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18 Novembre 2010 | Racconti d'autore

Il miglior casaro della Pietra di Bismantova. Terza puntata

Di Lei & Vandelli. Racconto premiato con il secondo posto al concorso De gustibus della casa editrice Damster. Terza puntata

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri

18 novembre 2010

De gustibus letteratura gustosa è il concorso letterario promosso da Damster Edizioni di Modena e incentrato ogni anno su un prodotto tipico.

Il concorso 2010 ha avuto come protagonista il Parmigiano-Reggiano, tema sul quale si sono esercitati un centinaio di concorrenti. I 19 migliori racconti selezionati dalla giuria sono stati pubblicati nel volume Racconti in forma, presentato al Salone del Gusto di Torino.

Vi leggiamo il secondo arrivato, quello che ci è piaciuto di più per il tono scanzonato e la parodia del cliché dell’investigatore. Gli autori, Maurizio Lei e Nadia Vandelli, hanno all’attivo un romanzo per ragazzi, un racconto di fantascienza e ritratti astrolo gici per X-Comics. 

Il miglior casaro della Pietra di Bismantova

Il nuovo arrivato non rispose, e Benassi si fece un piccolo appunto mentale: smettere di fare il pirla e saltare la parte dedicata alle presentazioni.

Dopo un’esitazione breve come un battito di ciglia, l’essere varcò la soglia.
– Poiché vedo che il suo invito tarda, entro da solo. Rischia di trovarsi col culo gelato, altrimenti… sappia che il mio non corre rischi.
Damster arretrò senza proferir parola, mentre la luce della lanterna si affievoliva, come intimidita. Allora il personaggio sollevò la mano con fare distratto, e sembrò obbligare il chiarore a farsi più forte di prima.
– Credo che il signor Quintocerro mi stia aspettando…
Il Nostro riacquistò l’uso della parola.
– Si è ritirato per riposare. Non stava molto bene…
Lo sguardo si diresse alla porta che conduceva alle tre stanze dove viveva il casaro.
– Beh, non ho intenzione d’invitarlo a una partita di calcetto… Lei sa perché sono qui, vero?
Il senso d’irrealtà avvolse l’investigatore come un bozzolo: dove cazzo si era cacciato il garzone? Perché doveva sempre fare tutto da solo?
-Lei è… Lei è il diavolo?

Il Nostro si sentì sparato nelle prime dieci posizioni della top ten delle stronzate .
– Sì, signore. Sono qui per esigere quello che è mio.
L’attenzione del visitatore fu richiamata dal vassoio che ospitava la porzione di formaggio. Le riservò lo stesso sguardo curioso che avrebbe potuto avere un entomologo nei confronti di una specie d’insetto conosciuta, ma mai compresa appieno.
– Vede, io non sono solito stipulare patti con chiunque. La convinzione che il diavolo sia disposto a soddisfare i desideri di chiunque in cambio dell’anima, è una sciocchezza. Perché dovrei prendermi tanto disturbo? La statistica è dalla mia parte: le anime che scendono agli inferi sono dieci volte tanto, rispetto a quelle che salgono in paradiso. Non mi servono nuovi inquilini… ho già qualche problema sindacale con le maestranze.
La curiosità proverbiale di Benassi e la situazione un tantino insolita costituivano un binomio irresistibile.
– Se le anime sono merce così inflazionata, perché accettare la proposta di Marino?
– Mi ha incuriosito il tipo di richiesta. Gli uomini non mostrano grande originalità, quando si tratta di stipulare patti col demonio. Ricchezza, potere, eterna giovinezza… di sicuro c’è qualcuno che vorrebbe l’amore, ma dura poco: chi ha bisogno di sentimenti, quando può avere tutto il resto?
Damster si convinse che il garzone se la fosse data a gambe: uno ché non può gridare mette per forza in atto fughe preventive. Sarebbe scappato volentieri anche lui, ma rimase a guardare l’essere accarezzare i contorni del formaggio nel piatto, mentre continuava a parlare.
– Marino, invece, voleva solo fare il miglior ParmigianoReggiano del mondo. Così, semplicemente. Terribilmente retrò, vero? Unica condizione, che io fossi presente al momento esatto della sua dipartita. In caso d’impedimento del sottoscritto, la sua anima sarebbe ascesa direttamente in paradiso… che non si dica che manco di correttezza!
Il visitatore si fece più vicino, e Benassi boccheggiò per le zaffate sulfuree.
– È sempre stato questo, il piccolo sogno degli umani. Fregare il diavolo. Del resto, lei non è qui per questo?

