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13 Novembre 2014 | Racconti d'autore

Come le nuvole sopra Berlino

Testo tratto dal romanzo omonimo di Dario De Serri (Pasturana, Puntoacapo Editrice, 2014).

A cura di Vittorio Ferorelli. Lettura di Alessia Del Bianco

Nato a Ferrara ma adottato da Berlino, dove vive dal 2008, Dario De Serri ha ambientato il suo primo romanzo nella capitale tedesca, che per lui rimane la “città ideale per il genere umano”.

Le strade di Kreuzberg tra la Mehringdamm e Tempelhof, il vecchio aeroporto, nel pomeriggio tardo si vestono d’una calma placida. Alla fine di una giornata intensa, quando la luce confonde con la sera e i lampioni in stile liberty iniziano il proprio mestiere, un’aria serena vi passeggia. A Chamissoplatz, come un’immensa lanterna di neri spioventi, la Wasserturm traspare dai platani col folto fogliame smeraldo, accendendosi sul fondo azzurrissimo del cielo d’un arancio sfumato. È il 21 di marzo.

– Oooh andiamo! Ma che dici!!! Serena è una donna frivola, trovo… troooppo frivola! Non mi fiderei mai di lei! E sono convinta che tradisca Plato aaabitualmente!
Le parole di Albertine schioccano come una sferzata secca sull’asfalto. Sfilacciano l’aria, fugano le lunghe ombre al tramonto di una romantica passeggiata berlinese. Stupisce anche Fridolin, che pure conosce le rigide convinzioni della compagna. Le prime finestre si illuminano dalle facciate dei palazzi alti, il viavai di persone si affolla all’entrata dei supermercati sulla Bergmannstraße.
Schönen Feierabend Herr Doktor! – saluta un passante, paziente abituale del laboratorio medico di Fridolin.
– Buona Serata a lei Herr Schnitzler!…– risponde alzando il tono di voce Fridolin, con espressione gentile. – Sei molto dura… Che ti fa pensare che ciò che vedi corrisponda al vero? È bella e diretta, senza dubbio non ha timidezze particolari, ma ci conosciamo da tempo, io credo che lei lo ami! È questo che importa… Considera oltretutto che è straniera. Gli italiani hanno un comportamento diverso da noi. Sono più diretti, mostrano i sentimenti in modo molto aperto e il contatto o i gesti hanno un loro significato differente dal nostro, lo sai. E che noi possiamo mal interpretare. A me è simpatica, c’è qualcosa di speciale in lei.
– Già immagino cosa! Ha dei begl’ooocchi no!? –sorride con malizia – Tutti uguali voi uomini! Bastano le belle forme, degli occhioni ammiccanti e sono tutte «simpatiche»! E poi Plato non è come lei. È pure lui molto amichevole ed estroverso, come gli italiani in genere sanno essere, ma sembra una persona che si accontenta di ciò che ha… Non sono così stupida, non mi riferivo a differenze culturali… – riflette un attimo in un sospiro, sollevando leggermente le spalle – … è un uomo affascinante, anche se non particolarmente bello. Ha quel non so che di dolcezza e sempre una buona parola, un sorriso, una piccola attenzione nei confronti di ognuno. Con un modo di parlare e di muoversi che lo rende attraente! È sensibile e stravede per lei! Non la tradisce proprio uno così!
– Eh daaai! Sei cinica, sembra che niente ti sorprenda più. Giudichi come in quegli assurdi programmi TV in cui sembra che un killer si riconosca dalla curvatura del sopracciglio o la forma del mento!!!…

Fridolin fa una pausa di riflessione, si guarda attorno infastidito. I suoi pensieri corrono a nascondersi tra le lievi linee d’espressione sulla fronte. Li divide un piccolo spazio d’aria in cui il vento si infila sempre più intensamente. – … tu guardi le persone superficialmente, come si muovono, come guardano, come sorridono e già sai chi sono?! Certo non siamo più ragazzini, ma avere esperienza di vita non significa non sorprendersi più… e tanto meno sapere ogni cosa dalle parole o da impressioni personali su qualcuno!
Albertine ha lo sguardo acceso di chi vuole ribattere al volo, trattiene il respiro; è pronta nella risposta, ma quando è sul punto di replicare, il compagno le toglie il fiato di gola e continua:
– …eeecomuuuunquesssia qualcosa di imprevisto nella vita accade sempre! Siete davvero così intime? Serena la conosci abbastanza per dire queste cose!?!
Il discorso avanza con un certa stizza, scrollando di dosso un’energia accumulata nel tempo come una liberazione, resta sospeso. Albertine non riesce più a conversare, messa all’angolo.
– …eeepppoi Plato non è italiano!!! Ha vissuto in Italia per molto tempo, ma la sua famiglia è greca. I suoi genitori vivono sull’isola di Creta. È un uomo molto fiero delle sue origini, è cresciuto ad Atene, ha studiato all’Università di Urbino, dove ha conosciuto Serena, hanno vissuto tra America ed Europa per anni. Lo conosco da un po’ ormai lo sai, dai tempi della specializzazione e ti assicuro che le donne le nota e piacciono pure a lui! Tuttavia la vita non li ha mai separati!!! Tu e lei vi conoscete di certo da molto, già dall’università tramite me e Plato, ma vi frequentate da quando ci siamo ritrovati a lavorare per lo stesso ambulatorio! Come puoi giudicare il comportamento di qualcuno sulla base di impressioni così superficiali proprio non lo so… E sei convinta e cocciuta come un mulo!
La ragazza sa più di quanto non possa dire al migliore amico del compagno, proprio di quegli anni andati di studentessa, sulla fedeltà tace. Sopraffatta dalla tensione, ripiega su posizioni più prudenti. Fin dai primi passi di quella camminata lo ha notato stranamente silenzioso e assai poco propenso a intrattenere conversazione, una calma apparente, nervosa. È così da giorni, pensa tra sé e sé. È nata una tensione oramai matura tra loro. Tine si riprende i propri pensieri come fazzolettini ripiegati e impacchettati, pronti per essere riposti di nuovo nella borsetta di cuoio rosso scuro, elegante: una famosa casa di moda italiana. Silenziosa continua a respirare la sottile brezza gelida che li separa. Il cammino si fa assorto, confuso in quell’inizio serata.

L’arrivo di aprile nella città di Berlino colora ogni anno le serate della primavera con gli ultimi brividi dell’inverno. L’aria è fresca. Nuvole alte, stanche passeggere in movimento, offuscano il tono ceruleo del cielo poco dopo il tramonto e si fanno scure ombre, morbide intense. È quasi ora di cena lungo le vie di Kreuzberg, semivuote. Gente sorridente affolla i bistrot e i ristorantini, attraverso le vetrine sembra muta. La frescura rende come sordi per le strade, l’aria è ovattata.
Le ultime battute di Fridolin echeggiano nell’aria rimbalzando come grida sulle facciate dei palazzi art nouveau, una eco uscita dalla bocca spalancata di gorgoni impietrite dai candidi timpani triangolari. Si odono chiacchiere soffuse dai battenti aperti, scorrono fredde come correnti tra i festoni floreali e le cornici finemente decorate, fuggono fino alle alture dei tetti così, spioventi, come usciti da una favola. Un velo di silenzio si posa sul cammino della coppia, chiusi negli alti colli dei soprabiti, isolati. Accade sempre più spesso. Da giorni, da mesi, forse da anni. Albertine non lo ricorda nemmeno più e l’unica reazione, ogni timido tentativo di entrambi, sembra mutare in una sempre nuova discussione, sempre uguale. A casa la sera, al ritorno dal lavoro c’è una parola di troppo a rompere l’armonia, un tempo così dolce. Per non litigare si lascia parlare la tv, un bel libro. Fridolin passa intere serate al pc. Il silenzio governa gli umori, appiana i loro contrasti. Il silenzio tace, tutto passa.
È solo un poco di tensione passeggera, pensa e ripete continuamente. Ma è nel vuoto che si muovono, nella storia. L'”Hauptstadt” in una magia appare vuota a certe ore, si stende per chilometri, decine di centri cittadini. Neukölln, Kreuzberg, Schöneberg, il floridissimo Tiergarten, Mitte e i suoi viali marmorei, Moabit e su fino al nord alla verde Frohnau e oltre, all’estremo ovest fino a Spandau, sul fiume Havel. Sono tutti indipendenti, ognuno con la sua peculiarità e identità, ognuno con il suo centro, la propria parlata, le centinaia di culture. I turchi, gli italiani, i francesi, gli spagnoli, talvolta la lingua inglese udita più della tedesca.

Si può pensare sia talmente vasta la città che non è possibile riempire tutti i suoi spazi, parlare tutte le sue lingue. I vuoti della storia sono spazi urbani, terribili le tragedie, e migliaia i monumenti a ricordo nella bellezza misurata, si ergono a severo monito per l’umanità. Da soli vent’anni dopo la caduta del muro, questi quartieri, le lunghe strade parallele un tempo devastate, hanno trovato equilibrio, nuova serenità. La calma dopo la tempesta. Una modernissima cupola di acciaio e cristallo incorona l’aura neoclassica dell’antico Reichstag. E se il sole ritorna e l’azzurro limpido nordeuropeo risplende, il tempo della rinascita non può farsi attendere a lungo. In una modernità austera e un poco rude Berlino è tornata la città effervescente che fu prima delle sciagurate guerre mondiali e di una ferrea dittatura che spaccò il mondo in due.

[…]

Brani utilizzati
Berlin, Lou Reed
RevoltePaul Kalkbrenner
Berlin Song, Luigi Einaudi
Drake, Tempelhof
Leben ohne Liebe kannst du nicht, Marlene Dietrich

Brano corrente

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