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28 Febbraio 2015 | Paesaggio dell'anima

Il monaco che inventò le note musicali

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Alessia Del Bianco.

Schola Gregoriana Mediolanensis & Giovanni Vianini: Veni redemptor gentium.

 Perché cominciamo con un canto gregoriano, cari amici? Perché ci troviamo all’Abbazia di Pomposa, un centro monastico benedettino tra i più importanti del medioevo. Un capolavoro di arte bizantina e romanica che, prima di arrivare a Ferrara, raggiungiamo con una deviazione verso Codigoro. Nei secoli VI e VII dopo Cristo, qui sorgeva una cappella, circondata dalle acque del Goro, del Po di Volano e del mare. Nell’VIII e IX secolo, cioè in epoca bizantina, sorse il primo nucleo della chiesa abbaziale, consacrata nel 1026. Il campanile romanico che svetta nella pianura fu eretto nel 1063. Nel monastero, la sala capitolare ospita un bellissimo ciclo di affreschi dei primi del Trecento, e un altrettanto notevole ciclo, eseguito intorno al 1320, adorna il refettorio. Nel 1321 giunse all’Abbazia, di ritorno da Venezia, Dante Alighieri. Fermarsi in un posto dove, da secoli, i monaci lottavano contro la malaria non fu una bella idea. Dante si prese la febbre malarica e morì a Ravenna. Lo ricordiamo ascoltando un brano tratto dall’album “The Divine Comedy of Dante” del musicista svedese Tony Linfjärd.

 Tony Linfjärd: Primum Mobile

 Intorno al Mille l’abbazia benedettina di Pomposa visse il suo periodo più felice. A guidarla  era l’abate Guido della famiglia ravennate degli Strambiati. E viveva nell’abbazia un monaco, anche lui di nome Guido, proveniente da Arezzo, o forse da Pomposa stessa, che insegnava musica ed era un importante studioso della musica. Guido notò che i monaci suoi confratelli avevano difficoltà ad imparare e ricordare i canti della tradizione gregoriana. Adottò quindi un nuovo metodo d’insegnamento basato sul tetragramma e le sette note musicali. Fu lui a inventare il do (fino al Seicento chiamato ut), re, mi, fa, sol, la, si. Più tardi al tetragramma fu aggiunto un rigo, e si ebbe il pentagramma usato nella notazione moderna. Torniamo alla nostra musica, che ai tempi dell’Abbazia di Pomposa era il gregoriano: un canto che, per la serenità e la pace che infonde, è stato adottato dalla spiritualità, e conseguentemente dalla musica, della “new age”.

 Canto Gregoriano: Tantum Ergo.   

 Restiamo nel ferrarese, cari amici, perché vogliamo andare a Voghenza di Voghiera per vedere Villa Massari, costruita nel mezzo di un parco di due ettari nel Settecento per il cardinale legato di Ferrara. L’edificio poi passò alla famiglia Massari e divenne la dimora della moglie del duca Galeazzo Massari, la cantante tedesca Maria Waldmann. Vi abbiamo raccontato nella puntata scorsa che alla prima italiana dell’Aida di Giuseppe Verdi alla Scala di Milano, dopo l’allestimento del Cairo, Aida era interpretata dal soprano di origine ceca Teresa Stolz. Nel ruolo di Amneris, in quello stesso 8 febbraio 1872, c’era Maria Waldmann, celebre mezzosoprano austriaco, che Verdi chiamava “la tedesca” e considerava la sua “cantante ideale”. La Waldmann aveva fatto innamorare il duca suo futuro marito nella primavera del 1869, quando al Teatro Comunale di Ferrara interpretò Fede ne Il Profeta di Meyerbeer. Ma ascoltiamo ora dall’Aida il mezzosoprano Dolora Zajick nel ruolo di Amneris.   

 Giuseppe Verdi: Aida. L’aborrita rivale a me sfuggita (Amneris, Radamès). James Levine & Metropolitan Opera Orchestra and Chorus.

 Restiamo a Ferrara, cari ascoltatori, ma facendo un balzo indietro nel tempo di qualche secolo. E’ sempre una donna la nostra protagonista: si chiama Tarquinia Molza ed è nata a Modena nel 1542. Nipote del poeta e umanista modenese Francesco Maria Molza, Tarquinia sposò un nobile di cui restò presto vedova e senza figli. Decise allora di trasferirsi a Ferrara alla corte estense dove per dodici anni fu damigella d’onore delle sorelle del duca Alfonso II, Eleonora e Lucrezia. Poetessa e musicista, Tarquinia creò intorno a sé un circolo di dame lodato da poeti come Torquato Tasso. Questo consorzio di donne intelligenti e artiste resterà nella storia per il famoso Concerto delle Dame, costituito da cantanti di grande tecnica e virtuosismo, radunate in un ensemble per volontà del duca Alfonso II d’Este e attivo dal 1580 fino al dissolvimento della corte estense nel 1597. Tarquinia faceva parte del Concerto e mise in musica anche suoi versi. Con il Concerto delle Dame di Ferrara chiudiamo la nostra puntata. Arrivederci alla prossima! 

 Sergio Vartolo & Concerto delle Dame di Ferrara: Claudio Monteverdi. Dolci miei sospiri.

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