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7 Novembre 2009 | Paesaggio dell'anima

Grigio novembre

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

7 novembre 2009

Le musiche di questa settimana: Luciano Pavarotti, Alice, Vincenzo Righini, Kronos Quartet, Felice Del Gaudio.  

Musica. Luciano Pavarotti: Notte.

Cari ascoltatori, iniziamo la nostra puntata di oggi ripartendo da Ferrara, dove sta terminando la nostra notte. La notte in cui girovaghiamo un po’ infreddoliti per la città, tra le ombre degli Estensi, ha la voce potente di Luciano Pavarotti. “Notte piena di misteri / prendi i miei respiri” – canta il maestro modenese. La sua voce ci riscalda mentre inseguiamo la notte che si dispiega nei vicoli. Al tempo degli Estensi, in via Ripa Grande, dove siamo passati poco fa, scorreva il Po. La città viveva grazie ai traffici lungo il fiume, sulla cui riva i mercanti avevano i loro magazzini. Da qui smistavano le merci lungo via delle Volte. Le volte sono ancora visibili in questa che è una delle strade più emozionanti di Ferrara, tutta arcate e ciottoli. Il tempo rifluisce verso di noi. Ci vengono in mente le parole di una canzone della forlivese Alice del 1981, che sembrano scritte per accompagnarci in questo notturno ferrarese: “Mantelli avvolti in corpi antichi / coprono le biciclette. / Corrono lentamente / su strade buie e lastricate”.  Le biciclette di Ferrara, i fantasmi degli Estensi, i fuochi immaginari nella notte … 

Musica. Alice: Una notte speciale.

 “Priva di marciapiedi, il ciottolato pieno di buche, la strada appariva anche più buia del solito. Mentre avanzavamo quasi a tentoni, e con l’unico aiuto, per dirigerci, della luce che usciva dai portoncini socchiusi dei bordelli …”. È Giorgio Bassani che descrive via delle Volte nel suo capolavoro “Il Giardino dei Finzi-Contini”.  Da via delle Volte si diramano romantiche e silenziose stradine – via Crocebianca, via Sacca, via Colomba – dove crediamo si sia infilata anche la labirintica mente di Torquato Tasso, turbata da eccessiva immaginazione e per questo rinchiusa dal duca Alfonso II nell’antico ospedale di Sant’Anna. Qui il poeta, che a Ferrara pubblicò nel 1581 la Gerusalemme Liberata, rimase sette anni in compagnia delle sue manie di persecuzione.  È il momento di ascoltare un’aria scritta dal compositore bolognese Vincenzo Righini nei primissimi anni dell’Ottocento, ispirata al poema del malinconico Torquato.

 Musica. Vincenzo Righini: La Selva incantata e Gerusalemme liberata, Atto II, Aria: Un cenno mi chiedi? (soprano Eiddwen Harrhy; da Hundred Years of Italian Opera – 1800-1810). 

Abbiamo parlato di malinconia, che quest’aria grigia di novembre enfatizza, anche se l’alba ci ha sorpreso davanti alla mole bianca e rosa della cattedrale comunicandoci un senso di serena bellezza. Ora, però, è l’inverno padano, in uno di quei giorni in cui il cielo, basso e plumbeo, non ha colore, a riportarci all’angoscia che opprimeva l’animo del poeta. Ah, Ferrara, Ferrara! Svegliarsi con il rumore della pioggia e senza neanche la voglia di uscire, come deve essere accaduto tante volte all’autore della Gerusalemme Liberata. Torquato Tasso sentiva un assedio minaccioso di voci, fruscii, fantasmi: un mondo inquietante che percepiva come demoniaco. Soffriva di allucinazioni. Era convinto di essere stato ammaliato, stregato. La malìa e la mania, l’umore nero dei saturnini: il poeta rinchiuso nell’ospedale di Ferrara è stato uno di quegli artisti le cui doti vengono esaltate dalla malinconia. “Io son poco sano, e tanto maninconico, che sono riputato matto da gli altri e da me stesso, quando non potendo tener celati tanti pensieri noiosi, e tante inquietudini e sollecitudini d’animo infermo e perturbato, io prorompo in lunghissimi soliloqui” – scriveva il 1° ottobre 1587 a Scipione Gonzaga.

 Musica. Kronos Quartet: Winter: Lux Aeterna (dalla colonna sonora del film Requiem for a dream).

Anche uscire da Ferrara, in questo giorno tetro di novembre, non aiuta. Ma no, si potrebbe partire. Nebbiolina, poca luce. Si va in stazione. Per valicare confini? A Ferrara nessun confine è visibile: sta in mezzo a una pianura dove il punto più alto è quello degli argini, che fanno intuire che dietro questa calma piatta sono in movimento grandi masse d’acqua. Il treno per Bologna è in ritardo. Quasi quasi prendiamo il treno per Suzzara, fermo sul binario. 82 km in un’ora e mezza attraverso quindici stazioni su una delle più antiche ferrovie italiane, costruita nel 1888. Un treno verso il nulla? Non è così, e lo vedremo la prossima volta. Intanto, il contrabbassista e compositore bolognese (d’adozione) Felice Del Gaudio, sta suonando su un binario morto.

 Felice Del Gaudio: Cupi cupi.

 

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