Durante la sua attività artistica Luigi Poiaghi ha condotto una ricerca lucida e appartata sulle forme del visibile, in ognuno dei campi che ha coltivato con passione silenziosa, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla poesia. Trasferitosi da Milano a Verucchio verso i trent’anni, fino all’ultimo giorno di vita ha abitato sulle colline della Valmarecchia, dove ha composto i suoi pensieri in versi. Ve ne facciamo ascoltare alcuni, letti dall’attore Faustino Stigliani.
Sul fondo dei giorni
3 Il futuro
Un giorno rasentando un muro
per l’aria troppo fredda del mattino
senza permesso di soggiorno
mi sorprenderà il futuro
come un clandestino
—
8
Prendo un treno di notte
e tra le case ancora addormentate
scendo clandestino in una stanza
a cercare dai vetri fra le tante
al mio paese la mia mancanza
—
10
Al bar della stazione
con la scusa del caffè
resto a guardare i treni
partire senza di me
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tra una robinia e un tiglio
13
Forse fra salici e robinie
torneremo a leggere i contorni
delle nubi e con insana leggerezza
d’aria troppo tempo chiusa
tra intonaco e muro un po’ svaniti
scenderemo parole come scale
mossi dalla corrente giù
per alzaie e ponti di sutura
riflessi dai fondali passeremo
chi il varco di una porta chi un’anta
semichiusa di finestra chi un arco
a sesto acuto trilobato
o medicata d’alghe una ferita
ognuno intento lì per lì
pestando l’erba a proseguire
la sua via d’uscita
—
14
Ora ricordo
ti riconosco
eravamo alberi
in un bosco
—
15 *
Giù dal ponte
sul Naviglio
in fondo a destra
al crocevia
tra una robinia
e un tiglio
una finestra guarda
sulla ferrovia
un treno merci
allontanarsi lento
dire fare baciare
lettera testamento
[* L’autore evoca la casa a ringhiera dove nacque e abitò da piccolo, nei pressi della stazione ferroviaria di Corsico]
—
18 Gli alberi del viale
Osservo uno ad uno
gli alberi del viale
uno sei tu lo so
ma quale
—
19 Cari amici
Cari amici che preferite
un verde di moquette
senza vedere poi
che in questi
campi l’erba
siamo noi
—
20 La casa di Tornàno
Di tanto in tanto torna in mente
la casa di Tornàno
dove non tornano
anche spostando accento
che rugginose foglie e vento
Cucina piano terra con camino
camera scala interna primo piano
sul retro i resti del pollaio
poggiati a un muro fatiscente
e l’aia tra i filari di robinie
e i sassi del sentiero verso niente
—
26 Confondi i passi
Confondi i passi consuma le suole
congiungi nebbia e sassi ai radi
steli nelle aiuole agli alberi
ingessàti annoda magre nubi
vento e lontanissime lenzuola
il nodo stringi bene con le mani
è un muro invalicabile domani
—
28 *
Correvano giorni
automobili estati
e noi contorti
come rami
di un acero nudo
fermandoci
ci siamo accorti
che gli alberi
erano belli
anche da morti
[* Settembre del 2009, su una rotonda in costruzione sulla via Emilia, tra Cesena e Rimini, un grande tiglio trapiantato si era seccato, le foglie volate via]
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lungo la pelle ruvida dei muri
34
Forse qualcuno
o un televisore
dimenticato acceso
non sai se voci
raggiungano stridule
lontane stanze
o ariose grida
di uccelli marini
Così t’incanti
turista d’altro tempo
a contemplare
l’azzurro saccheggiato
di un lenzuolo quasi
ti raccontasse il mare
dal cumulo adombrato
dei panni da lavare
—
36
Sono andato a cercare,
tra le colline e il mare,
dove vivo ora,
i luoghi dell’infanzia:
la periferia di Milano
che non c’è più.
Sperle di sole,
recinzioni, ombre, torri di mattoni,
capannoni fuori mano.
Proprio qui,
non sembra vero,
spettro dei colori,
di quando si fotografava,
solo, in bianco e nero.
—
37 Una sirena
Chiamava una sirena mi voltai
sciamava dai cancelli
un coro muto
di operai
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quelle erre che intrecciavi un po’ fiorite
45 Come sei
Se non sapessi come sei
ti lascerei sì ti lascerei
ma tu sei tutti gli altri
e finirei per incontrarti
in un’altra e un’altra volta
innamorarmi come un pazzo
di te magari dandoti del lei
Oh sì ti lascerei ti lascerei
se non sapessi come sei
—
48 A volte
A volte vorrei prenderti dalle foto
e riportarti a sedere là
sulla pietra serena del gradino
—
50
Se torni tardi
ricorda le chiavi
sotto lo zerbino
non bastassero
le crepe nei muri
per tornarmi in sogno
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sulla pagina bianca
51
All’orlo di un vaso
parlava una rosa
lo stelo reciso
specchiato nell’acqua
sfumava nel viola
e parlava e parlava da sola
—
52
Seguo sul grigio
scabro di una pietra
col dito un graffio
che ne attraversa
l’intera superficie
rilevo ad uno ad uno
i punti di sutura
la depressione liscia
della cicatrice
il punto ancora acuto
della ferita e il grido
rimasto muto
che l’ha indurita
—
53
Stanotte parlavo
anzi, come frutti
maturi, masticavo
parole, che qualcuno
mi dettava da dentro
e ne sputavo i semi
fra le lenzuola
freddi fiori vedevo
a un lume di luna
che pareva sole
sui nostri letti intatti
diventati aiuole.
—
54
Il verde perde i prati
il bianco è stanco
il rosso spento
e tu scosso dal vento
per contrasto
al niente opponi il niente
che è rimasto
—
58
Dei giorni non mi reggo
rimango lì senza parlarmi
non so se tramortito
o a me stesso redivivo
certi giorni mi leggo
altri ancora mi scrivo
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in alfabeto mors
61 Un’altra vita
Sarà capitato anche a te
sorpreso da un profumo
o da una luce troppo scura
di fermarti davanti
ad una vecchia casa
a immaginare un’altra vita
tra quelle mura
—
69 Nei miei panni
Mettiti nei miei panni infila
i miei calzoni i miei calzini
calza le mie scarpe cammina
già senti ai polsi il mio sangue
nuotare alga d’acqua sorgiva
la lingua in bocca con la mia saliva
muoviti sui miei passi coi miei panni
malgrado il freddo e l’ora
séguita controvento a camminare
avvolgiti alle spalle le mie sciarpe
calati sulla fronte il mio berretto
e non addormentarti non svegliarti
dentro un vestito nudo sul tuo letto
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ripasserò il ricamo
78
La bellezza
la vedi di spalle
quando è passata
ciò che resta è il rimorso
di non averla guardata
—
80
Questo quadro è una finestra
se ti affacci mi vedi passare
sono quello che corre
e non sa dove andare
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evaporate le parole
81
Erano quattro parole
quattro parole in croce
chiedevi: cos’è la poesia?
e avevi la sua voce.
—
82
La poesia che manca
l’ho scritta con l’acqua
d’estate nel sole
e la pagina è tornata bianca
evaporate le parole
—
83
Mi smarrisco
mi cerco
mi trovo perso
—
89
Hai visto?
se non
mi guardi
non esisto.
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Per la realizzazione di questa puntata si ringraziano Luca Cesari e Girolamo Geri.
Foto
Luigi Poiaghi – “Come un volo di colombe” (Repubblica di San Marino, 2005-2011)
Musiche
Georg Friedrich Händel – “Serse”: “Ombra mai fu” (oboe: Edward Brewer, Randall Wolfgang – Orpheus Chamber Orchestra)
György Ligeti – “Musica ricercata: 3 – Allegro con spirito” (pianoforte: Pierre-Laurent Aimard)
Johann Sebastian Bach – “Variazioni Goldberg BWV 988: Aria” (pianoforte: Glenn Gould)
Luigi Nono – “La fabbrica illuminata”
Johann Sebastian Bach – “Variazioni Goldberg BWV 988: Variazione 19” (pianoforte: Glenn Gould)
Johann Sebastian Bach – “Variazioni Goldberg BWV 988: Variazione 8” (pianoforte: Glenn Gould)
Georg Friedrich Händel – “Serse”: “Ombra mai fu” (controtenore: Franco Fagioli)
18 Marzo 2021
| Racconti d'autore
Alberi
Poesie di Luigi Poiaghi tratte dalla raccolta omonima (Villa Verucchio, Pazzini Editore, 2020)
Vittorio Ferorelli e Rita Giannini