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27 Maggio 2014 | Archivio / Protagonisti

Un riminese a Parigi

Gruau. Disegnare l’eleganza

A cura di Valeria Cicala. Lettura di Fulvio Redeghieri.

La Biennale del disegno in corso a Rimini ha ridestato, o meglio, rinnovato l’attenzione su uno dei più straordinari disegnatori di moda italiani. E non lasciatevi trarre in inganno dal suo nome d’arte: René Gruau. Si chiamava Renato Zavagli Ricciardelli delle Caminate, nacque a Rimini sulla collina di Covignano, figlio del conte Alessandro e di Maria Gruau. Dalla mamma francese prese il nome per la sua carriera artistica quando, incoraggiato dalla stessa, si trasferì a Parigi, agli inizi degli anni trenta. Lo attendeva una carriera folgorante nell’ambito della moda e della pubblicità, e fu proprio guardando le riviste di moda di sua madre: “Vogue”, “La vie parisienne”, che ebbe la prima consapevolezza della sua passione per il disegno e per ben precisi ambiti quali la moda e la pubblicità.

Rimini gli ha dedicato una sezione del museo della Città con il lascito delle opere che l’artista le aveva fatto: manifesti, disegni, riviste di moda. Questi spazi sono stati ora rinnovati. Sono stati realizzati incontri e mostre nella cifra di questo eminente Concittadino. Recente è il cortometraggio, visibile al museo, e assai ben fatto, del regista e documentarista Adolfo Conti che tratteggia l’esistenza di Gruau proponendo non solo le sue creazioni, ma anche testimonianze di persone che hanno lavorato con lui, spezzoni di interviste all’artista. Il documentario ricostruisce le diverse atmosfere culturali e sociali che egli attraversò.

Come descrivere Gruau? Un’eleganza di tratto, emozionante ed essenziale, amalgamata all’uso del colore, forte, pulito. I colori più frequenti sono nero, rosso, bianco, come per la femme au bandeau, la donna bendata per un rossetto Rouge Baiser, un messaggio di femminilità intramontabile.

Le immagini di Gruau creano racconti, ammaliano e lasciano che la fantasia e la suggestione prendano respiro. La sua longevità artistica è stata eccezionale e capace di rinnovarsi e crearsi nuovi spazi. È indubbio che i disegni per le case di moda, una per tutte la maison Dior della quale fu matita inconfondibile, ma aggiungiamo almeno Yves Saint-Laurent, Chanel, Balenciaga, sono di un’armonia impalpabile e luminosa; vengono in mente i passi di danza di Fred Astaire per restare nella temperie del suo debutto; come pure un film dei primi anni cinquanta “Cenerentola a Parigi” sempre con quell’attore e con una incantevole giovanissima Audrey Hepburn, modella per caso.

La sua eleganza sospesa si è incontrata offrendo straordinari esiti con la creatività onirica e pastosa del grande amico Fellini e i risultati sono stati memorabili: l’affiche de La dolce vita e alcuni dei costumi per quella pellicola.

Ma la genialità di Gruau si esprime particolarmente nel momento nel quale l’avvento della fotografia nell’universo della moda soppianta i disegni. In quel frangente il nostro percepisce come la pubblicità, grazie alla sensibilità della sua matita, all’unicità del suo segno, può essere ancora di più il campo di azione del suo talento.

Nascono così i disegni per la pubblicità dei profumi “Eau Sauvage” e “Diorella”.  Lavora per Elizabeth Arden e per i guanti Perrin, per i cappelli Montezin, per le case produttrici di cosmetici (Pajor, Rouge-Baiser), di tessuti (Dormeuil, Rodier, Fred), di biancheria (Scandale, Léjaby). I suoi manifesti sono sempre più richiesti. Anche l’Italia ne cerca la collaborazione e sono grandi aziende a richiedere il suo inconfondibile tratto per i loro prodotti: ricordate le affiches per la Martini, per il marchio Ortalion (impermeabili, ombrelli e calze), o quelle per i tessuti Bemberg? Ma la sua firma si lega anche alle campagne pubblicitarie delle Maserati, delle camicie Pancaldi. Indubbiamente di grande soddisfazione fu per lui realizzare il manifesto per il 150° anniversario dei Bagni di Rimini.

Nel 1999 l’aristocratico riminese ha avuto il privilegio di inaugurare con una propria mostra il Museo della Pubblicità di Parigi, davvero un riconoscimento che esprime un incondizionato apprezzamento per il suo lavoro! E ancora Parigi gli ha tributato un’esposizione nel 2003 all’Istituto italiano di cultura.

La sua creatività, le figure che ha proposto parlano di sogni, di eleganza, di narrazioni lontane dalla realtà, fiabe di una contemporaneità ormai lontana. L’esposizione delle sue opere nel museo di Rimini è contigua alla sala che accoglie “Il libro dei sogni” di Federico Fellini. Un immaginario diverso, ma pur sempre onirico, comunque sospeso tra un tratto di Adriatico e il mondo.

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