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15 Settembre 2015 | Archivio / Protagonisti

Raimondo Montecuccoli

Il condottiero che veniva dai monti del Frignano

A cura di Vittorio Ferorelli

Care amiche e cari amici di RadioEmiliaRomagna, il protagonista di oggi è un generale del Seicento che seppe vincere con abilità le battaglie condotte sul terreno, ma anche quelle che si combattono sui fogli di carta da scrivere. A Raimondo Montecuccoli è intitolato il sito web promosso dal Gruppo di azione locale “Antico Frignano e Appennino Reggiano”, che alla storia di questo avventuroso personaggio ha dedicato una serie di audioguide scaricabili online. Ve ne proponiamo una, suggerendovi di guardarne anche la versione video: http://raimondomontecuccoli.galmodenareggio.it/raimondo_montecuccoli/audioguide/raimondo_montecuccoli_valoroso_condottiero_letterato_protago.aspx.

Il personaggio più famoso della famiglia Montecuccoli è certamente il generale Raimondo. Egli nacque nella rocca di Montecuccolo il 21 febbraio 1609 da Galeotto II, conte di Montecuccolo, Sassorosso e Burgone, e da Anna Bigi, damigella alla corte estense della duchessa Virginia de’ Medici.

Dopo un breve periodo trascorso a Montecuccolo, Raimondo seguì la famiglia a Brescello, dove Galeotto era stato nominato governatore. Rimasto orfano del padre, all’età di dieci anni fu accolto come paggio della corte del fratello del duca Cesare, il cardinale Alessandro d’Este, vescovo di Reggio, che prese a cuore la sua situazione e si preoccupò che il suo corso di studi proseguisse in modo regolare e rigoroso. Il breve periodo trascorso alla splendida corte del cardinale, che ebbe un peso rilevante nella preparazione culturale di Raimondo, si interruppe improvvisamente per la morte del prelato nel 1624.

Sconvolgendo i progetti della madre, che aveva sperato per lui in una carriera ecclesiastica o di nobiluomo alla corte estense, appena sedicenne Raimondo seguì il generale Rambaldo di Collalto e si arruolò nell’esercito dell’imperatore d’Austria. I cugini Ernesto e Girolamo, del ramo di Montese, già occupavano importanti cariche nello stesso esercito, ma ciò non costituì fonte di favoritismi per la sua fulgida carriera, che lo portò a salire rapidamente i gradi nell’esercito fino alla carica di Feldmaresciallo, per la quale furono invece determinanti le sue doti personali di determinazione, coraggio e valore.

Quando Raimondo giunse in Austria era in pieno svolgimento la guerra dei Trent’anni, che durò dal 1618 al 1648, la cui la posta in gioco era la supremazia sull’Europa. Il giovane soldato fu subito impegnato in battaglie durissime nelle quali dimostrò le sue qualità di soldato e la sua genialità di stratega militare. Nel 1639 venne fatto prigioniero dagli svedesi e rinchiuso nel castello di Stettino, dove rimarrà per tre anni. Raimondo approfittò dell’inattività forzata per attingere dalla ricca biblioteca del palazzo e dedicarsi allo studio delle battaglie, delle armi, delle macchine da guerra e dei sistemi difensivi delle fortezze. Il frutto di questo periodo furono il quaderno intitolato Delle Battaglie e il Trattato della Guerra.

Il talento di Raimondo non sfuggì alla corte imperiale che da quel momento lo tenne in grande considerazione. In questa fase Raimondo iniziò a viaggiare per l’Europa, incontrando le personalità più eminenti dell’epoca e, in qualità di diplomatico rappresentante dell’imperatore, si recò alla corte di Svezia presso la regina Cristina e a Londra, dove incontrò Lord Cromwell. Fu in questo periodo che Raimondo convolò a nozze con Margherita Dietrichstein, nobildonna di una famiglia molto influente alla corte imperiale.

