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4 Aprile 2015 | Paesaggio dell'anima

Bologna, le case dei musicisti

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

Giovan Battista Martini: Toccata in re maggiore per tromba e organo (alla tromba Giuseppe Galante).

Cari ascoltatori, chiusa la parentesi della musica popolare, restiamo sempre a Bologna e torniamo sui luoghi della musica in questa città. Abbiamo iniziato il nostro percorso di oggi con Giovan Battista Martini, una delle più autorevoli figure del Settecento musicale e insegnante anche di Mozart, di cui si conserva la casa natale al numero 57 di via Pietralata. A poca distanza, in via San Felice 24 c’è ancora il palazzo del Conte Pallavicini, dove il quattordicenne Mozart si esibì in una serata di gala il 26 marzo 1770. Se siete curiosi, cari amici, potete recarvi all’Archivio di Stato per leggere, nel Fondo Pallavicini, il biglietto con il quale tutta la Bologna che contava era stata invitata alla festa. C’è anche il rendiconto per gli acquisti di cioccolatte, neve refrigerante, limoni, cristalli e candele.
Il brano che ascoltiamo ora è di Stanislao Mattei, allievo di padre Giovan Battista Martini e suo successore alla guida della Cappella musicale di San Francesco. Mattei, come Martini, era un francescano e dovette lasciare il suo ruolo all’arrivo a Bologna dei francesi, che nel 1797 chiusero le corporazioni religiose.

Stanislao Mattei: Largo.

 Cacciato da San Francesco, frate Mattei andò ad abitare con la madre in una casa di via Nosadella, come si legge nella lapide posta sulla parete esterna del civico 38. Fu lui a salvare la preziosa biblioteca del suo maestro, donata nel 1816 al Liceo musicale di cui Mattei fu uno dei fondatori. Il più brillante dei suoi allievi del liceo fu Gaetano Donizetti, che durante i suoi studi a Bologna dal 1815 al 1817 abitò in via Pepoli al numero 1, come ricorda la targa sulla casa. Di Donizetti ascoltiamo un’aria dalla “Lucia di Lammermoor” interpretata dalla voce magnifica (non troviamo altre parole) di Maria Callas. Si tratta della celebre cavatina “Regnava nel silenzio”. L’opera debuttò al Teatro San Carlo di Napoli e parla della follia, presente in molti lavori di Donizetti e anche nella sua stessa vita, conclusa in stato di demenza a 51 anni a Bergamo, sua città natale.

 Gaetano Donizetti: Lucia di Lammermoor. Atto I. Scena II. Regnava nel silenzio alta la notte e bruna.  

 Merita di essere letta anche l’altra targa che troviamo qualche metro più in là sulla stessa facciata della casa in cui abitò Donizetti: ci informa che si tratta della casa natale, nel 1522, del grande scienziato naturalista Ulisse Aldrovandi, uno dei più sommi ingegni del Cinquecento. Ma torniamo alla musica. A pochi passi dal Teatro Comunale, in via Zamboni 59, visse il napoletano Giuseppe Martucci negli anni in cui fu il direttore del Liceo musicale di Bologna, dal 1886 al 1902. La targa sulla sua abitazione lo descrive come “pioniere del risveglio sinfonico in Italia, animatore della vita musicale a Bologna”. Nella nostra città Martucci diresse la prima italiana del “Tristano e Isotta” di Wagner. Fu un eccellente pianista; come compositore, invece, non raggiunse la popolarità che avrebbe forse meritato. Ascoltiamolo.

 Giuseppe Martucci: Piano Trio op. 59. III. Andante (Giovane Quartetto Italiano; al piano Mario Borciani).

 L’ultima casa che andiamo a visitare oggi si trova al numero 8 di via Guido Reni, ed è quella in cui nacque, il 9 luglio 1879, uno dei più geniali musicisti del Novecento italiano, Ottorino Respighi. Un grande innovatore, Respighi, cresciuto in un ambiente di musicisti, con studi di pianoforte, violino e composizione al Liceo musicale, dove fu allievo di Giuseppe Martucci. Dopo il successo di una sua opera al Teatro Comunale, fu ammesso nella prestigiosa Accademia Filarmonica. Ma Bologna gli stava stretta e nel 1913 se ne andò a studiare a Berlino da Max Bruch e a Pietroburgo da Rimskij-Korsakov. Tornato in Italia, Respighi vinse la cattedra di composizione al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Si trasferì nella capitale, le cui bellezze gli ispirarono le sue pagine più famose, come i poemi sinfonici “Fontane di Roma” e “Pini di Roma”. Della sua Bologna però non si dimenticò mai. E’ nel cimitero della Certosa che le sue spoglie riposano, e nel Museo della Musica che sono conservati i suoi manoscritti e gli abbozzi dei “Pini di Roma”. Anche il pianoforte con cui compose le “Fontane” e i “Pini” si trova a Bologna, donato nel 1956 dalle nipoti all’Accademia Filarmonica.

Ottorino Respighi: Fontane di Roma. P 115. IV. La fontana di Villa Medici al tramonto.

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