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1 Marzo 2016 | Racconti d'autore

Il trattamento della neve

Poesie di Domenica Mauri tratte dalla raccolta omonima (Ancona, Italic Pequod, 2014)

A cura di Vittorio Ferorelli. Lettura di Alessia Del Bianco

Nei versi della poetessa riminese Domenica Mauri ciò che è stato, e (forse) si può misurare, sta a ciò che sarà, e si può (forse) immaginare, come la neve sta al sole (e forse viceversa).

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INDICAZIONI PER IL RACCONTO

Un percorso educativo che si rispetti

Un percorso educativo che si rispetti
presenta un buon numero di barriere.
Divieti. Limiti. Qualche muretto a secco.
Una certa quantità di staccionate.
E siepi.
Boschetti cedui.

Anche grate camuffate da folti rampicanti.
Arbusti.
Arbusti odorosi in grado di marcare
il variare delle stagioni
il ponderabile del tempo.

Un percorso educativo che si rispetti
va pensato con cura.
È opportuno predisporre un tracciato.
Disseminare.
Disseminare attentamente.

Chiamare in causa geni. Avi. Genitori.
Affidare i giusti ruoli a parenti /
maestri / libri / abiti talari /
riti di passaggio.

Sul finire
tutto si deve sciogliere.
Tutto si deve di nuovo
ricomporre.

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Una storia si fa più interessante

Una storia si fa più interessante
nei tratti secondari
nei particolari senza peso.

Unghie tagliate in modo approssimato.
Spezzate forse
forse furtivamente addentate.

Un discorso interrotto all’improvviso
perché è caduta la linea
e non c’è modo di riaverla.

Una scena ignorata.
Forse volutamente messa da parte.
Forse fraintesa in ogni caso adesso
dimenticata.

Un tramonto troppo lungo.
Il sole che abbaglia – insiste –
colpisce.
Indugia in maniera incongrua.

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Un tappeto di foglie e di sassi

Un tappeto di foglie e di sassi.
Un principio d’anno a prefigurare il dopo.

Dunque la ricerca di auspici.
Nel gatto che si avvicina
– sinuoso –
ma distratto da altro.

Nel bambino incapace di parlare
ma a gesti
– suoni inarticolati –
forse in grado di misurare il mondo.
Forse di dominarlo.

Dire:
“Di nuovo qui.”
“Fra quanto.”
“E come.”
“E se sarà consentito.”
“E – tra noi due – a chi.”

Facciamo che sia un momento perfetto.
Da mediocre letteratura ma necessario.
Perché resti
(si preservi)
(si tuteli)
l’idea di permanenza.

Nel bambino che sorride.
Nel gatto che insiste e di nuovo
chiede qualcosa.

Non cibo –
non carezze –
non parole.

Lui sa come.
Cosa.

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MECCANO

Ora facciamo agire una perdita di dati

Ora facciamo agire una perdita di dati
una smemoratezza.

Sono fenomeni che accadono.
Oltre le avvertenze. I supporti.
I tutor preposti espressamente incaricati

Lasciamo cadere alcune voci. A caso.
Anche volti e storie. Intrecci secondari.
Sentieri fuori mano.

Nei magazzini della mente negli archivi
lasciamo scivolare tutto quello
che non vorremmo trovare più.

Facciamo che il tutto appaia naturale
assennato e logico.
Congruente con l’ordine dei tempi.
Il prima e il dopo.
La successione degli avvenimenti.
L’inevitabile andare verso.
Verso

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Prima del ricordo

Prima del ricordo
prima del primo ricordo c’è stato altro.
Ci sono prove. Testimonianze.
Gente disposta a giurare
(pur ammettendo che la memoria non è più
quella di una volta)
che le cose sono andate così.
In quel modo e non in un altro.

Perché i fatti non si discutono. Sono fatti.
Lasciano conseguenze. Tracce riconoscibili da tutti.
Prendono direzioni irreversibili
o reversibili solo a metà.
Perché un’altra storia è cominciata. Non perché
la storia che viene prima
sia per davvero finita.

Il vuoto si può dunque colmare.
Si può supporre (o si può fingere)
di colmarlo.
Chiedendo ad altri.
Investigando. Seguendo indicazioni. Segni.
Specializzandosi in storie simili.
Riconducibili agli stessi luoghi.
Gli stessi tempi.
Stesse generazioni.

Oppure si può decidere (di punto in bianco)
di pranzare fuori.
In campagna.
No. Non in un posto qualsiasi ma
. Proprio .
In quel locale che si è sovrapposto con cura
– esattamente –
alla vecchia casa. Quella dove tutto
ha avuto inizio.

E nella vecchia cucina /
e nella vecchia stanza da letto /
mettersi a /
inseguire un fantasma. /
Che insegue un gatto. /
Che insegue il suo gomitolo. /

Lasciare che l’idillio si accompagni
– brevemente –
al dessert.

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Il tema è assegnato – definito

Il tema è assegnato – definito.
Riguarda qualcosa che si è sperimentato a lungo.
Scendendo da una collina verso la pianura.
Scendendo lungo l’ansa e il rettilineo del fiume.
Lasciando una casa per abitarne un’altra –
non scelta – non voluta.
Scendendo con altri – quasi un minuto esodo
verso la meta stabilita e ricca.

Una vita diversa – fatta di utilitarie e lavatrici
fumetti molto perbene e bravi
bambini.
Bravi bambini persi nella distesa d’acqua
grande senza confini oltre la sabbia e il cielo.

Chiedere se comincia. Se finisce.
Perché e a cosa serve. Se non si può
bere. Se non si può raccogliere o mettere da parte.

Perdersi in meraviglia o nelle corse o nelle
raccolte di conchiglie. Ma diffidando –
diffidando di qualcosa
che mai si capisce per davvero.

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IL TRATTAMENTO DELLA NEVE

Le è permesso di immaginare la neve

Le è permesso di immaginare la neve.
Tanta neve – alta – due metri almeno.
I bambini corrono nel labirinto dei sentieri.
Le pareti corrono lunghe e bianche
senza rifugi.

Non c’è paura.
C’è solo il grido il richiamo l’eco
e un altro grido un altro richiamo un’altra eco
che si rifrange.

Lei è piccola.
Gli altri sono piccoli.
Anche i grandi sono bambini.
Solo la neve comanda per davvero.

Se vuole
taglia ogni suono.
E il film diventa muto.
In bianco e nero.

Se vuole
congela tutti nel cunicolo più lungo –
grandi e bambini.
E il film in bianco e nero diventa una foto.
In bianco e nero.

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Il cielo ha la consueta piega invernale

Il cielo ha la consueta piega invernale
la città luccica per lo shopping delle feste
la tivù dice ciò che è bene sapere.

Il ficus benjamin è intento a filtrare la luce
la conserva la usa con acuta parsimonia
vuole rimanere verde fino alla primavera.

La gatta si pulisce in silenzio le zampe.
Le pulisce a una a una da cima a fondo
poi passa al petto alla schiena alla coda.

La sua parte di gatta deve essere questa.
Pulirsi con cura e dormire.
Ricominciare di nuovo al risveglio.

Ma se lei chiama forse volge lo sguardo.
Se chiama forse la gatta decide
di prendersi cura anche di lei.

Il compito di chi scrive è affermare
che ogni trama ha un senso.

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Quello che è stato

Quello che è stato
e quello che non è accaduto.
Ciò che si può misurare
in segni – tracce – parole.

Ciò che non è e non è mai stato.
Ciò che avrebbe potuto avere quella forma
ma anche quell’altra
o un’altra ancora.

Ciò che non si può nemmeno immaginare
o se si immagina
è lecito immaginare anche
il suo contrario.

Ciò che è inutile pensare
ipotizzare o
tentare di ricostruire.

Ciò che è utile solo
per l’esercizio della lingua il suo
suono.

 

Brano corrente

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