La grandezza di Raimondo scaturisce dal vasto bagaglio di conoscenze acquisite nel tempo e da un complesso patrimonio di esperienze dirette accumulato nei momenti formativi della sua vita: la guerra dei Trent’anni, i viaggi nelle capitali europee e gli incontri con i personaggi più eminenti dell’epoca. Furono queste le occasioni che gli permisero di analizzare gli apparati degli stati più moderni, l’organizzazione degli eserciti, le strategie dei grandi condottieri accanto o contro i quali si trovò a combattere: Wallenstein, Tilly, il re di Svezia Gustavo Adolfo, i generali francesi Condè e Turenne. Con il tempo il suo pensiero andò via via affinandosi e portò all’elaborazione di idee nuove e riformatrici in campo militare e politico quali l’organizzazione logistica della guerra e la necessità di un esercito permanente.

In un’epoca di giganti che si contendevano la supremazia sull’Europa, il Montecuccoli si trovò dalla parte del gigante più debole: l’Impero asburgico. Diviso al suo interno, retto da un imperatore politicamente e militarmente debole, costretto a fronteggiare avversari forti quali la Francia di Richelieu, Mazzarino e di Luigi XIV, la Svezia del re Gustavo Adolfo e l’Impero Ottomano di nuovo presentatosi sulla scena europea.

Montecuccoli partecipò valorosamente a tutte le campagne militari d’Europa dal 1625 al 1675, ma su tutte le imprese brilla la strepitosa vittoria contro i Turchi ottenuta nel 1664 , sul fiume Raab, nell’attuale Ungheria, che impedì agli eserciti ottomani di penetrare nel cuore dell’impero. A questo seguì un periodo di tregua durante il quale si dedicò a studi scientifici e agli Aforismi dell’Arte Bellica, la sola opera nota in Italia nella famosa edizione curata da Ugo Foscolo. Secondo alcuni studiosi tuttavia il capolavoro strategico di Raimondo è un episodio della guerra contro la Francia di Luigi XIV nel 1675, di fronte al quale rimase ammirato successivamente lo stesso Napoleone. Sorprendente fu la manovra con cui Raimondo, dopo aver bloccato i rifornimenti dell’esercito nemico, riuscì scaltramente a ingannare il comandante francese Turenne, sfuggendo ai suoi tentativi di affrontarlo in campo aperto.
Turenne morì poco dopo sotto il tiro mirato dell’artiglieria imperiale. La guerra si protrasse ancora stancamente fino a concludersi lo stesso anno senza alcuna significativa vittoria dei due schieramenti belligeranti.Fu tuttavia un successo politico per gli imperiali, che erano riusciti se non altro a fermare i tentativi egemonici della Francia.

La fama di Raimondo è legata, oltre che alle vittorie sui campi di battaglia, ai suoi numerosi scritti che, per il linguaggio e lo stile, sono considerati molto significativi nel panorama letterario del Seicento. Uomo di vasta cultura e di grande esperienza, scrisse diversi trattati di arte militare, di cui molti andati perduti, che godettero subito di grande fama e furono tradotti in diverse lingue. Le sue teorie e idee riguardanti tecniche, manovre, progetti di fortificazioni furono recepite dai più moderni stati europei.

Gli ultimi anni della vita di Raimondo furono amareggiati dalle invidie e dalle malignità, dalla violenta opposizione di una parte della corte che non condivideva i metodi di condurre la guerra e osteggiava i suoi piani di riforma dell’esercito e dello stato. Arrivarono ad accusarlo di malversazione e di essersi arricchito in modo disonesto, ma Raimondo riuscì a difendersi provando la sua onestà.

Il Montecuccoli, da tempo malato e sofferente, morì a Linz il 16 ottobre 1680. Il funerale solenne si tenne nella capitale, secondo la volontà espressa da Raimondo, e il corpo fu tumulato accanto a quello della moglie Margarethe nella chiesa dei Nove Cori Angelici sempre a Vienna. Solo i visceri, dopo l’imbalsamazione della salma, furono tumulati nella chiesa dei Cappuccini di Linz. Alla morte di Raimondo l’imperatore Leopoldo seguì i suoi suggerimenti, avviando quelle riforme dello stato e dell’esercito che avrebbero portato l’Austria a diventare una grande potenza europea nel volgere di pochi decenni.

 

[in copertina: un particolare del modellino di Raimondo Montecuccoli realizzato da Piersergio Allevi e dipinto da Giorgio Taucer: http://allevi-piersergio.blogspot.it/]

 

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