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31 Maggio 2014 | Paesaggio dell'anima

Estate in Emilia-Romagna, inverno in America Latina

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

Ay! este azul… ! Ah, questo azzurro che comincia a entrare nella luce con campane di stupore… questo azzurro che vuole solo rimanere nella mia voce come un folletto, bagnandomi…”.

Musica. Christina Pluhar & L’Arpeggiata: Ay! este azul (autore Pancho Cabral, voce Philippe Jaroussky).

I versi di Pancho Cabral, cantati dal controtenore Philippe Jaroussky, con l’arrangiamento di Christina Pluhar e L’Arpeggiata, entrano nel territorio vuoto della pampa, corrono sulle strade polverose e s’innalzano sul mare livido dello stabilimento balneare El Condor a Viedma. “Ah, questo azzurro è anche un verde soleggiato che brilla nel pesce con un sibilo nella pelle”. L’azul argentino è come il blues: la nostalgia è azzurra e verde, dice la canzone. Il vento spazza le nuvole e il cielo invernale, azzurro di malinconia, ci spinge lontano, oltre l’Atlantico attraversato cent’anni fa da una babele d’immigrati europei, convinti che la pampa fosse l’Eldorado. Oggi a Viedma ci sono 5 gradi sopra zero e il vento soffia a 30 nodi. Dalla capitale del Rio Negro, una delle cinque province della Patagonia argentina, prendiamo la Ruta Provincial 1 per arrivare, dopo 30 km, al balneario El Condor. Lo stabilimento fu fondato da romagnoli emigrati nel Fin del Mundo con la nostalgia dell’Adriatico. Nel gennaio 1917, in piena estate, alcuni di loro, rivendicando il diritto al mare, costruirono precarie casette di legno e lamiera sui terreni dei fratelli Harriet, che occupavano il fronte mare dalla foce del Rio Negro fino al faro. Parlavano tra loro in dialetto romagnolo, come in questa canzone di Quinzân, e davanti allo spettacolo dell’oceano si sentivano in paradìs.

Musica. Quinzân: In paradìs.

Già dal 1887 gli studenti dei collegi salesiani di Viedma, erano soliti dalla città raggiungere in barca la foce del Rio Negro per respirare aria pura e curarsi con l’acqua marina. Ma l’area del faro era accessibile solo agli amici degli Harriet. A guidare la battaglia per dare a Viedma il primo stabilimento balneare fu il romagnolo Giacinto Massini, gestore della prima farmacia dei salesiani in Patagonia. Innamorato dei ricordi del suo Adriatico, Massini chiese alle autorità che la zona costiera diventasse accessibile a tutti. Grazie all’esproprio di 300 ettari destinati a pubblica utilità, nacque nel 1921 la cittadina marittima che fu chiamata dapprima La Boca perché vicina allo sbocco in mare del Rio Negro, e poi El Condor, dal nome di una nave danese lì naufragata. Ma per tutti era ed è ancora il balneario Massini, a memoria del pioniere venuto dalla Romagna. Oggi la spiaggia è deserta e il vento soffia forte. Bar e ristoranti in inverno sono chiusi. C’è un senso di desolazione: si sentono solo le strida acute degli animali e l’odore pungente del mare. Nell’unico bar aperto, ci riscaldiamo bevendo mate, e dalle vetrate vediamo l’alta marea: l’acqua sale a vista d’occhio, è l’oceano che entra nel Rio Negro. La radio trasmette musica locale, tra cui un brano de La Nocturna, una band di Viedma.

Musica. La Nocturna: Roma blues.

In questa band il batterista Miguel Ángel Urrutia e il chitarrista Luciano Elicabe sono discendenti di emigrati provenienti da Montescudo, un paesino della Romagna. Il gruppo si chiama La Nocturna perché nato in una scuola serale di Viedma, da alcuni studenti che la sera, dopo le lezioni, passeggiavano sul lungofiume con una chitarra in mano. Le loro canzoni raccontano la vita in Patagonia e le radici: quella lontana memoria delle origini che l’associazione Emilia Romagna de la Comarca Viedma – Carmen de Patagones non vuole disperdere. Infatti, sta collaborando con il Comune di Viedma al restauro delle casette del balneario Massini, al cui interno vorrebbe allestire il museo dell’Emilia-Romagna in Patagonia. L’Emilia-Romagna è di là dal mare, a migliaia di km di distanza, immersa nelle sere d’estate evocate dal bluesman reggiano Zucchero nella canzone Blu. Anche qui fa capolino la nostalgia – il blues, l’azul argentino. Nelle “sere d’estate dimenticate”, “c’è un dondolo che dondola”, e l’infanzia riaffiora alla memoria con la stessa felicità che dà l’amore. Ci viene in mente il Sonetto 18 di Shakespeare, dove l’amante si rivolge all’amato chiedendo: “Posso paragonarti a una giornata d’estate?”.

Musica. Zucchero: Blu.

Nella riviera romagnola, la bella stagione è al culmine. File di ombrelloni colorati sulle lunghe distese di sabbia. Giornate di mare, sole e cielo azzurro. Bagnini abbronzati, piadine e, la sera, adolescenti che dondolano su tacchi alti verso una discoteca. Per i meno giovani, borghi nell’entroterra da visitare prima dell’ora di cena. Da uno di questi borghi di Romagna, Montescudo, nel 1908 partirono Giovanni Savioli e la moglie Adele con tre figli e uno in arrivo. Sei mesi di viaggio, lo sbarco in Brasile, la raccolta del caffè a Riberao Preto. E poi Viedma in Argentina, perché lì erano già arrivati tanti emiliani e romagnoli, molti di Montescudo. A Viedma l’ospedale fu fondato da un reggiano, un infermiere di Boretto, Artemide Zatti, al quale è intitolato. E il nipote di Zatti, Juan Edmundo Vecchi – con padre di Boretto e madre di Montescudo – è stato l’ottavo successore di Don Bosco alla guida dei salesiani. Vite parallele, di chi è rimasto qui e chi è andato là. Il sangue si è mescolato, e la Patagonia ha qualche vena di Emilia-Romagna. A Viedma, i romagnoli hanno inventato i bagni di mare e aperto il primo stabilimento. Non ci resta che celebrare l’estate con una versione tutta emiliana del classico di Bruno Martino. L’orchestrazione è del modenese Sandro Comini, jazzista, virtuoso del trombone e direttore d’orchestra per la tv. La voce è della reggiana Orietta Berti. Buona estate a tutti!

Musica. Sandro Comini & Village Big Band con Orietta Berti: Preludio – E la chiamano estate (autore: Bruno Martino; testi di Franco Califano).

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