Salta al contenuto principale
3 Ottobre 2009 | Paesaggio dell'anima

Fotografie della Ghirlandina

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

3 ottobre 2009

Le musiche di questa puntata: Pillow, Antonello Venditti, Sarah Jane Morris, Luciano Pavarotti, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. 

Musica. Pillow: Tree shadow.

 Cari amici, all’ombra di quale albero contempliamo il nostro autunno? “Tree shadow”, il brano con cui abbiamo iniziato, è di Luca Di Mira, tastierista dei Giardini di Mirò, in arte Pillow in questo suo primo disco solista.  E’ un lavoro che aggiunge lirismo e malinconia all’electro-pop della band reggiana, e che vi proponiamo per la seconda volta. Ci sono richiami a Thom Yorke e ai Sigur Ros, ma l’autore è italianissimo, e delle nostre parti. Musica ambient che fa sognare, come vogliamo fare noi che ci siamo inebriati con le vendemmie e ora torniamo ai lambruschi, con i quali abbiamo iniziato il nostro giro per i vigneti dell’Emilia-Romagna. Lambrusco vuol dire Modena, la città ducale che è stata protagonista, in questo settembre, di un evento importante quale il festival della filosofia. Modena, dunque, la città dove lo scrittore flâneur Antonio Delfini perdeva il suo tempo tra le chiacchiere degli amici al caffè. E quella cui Antonello Venditti ha dedicato la sua canzone forse più bella, con l’intrigante sax di Gato Barbieri che porta le emozioni al culmine. Voglia di essere a Modena, e voglia fisica di essere altrove, di scappare dalla provincia. “Ma cos’è questo strano rumore di piazza lontana / sarà forse tenerezza o un dubbio che rimane?”.

 Musica. Antonello Venditti: Modena.

 Il tema del Festival Filosofia di quest’anno era la comunità, la frontiera tra noi e gli altri. A riflettere sul concetto di comunità, sui sentimenti che la rinsaldano come l’amicizia e la fiducia, una cinquantina di filosofi italiani e stranieri con le loro lezioni magistrali. Lezioni, ma anche mostre, film, concerti, per capire il senso dello stare con gli altri, le regole della convivenza, il concetto di “prossimo”. Tre mostre fotografiche hanno indagato il concetto di comunità in una piccolo centro come Modena. La città è ritratta sotto luci diverse dagli anni Venti a oggi. Le immagini sono quelle provenienti dalla collezione di Umberto Tonini, che raccontano il Ventennio fascista e la ricostruzione attraverso i segni carichi di memoria che ricoprivano vie e piazze cittadine. C’è poi la Modena degli anni Cinquanta, dove il senso del convivere si accompagna alla passione politica, e le immagini degli operai uccisi durante uno sciopero vanno in dissolvenza con quelle della motorizzazione di massa, del primo benessere e della comparsa della tv. Infine, la Modena contemporanea di Olivo Barbieri, che vista dall’alto di un elicottero appare asettica e anonima come il plastico di un urbanista, simile a tante altre periferie del mondo occidentale. Diamo spazio, ora, alle sonorità jazz, rock, blues, soul amalgamate dalla voce di Sarah Jane Morris che abbiamo ascoltato al Festival Filosofia.

 Musica. Sarah Jane Morris: Me and Mrs. Jones

 Nel tempo, la capacità della fotografia di scoprire nuovi punti di vista investe anche l’immagine urbana. Poiché non c’è città moderna senza simbolo, a Modena è stata la torre della cattedrale a vedersi affidato questo ruolo. Quando nascono le cartoline, la Ghirlandina diventa l’immagine di Modena. In una emblematica fotografia dello Studio Orlandini, la Ghirlandina è incorniciata nella volta della barriera daziaria che aveva sostituito la porta muraria. A cavallo tra Otto e Novecento la città conservava ancora la forma urbanistica definita dal tracciato delle mura estensi, che perpetuava negli abitanti la separazione città-campagna. Una volta scomparse le porte, la nostalgia per la passeggiata delle mura, lungo i viali alberati, non diventò mai rimpianto, perché i modenesi erano orgogliosi del progresso che avanzava: nella collezione Tonini c’è la foto epocale dell’ultimo tram a cavalli sostituito da quello elettrico. Poco dopo, l’aeroplano avrebbe per la prima volta permesso di fotografare la città a volo d’uccello. Tra il 1920 e il ’24 Giacomo Puccini compose la Turandot. L’aria “Nessun dorma” era uno dei cavalli di battaglia del modenese più famoso nel mondo, Luciano Pavarotti.  

 Musica. Luciano Pavarotti: Nessun dorma (dalla “Turandot” di Giacomo Puccini)

 Lo sguardo al passato, quello che si posa su vecchie fotografie e documenti, ci fa pensare che Modena sia anche un po’ il frutto delle alchimie di Antonio Delfini, lo scrittore che l’ha plasmata e trasformata con la sua immaginazione, fino a farla diventare irreale. Piazza Grande, per esempio, è uno dei rari casi di piazza italiana – e che piazza! (è patrimonio dell’Umanità) – che dalla nascita della fotografia ha visto succedersi ben tre scenari diversi su uno dei suoi lati. Il Palazzo di Giustizia, che aveva preso il posto di vecchie case e negozi, è durato meno di un secolo, sostituito dalla banca costruita dall’architetto Giò Ponti cercando di riprendere in chiave moderna i motivi del Palazzo Comunale e dell’Arcivescovado, posti sulla stessa piazza insieme al duomo romanico. Era qui che si aggirava disperato Delfini, elegante signore deluso e furente. La città mal amata dal dandy di provincia si sarebbe poi trasformata in un centro ricco e produttivo, dove le ragazze non sono più scontrose come negli anni Trenta. Come canta Petra Magoni nella canzone di Ivan Graziani che già sentiamo in sottofondo, “puoi starci anche tutta la vita a Modena Park / puoi fare l’amore, semplicemente se vuoi”. 

Musica: Petra Magoni e Ferruccio Spinetti : Modena Park (di Ivan Graziani)

 

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi