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2 Ottobre 2010 | Paesaggio dell'anima

Gli avamposti sono minati

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

2 ottobre 2010

Le musiche di questa puntata: Egle Sommacal, Carl Orff, Joy Division, Fabrizio De André, Arditti String Quartet.   

Musica. Egle Sommacal: Gli avamposti sono minati.  

“Nel tuo petto sono le stelle del destino”, diceva Eraclito. Al festival della filosofia di Modena che si è appena concluso, si è parlato, cari ascoltatori, di fortuna. “ Più s’invecchia e più ci si convince che Sua Maestà il Caso fa i tre quarti del lavoro in questo miserabile universo”, sosteneva Federico II di Prussia nella sua corrispondenza con Voltaire. Cominciamo, dunque, con il chitarrista Egle Sommacal, che era tra gli invitati del festival. La sua ricerca musicale è un’esplorazione della condizione umana nelle avversità. Il brano che vi abbiamo proposto s’intitola “Gli avamposti sono minati”. Ecco quindi la condizione di rischio: salteremo in aria? O ci porteremo in salvo? Gli avamposti sono minati …
Il filosofo Jean-Luc Nancy ci ha spiegato di cosa è fatta la “chance”. E’ l’apertura, la disponibilità, verso una condizione d’esistenza in sé fortuita, che sfugge a ogni tentativo di calcolo, e che dobbiamo accogliere in noi. Accogliere il caso, la chance. La fortuna è una possibilità che è in noi: la celebre “fortuna imperatrice del mondo” dei Carmina Burana.

Musica. Carl Orff: Carmina Burana. Fortuna Imperatrix Mundi. O Fortuna (Berliner Philarmoniker & Sir Simon Rattle).

La fortuna, la dea bendata, è in rapporto con la felicità. Dovremmo passare, si è detto, dal Pil, indicatore economico, al Bil, il benessere interno lordo, che misura la felicità. La felicità è meglio della ricchezza. Dovremmo “decostruire” il concetto di tempo-denaro-lavoro, per lasciare spazio alla sensibilità, alla soggettività e alla seduzione, che è un’esperienza particolare di avventura: l’avventura amorosa. Ma la modernità – ha detto un altro filosofo, Peter Sloterdijk – nata nel segno del rischio, dell’avventura, della scoperta, ha subito un ripiegamento nel senso delle assicurazioni e delle rassicurazioni. Scegliamo, cioè, di essere un po’ meno felici e un po’ più sicuri. Il concetto di felicità si smorza in quello, più tranquillo, di “serenità”. Finite le grandi passioni, perduto il desiderio, resta solo una mediocre serenità?
Love will tear us apart, “l’amore ci farà a pezzi”, è uno straziante brano dei Joy Division, anno 1980. A tanta intensità, il cantante Ian Curtis non sopravvisse.

Musica. Joy Division: Love will tear us apart.

“Quando l’abitudine corrode a fondo / (…) / mentre le emozioni non crescono/ e noi cambiamo rotta / imboccando direzioni differenti, / allora l’amore, l’amore ci strazierà ancora”. Il testo della canzone si muove tra desiderio e abitudine, e svela l’origine della depressione: la felicità vissuta e non dimenticata diventa – dice Umberto Galimberti – la molla che spinge a cercare nuova felicità. E chi non ci riesce, innesca quel desiderio infinito che produce dolore, perché la felicità rimane insoddisfatta. Sarà il tempo, conclude il filosofo, a farci sopravvivere al dolore e a consumare la felicità.
Dolcenera di Fabrizio De Andrè è una canzone sulla felicità mancata: c’è un uomo innamorato che aspetta una donna, la quale sta per tradire il marito, ma rimane bloccata dall’alluvione che devastò Genova nel 1970. Lei non arriva, è con l’acqua alla gola. Ma lui è convinto che sia arrivata: l’amore vero è l’amore immaginario. E’ forse solo la sua fantasia che lo porta a sognare l’arrivo di quest’amante, “la moglie di Anselmo”, che arriva come l’alluvione, che tutto porta via?

Musica. Fabrizio De André: Dolcenera.

Bene, cari amici. Lasciamo Modena ma non la filosofia. A Misano Adriatico, vicino a Rimini, la biblioteca comunale organizza al cinema-teatro Astra una serie d’incontri, dall’8 ottobre al 25 novembre, dedicata alla nostra epoca di “passioni tristi” (la definizione è di Baruch Spinoza). Si parlerà di lifting e nichilismo, di ira e desiderio perduto, di passioni fuori corso e di passione della paura, di genesi della tristezza. Da dove viene la tristezza di oggi? Forse dal fatto che viviamo schiacciati sul presente, in un territorio informe dove le relazioni personali sono povere, le persone si chiudono e si isolano, le paure sono ingigantite e il futuro assomiglia più a una minaccia che a una promessa. Consoliamoci allora con la musica, perché a Parma l’Auditorium Paganini e la Casa della Musica stanno ospitando la rassegna di musica contemporanea “Traiettorie”, giunta alla ventesima edizione. Un programma di 14 concerti fino al 24 novembre, compreso quello – il 3 ottobre – del Quartetto Arditti, il più raffinato tra gli ensemble dediti al repertorio contemporaneo. 

Musica. Arditti String Quartet: Primo Quartetto (Per accordar). Molto sensibile (Per quartetto d’archi).


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