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30 Giugno 2016 | Racconti d'autore

Per impervi sentieri

Poesie di Roberto Roversi tratte dall’audiolibro omonimo (Bologna, Bohumil edizioni, 2008)

A cura di Vittorio Ferorelli, con la collaborazione di Maria Gervasio. Lettura di Roberto Roversi

Alla poesia di Roberto Roversi, il maestro di passione e di rigore che ci ha lasciati nel 2012, RadioEmiliaRomagna ha più volte dedicato spazio, dando atto della sua lunga lotta al potere che annichilisce, condotta con l’arma della parola. Ora, grazie alle persone che animano da un decennio la casa editrice Bohumil, cresciuta intorno alla pianta robusta della Libreria “Palmaverde”, possiamo offrirvi un documento prezioso: la voce stessa del poeta che legge alcuni dei suoi versi.
Dove non ci sono la trascrizione dei testi letti e le indicazioni sulla loro provenienza, si intende che i componimenti sono apparsi su fogli volanti e in pubblicazioni autoprodotte, com’era nello stile di Roversi, che preferiva diffondere la sua poesia attraverso canali diretti.

La violenza di settecento pecore

Il legno è suscettibile, il legno è sensibile.
Il legno piange.
Il legno chiama la foresta. (Via Telex?).
Chiama l’ultimo luogo che ha perduto.
Il legno ascolta le voci. È affondato nell’argilla.

Affondato nell’argilla è anche l’uomo che
vede intravvede lungo i tralicci l’ombra del
legno chiusa dentro a un pugno verde.
Sotto, le pecore. Con indifferenza. Le pecore.
La violenza di settecento pecore che masticano la coda
del sole caduto per terra, arroventato, non si può immaginare.

Poi c’è il vento in ginocchio.
Che cerca oro fra la torba.
Il vento fischia sperando di essere ascoltato.
Il vento grida.
Un vento sulla periferia con gli occhi di ferro.
Un vento lontano ferito alla mano. Un vento strano.

Parlo di sole di alberi di vento parlo di mare con
le sue ondate parlo di gerani parlo di rose
parlo parlo parlo parlo parlo
perché l’uomo massacrato dorme lì fra sole
mare vento aria acqua e un albero di mele
è sdraiato in un profumo di lillà
e grida senza voce
il cielo riceve fra le mani la sua ombra.

Cosa ti posso dire?
Che tutto può cambiare anche in un solo giorno.
Che cambia colore l’acqua colpita da un aereo
spaccatosi in volo.
Che mi sono accorto che la vita passava.
Cosa ti posso dire?
Una mano insanguinata può toccare le rose.
Quando tutto finisce la speranza comincia.

[dal volume: 23 poeti per il Nicaragua, Mestre (Venezia), Gruppo “Amici di Mani Tese”, 1987]

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da Il sogno di Costantino

Se vai per l’autostrada del sole
sotto la galleria della Citerna
al rio del bue morto (dove vuole
una leggenda popolare)
lungo la galleria della Citerna
le vene gonfie di radici
esplodono in amare gocce, se vai per ritornare
accade che… se vanno
altri ancora accade, per partire,
che la strada percorsa, asfalto aiuole,
sia breve per una gioia, che il rimorso
della felicità che per morire
anche solo in un attimo è vicina
incomba, e si svena il gran verde alla collina,
[…]

da Una terra

La rocca incombe ancora a precipizio.
Un tempo sulle alture
i noci strisciavano a terra
foglie di quattrocento anni, eppure
adesso il silenzio è una favola
per i vecchi che muoiono nel sole.
Le case all’ombra delle tamerici,
fra le siepi, case di girovaghi
e pescatori, pittate di bianco
(formaggio fresco su una foglia
di fico) sono cadute;
scompare adagio la gente
che non trema alle nevi dell’inverno.
Crescono giovani aspri, amare mandorle
in un tempo d’inferno, di lampi
e sorprese telluriche nell’aria
grigia che illividisce ogni città;
il sangue arde dentro i cuori straziati
dall’unghia del mostro che si torce.
Ma quale mondo apparirà
dopo la pena necessaria!
[…]

[dal volume Dopo Campoformio, Torino, Einaudi, 1965]

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Cerco la parola, le parole

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Uomo cieco

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La barca in silenzio

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Brano corrente

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