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10 Febbraio 2009 | Archivio / Protagonisti

Un artista per San Luigi

Tra le glorie di Itu, in Brasile, il gesuita laico romagnolo Giovanni Maria Alberani

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

10 febbraio 2009

Tra gli emiliano-romagnoli che il destino ha portato a Itu, nelle terre dello Stato di San Paolo, c’è Giovanni Maria Alberani, curiosa figura di gesuita laico e artista.

Alberani vide la luce nel 1830 in Romagna, a Fusignano, paese in provincia di Ravenna noto, forse, solo ai patiti del calcio come luogo natale di Arrigo Sacchi, l’allenatore della Nazionale che nei mondiali del 1994 perse in finale proprio con il Brasile. Quella degli Alberani era una famiglia di religiosi (si annovera anche un vescovo) e di costruttori, artigiani e muratori. In questo clima di fervore spirituale e di etica del lavoro si compì la formazione di Giovanni, che dai parenti apprese le prime nozioni tecniche e artistiche. Entrò nella Compagnia di Gesù nel 1863, nel noviziato di Sant’Andrea del Quirinale.

Quando nel 1865 si trovò sul battello carico di castagne che lo portava in Brasile non per fame ma per spirito di missione, approfittò del lungo viaggio per decorare la cabina del comandante. Sbarcato nella città di Desterro (oggi Florianopolis) nello Stato di Santa Caterina, fu destinato al collegio São Luiz, che doveva essere inaugurato a Itu l’anno seguente. Alberani restò a Itu, dove emise i voti come fratello coadiutore, dall’ottobre 1866 fino alla morte sopraggiunta nel 1913. Si può dire che il Colégio São Luiz sia nato con lui e grazie a lui.

Alberani fece il disegno della nuova costruzione, si occupò della direzione dei lavori come della fabbricazione dei mattoni. Ma fu anche, con l’umiltà che lo caratterizzava, il primo cuoco, il primo magazziniere, il primo contabile e il primo maestro di disegno del collegio. E anche il primo tenore, grazie alla sua bella voce che primeggiava nel coro. Non solo: si intendeva di meccanica, tanto da costruire con le sue mani l’apparecchio Morse del gabinetto di fisica del collegio, un orologio solare regolabile secondo le diverse latitudini, che finì esposto in una mostra al Vaticano, e pezzo per pezzo l’orologio per la torre della chiesa del São Luiz, che continua a segnare le ore per la vicina caserma e l’intera popolazione, e l’orologio ancora  usato nel collegio San Luigi a San Paolo. E’ qui, in via Paulista, che continua l’esperienza del Colégio São Luiz di Itu, oggi appartenente all’esercito brasiliano che l’ha adibito a caserma del reggimento di artiglieria.

Come scultore, gli sono attribuite varie statue di San Luigi: una nel collegio di Desterro; un’altra, circondata da angeli, sta nella nicchia della torre del collegio di Itu, da cui oggi si entra nella caserma dell’Artiglieria; una terza è visibile nel collegio San Luigi di San Paolo, dopo essere stata collocata per molto tempo sull’altare maggiore della chiesa del collegio di Itu.  

Come pittore, ha dipinto l’altare maggiore dell’antica chiesa della Boa Morte, un affresco dell’Angelo Custode all’ingresso del vecchio refettorio degli studenti – oggi sala mensa della caserma -, il grande sipario e diversi scenari nel teatro del Collegio, dove architetture romane si stagliano sullo sfondo di un paesaggio tipicamente brasiliano. Quasi certamente suo è anche il quadro a olio conservato nel museo Padre Anchieta nel Pàtio do Colégio a San Paolo, raffigurante lo stesso Beato Anchieta, scrittore, che riceve l’ispirazione dalla Madonna.
Come architetto, infine, è autore del disegno dell’abside della chiesa del Sacro Cuore dei padri salesiani a San Paolo.

A ben vedere, Alberani rientra – anche se in tono minore – in quella folta schiera di artisti legati alla Compagnia del Gesù, che ha sempre vantato nei suoi ranghi vivaci intelligenze. Pensiamo, nel mondo della pittura, ai gesuiti laici Andrea Pozzo, autore degli affreschi barocchi nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma, Daniel Seghers, fiammingo, collaboratore di Rubens, o a Giovanni Poggeschi, amico di Giorgio Morandi a Bologna.

Il teologo Hans  Urs von Balthasar ha scritto che la comprensione della verità e del bene non è possibile senza la conoscenza della bellezza. Infatti, solo quest’ultima permette di andare oltre gli aspetti formalistici della verità, per attingere a una verità superiore, che emerge da profondità insondabili. Era sicuramente questo pensiero a guidare il percorso mistico di Alberani, quando scolpiva nel legno i suoi San Luigi, disegnava chiese o passava le sere a mettere insieme i pezzi dei suoi orologi, meccanismi meravigliosi che inglobano il vero mistero: il passaggio del tempo. Tutto questo da umile emigrante, che non si era formato sui libri di storia dell’arte ma in una famiglia di artigiani e muratori, nella lontana Romagna.

Oggi le opere di Giovanni Maria Alberani, riscoperte, fanno parte del patrimonio culturale di Itu, come quelle della modenese Lavinia Cereda che nel 1878 dipinse il soffitto della sacrestia nella chiesa della Madonna della Candelora, un tesoro dell’arte coloniale, mentre a Salto il museo cittadino ospita le testimonianze di Henrique Castellari, musicista, scultore e pittore 88enne: tre emiliano-romagnoli che hanno portato in Brasile la vivacità e l’intraprendenza della loro terra.

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