Salta al contenuto principale
10 Novembre 2012 | Paesaggio dell'anima

Autunno nei luoghi di Giorgio Morandi

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

10 novembre 2012

Le musiche di questa puntata: Ensemble Jazz del Conservatorio A. Boito di Parma, Enrico Rava & Danilo Rea Duo, Van der Graaf Generator, PGR & Giovanni Lindo Ferretti.

Musica. Ensemble Jazz del Conservatorio A. Boito di Parma: Les feuilles mortes, di J. Prévert-J. Kosma. 

Un autunno senza castagne, soffocate sul nascere dalla siccità estiva, ci spinge ugualmente verso la montagna bolognese, perché non è autunno senza Appennino; non è autunno senza l’arancione e il rosso delle foglie morte, senza esplosione di colori nei boschi; e non è novembre senza il tepore dei primi fuochi accesi nei camini dei borghi per accompagnare il vino novello. Brindisi triste, in epoca di crisi, ma una giornata di sole ravviva la speranza, e noi da Bologna saliamo verso Grizzana. “Grizzana, un paesello sperduto dell’Appennino tosco-emiliano – scrisse il critico d’arte Cesare Brandi – è divenuta una località che non è lecito ignorare a chi si occupa di pittura moderna: un po’ come Arles per Van Gogh e l’Estaque per Cézanne … un luogo dove un grande artista trova la pietra focaia della sua ispirazione”.

 Musica. Enrico Rava & Danilo Rea Duo: Autumn Leaves, di J. Prévert-J. Kosma.

Oggi questo paesello si chiama Grizzana Morandi, in omaggio a Giorgio Morandi, il pittore bolognese considerato uno dei maggiori del Novecento, che qui veniva a trascorrere le vacanze estive. Morandi soggiornò a Grizzana la prima volta nel 1913, ospite della famiglia Veggetti, e poi nella casa di famiglia fatta costruire apposta nel suo luogo di osservazione prediletto. Questa casa è ora un museo, donato al Comune dalla sorella dell’artista, morta a Grizzana nel 1994. Uno dei soggetti preferiti di Morandi erano i fienili del Campiaro posti di fronte alla sua abitazione: tre fienili  che, insieme a un’antica casa colonica, formano un insieme intensamente poetico e rappresentativo dei modi della tradizionale architettura rurale. Questo scorcio era amatissimo da Morandi, che lo rappresentò in diverse opere come parte di un suo paesaggio dell’anima.
Ecco, noi, in questa giornata accarezzata da un debole sole autunnale, ci troviamo ora proprio davanti a questi fienili, l’ultimo dei quali appena restaurato dal Comune. Tutto è rimasto più o meno come allora: la visione nitida delle cose; una partecipazione intima, commossa, al loro fluire; uno svelamento metafisico. I sassi che rivestono questi edifici squadrati, gli alberi che costeggiano la strada, il confondersi di ieri e di oggi, i calanchi luminosi che connotano il paesaggio, ci consegnano alla visione del Maestro bolognese. Entriamo nel fienili che ora ospitano il Centro documentazione Giorgio Morandi, visitiamo la casa con lo studio-laboratorio e gli arredi rimasti gli stessi, e ci facciamo un’idea delle estati morandiane e soprattutto della “grande stagione” dei Paesaggi e delle Nature morte del 1942-43, gli anni della guerra in cui il pittore con la famiglia si ritirò a Grizzana da sfollato.

Musica. Van der Graaf Generator: Still life.

Ora, dai luoghi morandiani percorriamo la bella strada fino a Montovolo, costeggiando gli antichi borghi di Stanco e Tavernola, dove è obbligatorio fare una sosta. Stanco di Sotto, sperduto tra i boschi, conserva le strade selciate del Cinque-Seicento e Tavernola, come dice il nome – da “taverna” – era un antico luogo di sosta per i viandanti. Arrivati a Montovolo, ci fermiamo per godere dello splendido panorama sull’intera valle del Reno. Ci troviamo all’interno di un parco naturale dalla forte connotazione storica e religiosa, con importanti insediamenti e testimonianze del Medioevo. Seguendo il tracciato delle antiche strade romane, i pellegrini giungevano a Montovolo perché vi sorgeva già prima del Mille, tra le foreste dell’Appennino, una piccola chiesa che sarebbe poi diventata, nel XII secolo, il primo santuario dell’archidiocesi di Bologna. Il santuario era intitolato a Santa Maria della Consolazione ed era stato edificato dai cristiani su un preesistente tempio pagano dedicato alla dea agreste Pale, già adorata dagli etruschi. Il cielo, finalmente schiarito sino a diventare di un bell’azzurro uniforme, se non fosse per il passaggio di qualche residua nuvola bianca, disegna ora insieme all’aria fine i contorni dell’oratorio di Santa Caterina, che conserva affreschi quattrocenteschi.

Musica. PGR – Giovanni Lindo Ferretti: E montagne quante ne vuoi.

Passa veloce un uccello che non riconosciamo. Un falchetto? Forse uno dei rari falchi pellegrini che nidificano sulla sommità del monte, nell’oasi di Montovolo. Guardiamo in alto, sul nuovo campanile, la meridiana che porta la data del 1835. Qui dove siamo ora correva il confine tra il territorio longobardo e quello dell’esarcato bizantino di Ravenna. Lasciamo la macchina sotto un albero e imbocchiamo a piedi il sentiero che porta alla Rocchetta Mattei e alla chiesa di Aalvar Alto a Riola. Comincia a far fresco, a Campolo c’è un buon profumo di legna che arde, proveniente probabilmente dalle due trattorie. Le scarpe schiacciano rametti secchi e arbusti, evitando una pista fangosa. C’è silenzio intorno a noi, che come i pellegrini di un tempo vogliamo arrivare a destinazione prima del buio. Abbiamo ancora un’oretta, anche di più, per godere dei colori dell’autunno, prima di arrivare a un luogo magico che vi racconteremo la prossima volta.

Musica. PGR – Giovanni Lindo Ferretti: Cronaca montana.

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi