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17 Febbraio 2012 | Mostre

Incanti di terre lontane. Hayez, Fontanesi e la pittura italiana tra Otto e Novecento

A Reggio Emilia lo sguardo sull’Oriente di grandi pittori

A cura di Marina Leonardi

17 febbraio 2012

(…)
così
in fresco bagliore misteriosa
nell’aureo fumo, sbocciò
crescendo veloce
coi passi del sole
di mille tavole odorosa ora
a me l’Asia e tutto abbagliato
cercavo qualcosa che conoscessi poiché insolite
mi erano quelle larghe strade donde
dal Tmolo scende
il Pattolo adorno d’oro
 e il Tauro si erge e il Messogi
e quasi assonnato di fiori il giardino (…)

Cari ascoltatori ecco questo è l’Oriente di Patmos la bellissima poesia di Holderlin.
Perché all’inizio fu l’Oriente vicino, l’esotismo e la seduzione degli hammam e degli harem, le palme, i minareti ma anche i deserti popolati di beduini e cammelli, o i colori delle città del Magreb. Poi lo sguardo degli artisti migrò ancora più ad Oriente, verso quelle culture e quelle atmosfere dell’estremo oriente altrettanto esotiche e forse ancora più incantevoli.
Ed è su questo lontano Oriente, lo stesso che diviene popolare grazie ai romanzi d’avventura popolati da tigri o dal fumo conturbante dell’oppio, lo stesso che ammaliò tutta Europa grazie alle delicate armonie dei racconti e delle incisioni giapponesi, che si sofferma la grande mostra che Palazzo Magnani, a Reggio Emilia, promuove con il titolo Incanti di terre lontane. Hayez, Fontanesi e la pittura italiana tra otto e novecento.

I due protagonisti innanzitutto, Hayez e Fontanesi. L’Oriente del primo è quello vicino, mediterraneo, non direttamente vissuto ma sapientemente evocato. Quello del secondo, invece, reggiano di nascita, è l’Oriente estremo, o almeno un lembo di esso, il lontano Giappone, regno che lo ospitò a lungo, onorandolo, e che lui a sua volta volle onorare.
Intorno ai due, i molti altri che lungo gran parte di questo secolo, l’Ottocento appunto, hanno descritto gli incanti, le malie di terre ai più ignote e per questo ancora più affascinanti.
Un centinaio di opere degli Orientalisti italiani, con molte novità. A partire appunto dalla presenza, straordinaria di alcuni dei più importanti dipinti di Francesco Hayez.

L’attenzione dell’arte italiana per lo stile e le atmosfere naturalistiche estremo orientali era, sul finire del secolo, davvero notevole. Si innestava sulla “moda” del giapponismo che ha affascinato nel corso dell’Ottocento tutta Europa grazie in particolare alla diffusione delle raffinate stampe giapponesi ukiyo-e di artisti quali Utamaro, Hiroshige e Hokusai, che vengono avidamente collezionate da intellettuali, mercanti d’arte e, naturalmente, artisti.

Ma i contatti tra l’arte italiana con l’estremo oriente saranno nella seconda metà dell’Ottocento più articolati e profondi, grazie alla progressiva apertura commerciale e politica di questi paesi verso l’Occidente. Molti artisti italiani compirono viaggi di lavoro, chiamati dai governi locali a portare la loro arte in quelle “remote contrade” e ebbero modo di comprenderne a fondo la cultura, i valori coloristici e le atmosfere che restituiranno in modo intenso nei loro schizzi e dipinti, con una capacità di penetrazione e racconto molto lontane dall’approccio “in stile” che aveva caratterizzato la moda europea.

Incanti di terre lontane. Hayez, Fontanesi e la pittura italiana tra Otto e Novecento
Reggio Emilia, Palazzo Magnani, fino al 29 aprile
Corso Garibaldi, 31
I-42121 Reggio Emilia
Tel.: +39 (0522) 44 44 08
Fax.: +39 (0522) 44 44 36
Skype federica.franceschini1
f.franceschini@palazzomagnani.it
info@palazzomagnani.it
www.palazzomagnani.it

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