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13 Giugno 2009 | Paesaggio dell'anima

Mille miglia

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

13 giugno 2009

Le musiche di questa puntata: Andrea Vanzo, Lucio Dalla, Luciano Pavarotti, Modena City Ramblers.   

Musica. Andrea Vanzo: Improvvisazione a vapore.

“Improvvisazione a vapore” s’intitola il brano con cui apriamo la puntata di oggi. L’ha scritto il giovane compositore bolognese Andrea Vanzo, autore anche delle musiche della compagnia teatrale “Instabili Vaganti”. C’erano ancora i treni a vapore, in Italia, quando gli emiliani cominciavano a smanettare intorno alle automobili. Pare che il primo rombo di motore si sia sentito nel 1901, grazie a un giovanotto cresciuto a Milano, Ettore Bugatti, che proveniva da una famiglia di artisti e creativi (il padre inventò la bici da corsa), ma che si destreggiava bene anche tra viti e bulloni. Fu lui, in una tenuta ferrarese, a realizzare il primo prototipo a quattro ruote: un quattro cilindri e dodici cavalli che raggiungeva la velocità di 60 km all’ora. Fu così che la nostra terra restò fecondata dallo spirito dei motori. Nel 1919 Enzo Ferrari esordì in gara nella corsa in salita Parma – Poggio di Berceto. La storia, poi, la conosciamo.
Fu lo stesso Ferrari a definire la Mille Miglia “la corsa più bella del mondo”. A celebrarla con una canzone meravigliosa, che si avvale dei testi del poeta bolognese Roberto Roversi, è Lucio Dalla. Il brano, del 1976, racconta la mitica Mille Miglia del 1947, che attraversa un’Italia ancora tutta contadina, appena uscita dalla guerra. “Sbattevano gli alberi / mentre la corsa passava / l’Italia aveva il cuore divorato / quando i campioni per i rettifili / erano un baleno e si vedevano appena…“.

Musica. Lucio Dalla. Mille Miglia.

La prima Mille Miglia si corse il 26 e il 27 marzo 1927. Da Brescia a Roma e ritorno, a una media di 77 km orari, che per i tempi voleva dire andare più veloci di un treno direttissimo. “L’automobile – scriveva il Corriere della Sera – è passata per le strade di mezza Italia come un dominatore di tempo e di spazio. Il successo del mezzo meccanico appare dunque grandioso, come appare bellissima la vittoria conquistata dagli uomini che hanno saputo audacemente condurlo”. Tra questi uomini – siamo in pieno futurismo – l’eroe principale è Tazio Nuvolari. Come sempre accade con i miti, storia e leggenda si confondono. Si racconta che Nuvolari vinse la corsa del 1930 superando Varzi durante la notte a fari spenti, per non dargli modo di reagire. Guidava al buio, seguendo le luci di coda della macchina di Varzi. E’ ancora Lucio Dalla, nell’album Automobili concepito con Roberto Roversi, a tratteggiare in un brano anch’esso leggendario il “mantovano volante”, nel quale evidentemente si rispecchiava: Nuvolari è “basso di statura”, “al di sotto del normale”, “ha cinquanta chili d’ossa”. Ma dalla sua parte ha il destino, così che, quando la sua monoposto esce di strada, in un inferno di “acqua, grandine e vento”, lui “rinasce come rinasce il ramarro”.

Musica. Lucio Dalla: Nuvolari.  

Nuvolari e Enzo Ferrari si incontrarono quando quest’ultimo era ancora un pilota. Ferrari raccontava che Nuvolari faceva sbandare apposta l’auto in curva per affrontare poi il rettilineo in piena accelerazione e schizzare, così, più veloce di tutti. Tanto veloce che nel 1935 con la sua Alfa Romeo vinse sul difficile circuito del Nürburgring il Premio di Germania facendo arrabbiare i gerarchi nazisti che si aspettavano l’affermazione di un’auto tedesca. Ma Nuvolari era così sicuro di vincere che si era portato con sé una bandiera italiana nuova fiammante. E i tedeschi non pensavano di perdere, tanto che, quando la bandiera fu issata sul pennone per la premiazione, mancava il disco dell’inno d’Italia (che allora era la Marcia Reale), sostituito per l’occasione da “O sole mio”, di cui ci arriva un eco in sottofondo, nella celebre interpretazione di Luciano Pavarotti.   

Musica. Luciano Pavarotti: O sole mio.

Molti sono gli aneddoti sulla Mille Miglia. Della corsa del 1950, vinta dal conte Giannino Marzotto a bordo di una Ferrari, si dice che il pilota sia arrivato al traguardo elegantissimo in doppiopetto. E fu Enzo Ferrari a raccontare la sfortunata partecipazione di Nuvolari alla corsa del 1948, alla guida della Ferrari. In testa nel tratto Forlì-Roma guidando spericolatamente a una media di 125 km l’ora, Nuvolari subì prima la perdita del parafango anteriore, poi la rottura del cofano motore che, non rimanendo chiuso, fu tolto a Roma. A Livorno, un danno alla balestra gli scardinò il seggiolino del secondo pilota. Nonostante tutti questi guai, a Bologna Nuvolari era ancora primo. A Modena, Enzo Ferrari lo supplicò di fermarsi per la pericolosità della vettura. Mandò anche – si dice – un prete a fermarlo in mezzo alla strada. Solo a Reggio Emilia, quando cedette anche il perno della sospensione, Nuvolari fu costretto al ritiro.
Queste sono le nostre strade, quelle alle quali sempre si ritorna, come cantano i Modena City Ramblers nel pezzo del 1999 che vi facciamo ascoltare. E’ l’eterna pianura, piatta sull’orizzonte. “Ancora pioppi e bici / E nubi bianche su queste pianure”. Arrivederci alla prossima puntata.

Musica. Modena City Ramblers: L’uomo delle pianure.

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