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10 Marzo 2012 | Paesaggio dell'anima

Ciao Lucio!

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

Vorrei girare il cielo come le rondini / e ogni tanto fermarmi qua e là / avere il nido sotto i tetti al fresco dei portici / e come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità”. 

Musica. Lucio Dalla: Le rondini (da “Cambio”, 1990). 

Cari amici, nella puntata di oggi avremmo voluto portarvi in giro per l’Emilia-Romagna del 1949, seguendo l’itinerario del poeta Alfonso Gatto che in quell’anno fece un viaggio in alcune regioni del nord: una sorta di giro d’Italia – non ciclistico, ma in automobile – di cui ci ha lasciato un’interessante cronaca. Ieri però, a Bologna, nella basilica di San Petronio, si sono svolti i funerali di Lucio Dalla, stroncato da infarto in Svizzera durante una tournée. Tutti i media italiani hanno dato ampio risalto all’evento: 50mila persone hanno riempito piazza Maggiore, la “Piazza Grande” celebrata in una sua canzone e ieri troppo piccola per accogliere l’affetto commosso dei bolognesi. Alle esequie ha partecipato tutto il mondo della canzone italiana e l’ultimo viaggio di Dalla, nel giorno in cui avrebbe compiuto 69 anni, si è svolto – secondo il suo desiderio – prendendo la strada dei colli: uscito da San Petronio, il carro funebre ha imboccato via Castiglione alta – una strada panoramica – e via San Mamolo per arrivare al cimitero dall’alto, in modo da vedere per l’ultima volta Bologna dal punto più bello. Noi oggi vogliamo parlare delle canzoni di Dalla. Abbiamo iniziato con “Le rondini”, il cui testo è stato letto in chiesa al termine della cerimonia. E ora, uno dei suoi capolavori.

Musica. Lucio Dalla: Com’è profondo il mare (da “Com’è profondo il mare”, 1977). 

“Com’è profondo il mare” è forse il capolavoro di Lucio Dalla. Siamo nel 1977, anno di profonde tensioni, di rivolte studentesche che hanno l’epicentro proprio a Bologna. Lucio Dalla viene da tre lavori meravigliosi con il poeta bolognese Roberto Roversi, che gli scrive i testi. Roversi, tra i maggiori poeti del dopoguerra, è stato amico di Pasolini; per incomprensioni con la casa discografica il sodalizio con Dalla si rompe, ma non l’amicizia. Dalla è atteso alla prova del fuoco: si scrive i testi da solo, e lo fa memore dell’insegnamento di Roversi. Ne esce questo disco che è come una pausa dai clamori metropolitani dell’epoca, anche se protagonisti sono sempre i visionari, gli oppressi, i testardi, i derelitti. Lucio si ritira a scrivere e comporre alle isole Tremiti e a Ponza: isole, appunto, dove il piccolo Ulisse che è in lui canta la forza della disperazione, la profondità sconosciuta e onirica del mare, il fantastico racconto che si oppone alla miseria quotidiana. Il mare è metafora del libero pensiero, che i potenti vogliono bruciare, uccidere, umiliare. Il prossimo brano è un altro colpo al cuore. Risale al sodalizio con Roversi. Anno 1975: l’album “Anidride solforosa” contiene una canzone con una frase come questa: “Le volpi con le code incendiate non parlano / ma gridano pazze fra gli alberi per il dolore”. Si parla di un amore irrisolto, di una passione che brucia dopo tanti anni, rinnovata improvvisamente in una stazione di periferia, dove un uomo rivede per caso la donna che molto tempo prima aveva amato, e forse mai dimenticato.
 

Musica. Lucio Dalla: Tu parlavi una lingua meravigliosa (da “Anidride solforosa”, 1975; testi di Roberto Roversi).

Il primo disco con i testi di Roberto Roversi è del 1973 e s’intitola “Il giorno aveva cinque teste”. Seguono “Anidride solforosa” del 1975 e “Automobili” del 1976. Nel 1977, come abbiamo ricordato, Lucio Dalla pubblica il suo primo lavoro tutto suo, “Com’è profondo il mare”. Secondo noi, questi quattro album degli anni Settanta – e ci potremmo mettere anche il successivo “Lucio Dalla” del 1979 – racchiudono il meglio del genio del cantautore bolognese. Non avesse fatto altro, Dalla avrebbe ugualmente meritato un posto nell’empireo della canzone italiana. Ci sono perle poetiche incredibili e arrangiamenti che avrebbero poi fatto scuola: Dalla ci mette dentro i suoi esordi jazzistici (suonava il clarinetto), improvvisazioni vocali, melodie eccentriche, rumori concreti, tappeti sonori stranianti, avanti anni luce rispetto alla forma-canzone tradizionale. Dal primo disco in collaborazione con Roversi, ascoltiamo “La bambina”, una canzone sull’innocenza: fate attenzione alla bellezza del testo.
 

Musica. Lucio Dalla: La bambina (l’inverno è neve, l’estate è sole). Da “Il giorno aveva cinque teste”, 1973; testi di Roberto Roversi. 

Dalla e Roversi avevano dato forma, nel connubio perfetto di musica e testo, a una sorta di “canzone politica” che rifletteva le ansie dell’Italia di allora, o per lo meno di quella che non si piegava al conformismo, alle verità ufficiali, e dava voce agli ultimi e al potere dell’immaginazione. Nel 1976 l’affiatamento tra musicista e poeta produce “Automobili”, l’ultimo capitolo della trilogia: un disco indimenticabile per almeno tre canzoni, “Mille miglia”, “Nuvolari” e “Il motore del Duemila”. “Automobili” è un concept-album in cui si parla del rapporto tra uomo e tecnologia, del mito del progresso, della velocità. A quel tempo, Dalla era al massimo della creatività: era capace di musicare i testi ostici e spesso ermetici di Roversi senza cambiare una virgola. Con il suo riff incalzante, i coretti femminili, il testo magnifico, “Nuvolari” è la canzone perfetta. Il “mantovano volante” è la sfida al destino: “c’è sempre un numero in più nel destino / quando corre Nuvolari“; così, quando il pilota esce di strada con la sua monoposto, in un inferno di “acqua, grandine e vento”, non può che rinascere come il ramarro, perché la forza del coraggio è invincibile. Negli anni Ottanta, inizia il declino artistico di Dalla, interrotto da qualche altro colpo di genio come “Caruso”. Non finiamo qui, abbiamo molte altre canzoni da farvi ascoltare – la prossima volta. 

Musica. Lucio Dalla: Nuvolari (da “Automobili”, 1976, testi di Roberto Roversi). 

Brano corrente

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