31 luglio 2010
Le musiche di questa puntata: Claudio Carboni, Massimo Bubola, Cesaria Evora, Ivana Cecoli, Claudio Lolli.
Se l’allegria avesse una sua musica, sarebbe questa. Allegria e nostalgia: binomio indissolubile per la musica popolare della Romagna.
Musica. Claudio Carboni: Marita (di Secondo Casadei).
L’avete capito: dopo la parentesi ferrarese, siamo tornati sulla costa e di qui non ci schiodiamo. È piena estate, e l’estate è romagnola. Basta con i pregiudizi: Secondo Casadei, l’autore di Romagna mia e della Marita che abbiamo ascoltato, era un genio, e a questa musica va restituita la dignità che deve avere, come ha fatto Claudio Carboni andando a rivisitare, con il suo sax, l’opera dell’inventore del liscio. Autore di circa 1200 brani, di cui più di un migliaio incisi, Secondo Casadei esordì nel 1928 con un’orchestra romagnola a quei tempi rivoluzionaria, perché accanto a clarinetto, violino, fisarmonica, contrabbasso e chitarra, introduceva il sassofono, preso dallo swing americano, inventando così un nuovo repertorio. Con una formazione di strepitosi musicisti, Carboni è riuscito a dare corpo a questo progetto di recupero delle prime musiche di Secondo Casadei senza appiattirsi su un concerto da balera.
Va bene, a questo punto non ci possiamo sottrarre. Sappiamo che la volete ascoltare, la mitica Romagna mia. Naturalmente ve la proponiamo in una versione speciale, sempre nell’ambito di una rivisitazione intelligente, anche se non è facile sfuggire al kitsch.
Musica. Massimo Bubola & Circolo Sociale del Liscio: Romagna mia (di Secondo Casadei).
Era Massimo Bubola, insieme al Circolo Sociale del Liscio (un nome che è tutto un programma) a trattare la hit della musica da ballo romagnola come una canzone rock, strappandola all’amarcord dei vecchietti da balera. Gioia, buonumore, voglia di scacciare le preoccupazioni volteggiando abbracciati su una consunta pista da ballo o su un’aia futuribile, tra uno sguardo furtivo, un bicchiere di Sangiovese e una piadina al prosciutto crudo e pecorino, o rucola e squacquerone – fate voi. Ma certo: sarà il tempo che passa, sarà l’idea della precarietà della felicità, sarà il ricordo della Romagna conosciuta da bambini, con quelle estati lunghe, infinite, tra la sabbia e i gelati, nell’odore di cucina delle pensioncine, tra l’ombrellone e l’altalena in mare – sarà per tutto questo, ma il liscio solleva subito la polvere della nostalgia. Sentimento nobile, che – in altre latitudini e con altre visioni – trova la sua più sensibile interprete nella cantante di Capo Verde Cesaria Evora, magnifica, favolosa voce. Nostalgia: saudade, sodade.
Musica. Cesaria Evora: Sodade.
Nostalgia, dunque. Di qualcosa che si è perduto. Di qualcosa che poteva essere e non è stato. Di amori consumati per troppo amore. O di un luogo. Come la nostalgia del poeta Giovanni Pascoli per la sua terra, la Romagna: “sempre mi torna al cuore il mio paese”, la Romagna “solatia”, piena di sole. Invasa d’estate dai vacanzieri e, per buona parte dell’anno, dai bolognesi che passano il fine settimana nelle loro case in Riviera. È difficile dire cosa diventa questo territorio quando arrivano le masse ad affollare le spiagge, i negozi, i ristoranti. Rimini si moltiplica e diventa una metropoli. Discoteche, bar, pub, locali di tendenza accolgono i giovani e i vacanzieri “desideranti”. Cosa desiderano? Lo chiediamo a Ivana Cecoli, cantautrice bolognese che ci conduce verso atmosfere scanzonate e ironiche.
Musica. Ivana Cecoli: Di ginnastica d’amore.
Siamo tornati al porto di Cesenatico. Ci piace il posto. Il 6 settembre 1502 in questi paraggi si aggirava, chiamato da Cesare Borgia, Leonardo da Vinci, che disegnò una planimetria del porto canale e una veduta a volo d’uccello del borgo marinaro. A Cesenatico è aperto dal 2006 uno spazio, un piccolo museo, gestito dalla famiglia Pantani per tener vivo il ricordo di Marco Pantani, l’indimenticabile campione in bicicletta, lo sfortunato corridore travolto da vicende più grandi di lui. Vi lasciamo con il commovente brano di Claudio Lolli su testo poetico di Gianni d’Elia: «Marco, vola sulla bici leggera /L’ultima tappa è quella anche più vera /Tu te ne vai dal falso di quest’era»… Pedalare in salita, sfidare le salite danzando sui pedali. Si muore, di queste sfide.
Musica. Claudio Lolli: Le rose di Pantani.