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8 Marzo 2011 | Mostre

Matthew Day Jackson

Al Mambo l’artista dalle tante morti

A cura di Piera Raimondi

8 marzo 2011

“Io sono la somma di tutte le mie esperienze. Sono una creatura dalla natura in continua crescita ed evoluzione. Non posso muovermi più veloce dell’atmosfera che mi circonda. L’atmosfera di cui parlo è la cultura. La cultura non è qualcosa di esterno. Noi la informiamo tanto quanto essa stessa ci informa, fino al nocciolo della nostra identità.”

Questa dichiarazione di poetica è di Matthew Day Jackson, uno dei maggiori esponenti della nuova scena artistica statunitense, in mostra a bologna fino al 1 maggio.

In search of…, questo il titolo dell’esposizione allestita al Mambo, offre un’esplorazione di mitologie personali e collettive attraverso una selezione di lavori creati da Jackson tra il 2006 e il 2010.

Filo conduttore della mostra è un video di Jackson (2010) basato su una popolare serie televisiva americana andata in onda dal 1976 al 1982, condotta da Leonard Nimoy (il celebre Spock di Star Trek), che in questo programma indagava misteri e fenomeni paranormali. Il video, diviso in tre parti scandite dall’inserimento di finti spot pubblicitari, unisce, con toni tra il solenne e l’ironico, pezzi di girato tratti da banche immagini o dall’archivio Getty, messinscene di interviste con intellettuali, scrittori e storici dell’arte. Le situazioni narrate nel video rimandano alle modalità in cui gli esseri umani partecipano alla cultura contemporanea e attraverso gli oggetti che li circondano definiscono se stessi: tematiche rintracciabili in tutti gli altri lavori in mostra al MAMbo.

Come ad esempio in The Tomb (2010), un’opera di grandi dimensioni ispirata alla quattrocentesca Tomba di Philippe Pot  esposta al Louvre di Parigi. I monaci incappucciati che nella versione originale portano l’effigie di Pot sono sostituiti da Jackson con astronauti ricavati da scarti di legno e plastica  compressi in un unico blocco e tagliati con un processo computerizzato. Gli astronauti trasportano sulle spalle una cassa d’acciaio e vetro contenente una struttura scheletrica basata sul corpo dell’artista.

E ancora In The Way We Were (2010), opera composta di sette forme craniche in titanio, piombo, rame, bronzo, alluminio, ferro e acciaio ritroviamo la ricerca delle origini dell’uomo, mentre in Me Dead at 35 (2009) e Me Dead at 36 (2010) – due stampe fotografiche di grandi dimensioni – ritorna, come accade in ogni mostra di Jackson, il tema della morte dell’artista. L’idea del trapasso è sempre presente come rinascita e palingenesi, come nel grande gruppo scultoreo The Tomb.

“Ogni opera – dice Jackson” è una registrazione di chi sono stato e la serie Me dead è una sorta di meditazione sula mia mortalità e sull’idea che andando avanti sarò costretto a lasciar andare qualcosa di me”. 

La serie continuerà fino alla morte dell’artista, culminando con una foto del suo cadavere.

La mostra, a cura di Gianfranco Maraniello, è corredata da un instant catalogue con un’intervista all’artista.

Matthew Day Jackson
a cura di Gianfranco Maraniello
Bologna, Mambo
fino al 1 maggio 2011

Orari
martedì, mercoledì e venerdì dalle 12.00 alle 18.00
giovedì dalle 12.00 alle 22.00 
sabato, domenica e festivi dalle 12.00 alle 20.00

chiuso il lunedì


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