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8 Settembre 2009 | Archivio / Protagonisti

Un parmigiano al servizio del Cile

Giuseppe Rondizzoni Cànepa, un eroe d’altri tempi

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

8 settembre 2009

Viene dall’Emilia, cioè da una terra che ha dato molti eroi alla causa della libertà e dell’indipendenza dei popoli, il famoso – in Cile – patriota e generale Giuseppe Rondizzoni. Figlio di Giovan Battista Rondizzoni e di Rosa Canepa, una famiglia nobile di ottima fortuna e posizione sociale, il futuro eroe cileno nacque a Parma nel 1788. Vissuto nel periodo in cui la città emiliana era governata dalla dinastia dei Borbone, Giuseppe Rondizzoni, di credo liberale, nel 1807 si arruolò volontario nella Guardia Imperiale, il meglio dell’esercito napoleonico. Prese così parte ai più importanti combattimenti della Grande Armeé, conseguendo il grado di Capitano aiutante maggiore e la croce della Legion d’Onore. Ferito durante la battaglia di Murviedo nel 1808, nel 1812 prese parte alla campagna di Russia, nel 1813 a quella di Germania, nel 1814 fu presente sui campi di battaglia della Francia. In seguito all’abdicazione di Napoleone, Rondizzoni si ritirò in Alsazia, pronto però a partecipare alla campagna “dei cento giorni”. Caduto per sempre l’Impero napoleonico, in difesa del quale si era distinto per eroismo a Wagram, Dresda, Lipsia, Magdeburgo e nell’epilogo di Waterloo, l’ufficiale non rinunciò alla vita militare.

Rientrato in patria, fu ammesso nel Reggimento di Maria Luisa con il grado di cadetto. Ma fu esperienza breve. Nel 1816, stanco della monotona vita provinciale e disperando di ottenere nuovi onori militari nel suo Paese e in Europa, Rondizzoni rifiutò l’offerta di prestare servizio in favore dell’Austria. Rivolse così lo sguardo oltre Oceano, recandosi prima negli Stati Uniti e poi in America latina, che da qualche anno respirava il vento della libertà.

A Filadelfia, Rondizzoni conobbe il generale cileno Josè Miguel Carrera, che con Bernardo O’Higgins era stato uno degli eroi della “Vecchia Patria”, così come fu chiamato il Cile fra gli anni 1811 e 1814. Il Carrera, audace ed energico uomo d’armi al quale si deve la prima Costituzione cilena, aveva concluso nel 1811 la rivolta armata contro la Spagna in soli venti giorni, ma presto, entrato in contrasto con i suoi rivali politici, era stato costretto ad abbandonare il Paese.

Imbarcatosi alla volta di Buenos Aires nel dicembre 1816, Rondizzoni raggiunse in seguito Mendoza. Qui si aggregò alla gloriosa spedizione, capeggiata dai generali José de San Martin e Bernardo O’Higgins, che, attraversate le Ande, diede inizio alla riconquista del Cile. Dopo aver preso parte alla vittoriosa battaglia di Chacabuco del febbraio 1817, nel giugno seguente il Rondizzoni fu incorporato a tutti gli effetti nell’esercito del Cile. Nominato maggiore del secondo battaglione Fanteria, partecipò alle varie battaglie che contrapposero i cileni agli spagnoli del generale Osorio, fortemente deciso a riconquistare l’antico possedimento. In occasione della disfatta cilena a Cancha Rayada, nella notte del 19 marzo 1818, Rondizzoni seppe guadagnarsi l’ammirazione dei suoi compagni d’armi, al punto che lo stesso comandante Blanco, abbracciandolo gli disse: “Voi siete stato l’eroe di questa giornata”.
Ferito gravemente durante la stessa battaglia, l’italiano non ebbe modo di partecipare alla vittoria finale dei cileni sugli spagnoli, avvenuta a Maipù l’8 aprile dello stesso anno. Raggiunta l’indipendenza, Rondizzoni fu accolto in Santiago da eroe. Al suo valore rese omaggio uno dei più grandi artisti dell’epoca, il pittore José Gil de Castro, che nel 1819 gli dedicò un olio su tela che ancora oggi si ammira presso il Museo Historico Nacional di Santiago. Entrato in contrasto con O’Higgins, Rondizzoni abbandonò l’esercito dopo la condanna a morte dell’amico Carrera nel settembre 1821. Rientrato nel servizio attivo nel 1823, dopo l’abdicazione di Bernardo O’Higgins, scongiurò, nel 1824, nella piazza d’armi di Santiago, lo scoppio dell’ennesima rivoluzione conservatrice. Prese, quindi, parte alle varie campagne per la liberazione del Perù dagli spagnoli e in seguito fu capo di una divisione del corpo di spedizione che, al comando del generale Ramon Freire Serrano, liberò Chiloé nel gennaio 1826. Il Rondizzoni fu quindi coinvolto nello scontro che contrappose i costituzionalisti ai conservatori rivoluzionari di Joaquin Prieto. Dopo la battaglia di Lircay fu costretto all’esilio, ritirandosi dapprima il Perù e dopo a San Salvador.

Fece ritorno in Cile solo nel 1839, circa dieci anni dopo. Nel 1842, sotto la presidenza di Manuel Bulnes, Rondizzoni fu nominato Governatore del porto di Costitución, promosso generale di brigata l’anno seguente, mentre nel 1849 fu eletto Governatore di Talcahuano. In seguito fu Prefetto, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito nel 1851 e Intendente di varie province e persino Ministro di Stato. Collocato a riposo nel 1861, l’ormai anziano generale cileno si ritirò a vita privata in Valparaíso, la città più italiana del Cile. Ripresa, nel 1865, la guerra contro la Spagna, l’eroico generale offrì ancora una volta la sua opera, volendo seguire il figlio Francisco tenente dell’Armada imbarcato sulla corvetta “Esmeralda”. Ma la morte arrivò il 23 marzo 1866: l’anno in cui l’amata e lontana Italia affrontava la terza guerra d’indipendenza per la conquista del Veneto.

Il generale Rondizzoni rivive ancora oggi nel ricordo della sua patria adottiva, che gli ha dedicato vie, piazze e monumenti e persino un’opera fortificata del porto di Talcahuano. Molti anni dopo la sua morte, la Società Scientifica Cilena donò al Comune di Parma, quasi a volerlo ringraziare per aver offerto al Cile uno dei suoi eroi più puri, un busto in bronzo che lo raffigura. Ma non è questa la sola opera che lo ricorda a Parma, poiché nel Museo Glauco Lombardi, di via Garibaldi 15, è esposto, nella Sala Toschi, un olio su tela di autore anonimo, nel quale il Rondizzoni è raffigurato con la fiammante uniforme dell’esercito del Cile.

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