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3 Ottobre 2019 | Racconti d'autore

E tu splendi, invece

Racconto di Pino Pace tratto dal libro “Un cartoccio di parole. Cangiante” (Imola, Bacchilega editore, 2019)

A cura di Vittorio Ferorelli. Lettura di Barbara Bisiach (associazione "Legg'io")

Nel maggio scorso, a Cesenatico, l’associazione culturale “Cartabianca” e la libreria indipendente “Cartamarea” hanno organizzato la quinta edizione del festival “Parole al cartoccio”, riunendo autori e autrici diversi intorno a una parola-chiave in grado di aprire a bambini e ragazzi le porte della lettura. Dal libro pubblicato nell’occasione abbiamo scelto il racconto che lo scrittore Pino Pace ha dedicato al termine “cangiante”. Ringraziamo per la lettura Barbara Bisiach e l’associazione “Legg’io” .

Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.
Pier Paolo Pasolini, “Lettere luterane”

Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta del letto, vicina a scivolar giù tutta…
“Nina…”.
… si manteneva a fatica. Le gambe, numerose e sottili da far pietà, rispetto alla sua corporatura normale, tremolavano senza tregua in un confuso luccichio dinanzi ai suoi occhi…
“Nina!”.
Abbasso il libro, guardo fuori. La primavera è esplosa: verde, gialla, rossa di papaveri: “Cosa c’è maaaa?”, domando.
Già leggere mi piace poco, la primavera fa dei grandi gesti alla mia finestra. Se mi interrompono ho finito del tutto.
“Stai studiando inglese?”, grida mamma.
“Uff…”.
“Stai studiando inglese?”, più forte.
“Nooo…”.
“E cosa stai facendo?”.
“Leggo un libro, mamma! Se mi fai arrivare a pagina due magari in una settimana riesco a finirlo!”.
“Ma è un libro di scuola?”.
“Sìììì”.
“D’inglese?”.
“No, è un libro di storie… un uomo che diventa un insetto”.
La mamma si affaccia alla porta della mia stanza.
“Perché leggi queste stupidaggini?”.
“Non è una stupidaggine, l’ha scritto Franz Kafka, uno scrittore famoso”.
“Ah… e non potresti fare inglese, invece? hai un quattro da recuperare…”.
“Quattro e mezzo…”.
“È lo stesso…”.
“Non è lo stesso…”, faccio io.
“E non sarebbe meglio se tu ti sedessi alla scrivania o su un divano, piuttosto che stare sdraiata sul letto?”, dice. E se ne torna in soggiorno.
“Uff…”.
Inglese da recuperare.
La scheda libro da fare.
Prima però bisognava leggerlo il libro. La prof di italiano non ci cascava con i riassunti copiati da internet…  Oppure li dovevi cambiare così tanto che facevi prima a leggere il libro. Ma la primavera, fuori dalla finestra, chiama forte, con la sua voce fatta di profumi, colori, cinguettii…
“La primavera è di tutti”, dico ad alta voce. Non so come mi è venuta questa frase, ma è bella. Una frase da poeta. Neanche, come si chiama… Kafka avrebbe scritto una frase così bella. Forse.
Alzo il libro, lo guardo, poi lo metto sulla pancia.
“Sono nella stessa posizione di Gregorio Samsa”, penso. Agito le braccia in aria, come zampette da insetto. Le gambe no, non posso. Uff.
Dov’ero rimasta?
Mi rimetto a leggere:
Gregorio Samsa, svegliatosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Riposava sulla schiena, dura come una corazza, e sollevando un poco il capo vedeva il suo ventre arcuato, bruno…

E forse mi sono addormentata. Anzi, mi sono addormentata sicuro, perché non sono più Nina ma un insetto. Sono un’ape, o forse un bombo e filo come un missile tra l’erba alta e le corolle dei fiori.
E rido.
La sapete la storia del bombo? ciccione com’è, e con le alucce che si ritrova, per la fisica non potrebbe volare… Ma lui non lo sa e vola. Così si dice. E accidenti se vola, e se filo tra l’erba e i fiori. Sono un bombo velocissimo, un bombo femmina, una bomba, insomma. Sfioro i ciuffi d’erba, i fiori, i rami, gli steli, come se niente possa fermarmi, come se non avessi fatto niente altro da una vita.
Un passero mi vola intorno, non ha buone intenzioni. Ma io divento di botto una formica. Corro avanti e indietro sulle zampette, tra fili d’erba verdissimi, zolle grasse, i rametti di traverso, sulla terra umida e nera.
Entro nel formicaio, centinaia di formiche uguali a me, piene di antenne e zampette mi passano sopra, ci parliamo senza parlare. Poi la terra del formicaio si squarcia e la lingua adesiva di un formichiere mi cerca.
Ma io sono diventata un coleottero, apro elitre, ali e volo ancora…

Ding! Fa il messaggio sul cellulare
Mi sveglio.
Ding!
Mi metto a sedere sul letto.
Alissa, mi chiede se voglio andare a fare un giro.
Avvicino al letto la mia sedia a rotelle e ci salgo.
Voglio andare a fare un giro. Va bene inglese, va bene la scheda libro sulla Metamorfosi, ma quel sogno è un segno.
“Un sogno è un segno… ma come mi vengono, oggi?”.
È bella la primavera, e non voglio perderne neanche un soffio, neanche un fiore o un filo d’erba, neanche un raggio di sole.
“Ma Nina, esci? e inglese?”, grida la mamma.
“C’è stata la Brexit, mamma!”.
“Che c’entra la…”.
“… non si parla più inglese, neanche ci si prova… du iu spich inglish?”.
“Eh? Cosa dici? come parli?”.
“Ciaoooo!”.
“Vuoi che ti accompagni?”.
“Ai dont anderstend…”, grido al vento tiepido e profumato, mentre spingo come una matta sulle ruote, come se dietro avessi un branco di gazze cannibali.
Ho delle belle braccia io, spalle forti, ho una bella faccia, anche due belle gambe e occhi meravigliosi.
Sono un’ape, sono una formica, sono un coleottero, sono un bombo… anzi, una bomba.
È bella la primavera.

Brano corrente

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