una lettera strappalacrime, invitandolo a difendere l’unità d’Italia, e molti dicevano che questa lettera aveva avuto qualche influenza sulle successive decisioni di Napoleone III. “All’inizio le bombe avrei dovuto farle io , diceva Gaviali, e un gruppo di amici miei, che modestamente per gli esplosivi erano dei maghi. Poi Orsini non si è fidato. Si sa, gli stranieri sono sempre più bravi di noi, e si era incapricciato di un inglese, il quale a sua volta si era incapricciato del fulminato di mercurio. Il fulminato di Mercurio a Londra lo potevi acquistare in farmacia e serviva per fare i dagherrotipi, e qui in Francia ne impregnavano la carta delle “caramelle cinesi”, che svolgendola, bum, ecco una bella esplosione – sai che risate. E’ che una bomba con un esplosivo detonante ha poca efficacia se non esplode a contatto col bersaglio. Una bomba a polvere nera avrebbe prodotto grosse schegge metalliche, che avrebbero colpito nel raggio di dieci metri, mentre una bomba al fulminato si sbriciola subito e ti ammazza solo se sei lì dove cade. E allora, meglio una palla di pistola, che dove arriva arriva.”

 (in Umberto Eco, Il cimitero di Praga, Bompiani, Milano, 2010, pp. 206-207)

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