Quello sguardo rendeva inutile qualunque tentativo di menzogna.
– Sono qui su richiesta di Quintocerro, ma… no, non credo che proverò a fregarla. Non penso nemmeno di credere alla sua esistenza.
– Bene. Sento che eviteremo di darci fastidio, noi due…
Staccò un pezzettino di formaggio e il Nostro si domandò se qualcuno avesse mai visto il diavolo mangiare: prima di portarlo alla bocca lo annusò, incuriosito e sorpreso. Poi, quello che accadde superò qualunque aspettativa.
– Mi sono sempre chiesto cosa ci trovasse di così speciale, in questo prodotto. Se si arriva a stipulare un patto con me, ci deve essere una ragione. Mhhhh! ! ! In effetti, è davvero… ARGHHH!
L’essere si portò una mano alla gola, prima di cadere esanime: dalla bocca, una nuvola di vapore bianco si alzava pigra. Il diavolo aveva perso conoscenza e Damster si domandò se avrebbe potuto approfittare della situazione, cercando di eliminarlo… Naturalmente si trattava di una stupidaggine: se era davvero il demonio, difficilmente il Nostro avrebbe potuto danneggiarlo. Per non parlare della qualità del suo rancore. 
Mentre il Nostro era impegnato in cotanta riflessione, un’esplosione telepatica minacciò gli ultimi suoi due neuroni.
– Non fare sciocchezze. Tu non hai potere contrattuale: sei solo strumento del caso. Come me, in un certo senso.
Sapeva chi era, ma si girò comunque, per nulla disposto a intessere una conversazione mentale. L’idea era ottenere qualche spiegazione, ma ci pensò lo stupore a posticipare il tutto. Di Michelino rimaneva solo un pallido ricordo, come un involucro trasparente capace di mantenere le proprie forme, anche se il contenuto non era più quello iniziale. Diciamo che di fronte al Nostro c’era un essere immerso nella discreta luminosità che producono certe lampade, dotato di due ali così grandi da avere le estremità inferiori ripiegate sul pavimento.
– Sei stato tu? –
Un’altra domanda ridicola, ma per certe cose non esistevano le parole giuste.
– No. Almeno, non intenzionalmente. Non ho lasciato qui il piatto col Parmigiano-Reggiano per adescare il Grande Nemico. Non mi sarebbe mai passato per la mente!
– Ma il diavolo è allergico al Parmigiano-Reggiano?
L’angelo cercò di mantenere un’espressione consona al proprio ruolo: nobile tentativo, ma del tutto inutile e la risata contagiò anche Damster.
-No, il problema non è il prodotto… sono gli ingredienti. Vedi, io sono l’angelo custode di Marino Quintocerro e ho dovuto assistere a quell’… quell’abominio. Noi non possiamo intervenire direttamente, per via della faccenda del libero arbitrio, ma non sopportavo l’idea che quello splendido risultato fosse frutto diretto di un patto col diavolo… il Parmigiano-Reggiano è purissimo amore, nascosto nella cura, pazienza, conoscenza di coloro che lo lavorano: dovevo pur segnarlo con lo spirito divino!

Lo stupore era stato soppiantato da una curiosità famelica, nel cuoricino dell’investigatore.
– E cosa avresti fatto?
– Ho allungato il latte con l’acqua.
– Con l’acqua? Ma che c’entra? E poi si rovina il formaggio!
Uno sguardo di sufficienza ben poco angelico zittì Benassi.
– Un Parmigiano-Reggiano creato con l’aiuto del diavolo verrebbe comunque bene: non saprà fare i coperchi, ma col formaggio niente da dire. E poi non era acqua qualunque. L’avevo benedetta, rendendola santa.
Un gemito per nulla ultraterreno si alzò dal pavimento: Damster provò persino un po’ di pietà, ma si riebbe subito. – Credi che si riprenderà?
– Ma chi, il diavolo? È immortale ed eterno tanto quanto Dio. Tutta la Creazione è basata sul fatto che debbano vedersela tra loro, e un evento occasionale non può incidere granché… rimarrà fuori gioco ancora per qualche minuto: giusto il tempo che serve a Marino.
– Serve a cosa?
– A permettere alla sua anima di presentarsi al giudizio del Signore. Non è vero che, poiché il diavolo autore del patto non è presente alla dipartita, l’ascesa al Paradiso sia certa… ma almeno il verdetto dipenderà dalla somma degli atti compiuti, con la massima imparzialità…

Damster ebbe un brivido: se lui avesse saputo di essere condannato agli inferi per un patto stipulato liberamente, quali bassezze si sarebbe concesso? Nessuna etica e nessuna morale, se sai che le fiamme ti attendono…
Il visitatore sembrava prossimo a riemergere ma, nell’immediato, non avrebbe rappresentato una minaccia per nessuno. – Tu non dovresti essere vicino al tuo assistito? L’angelo scosse la testa.
– Io sono là. Questa è un’immagine governata da una parte della mia consapevolezza. Puoi raggiungerci, se vuoi.
In realtà, fu quella sorta di ologramma spirituale a fargli strada. Damster decise che il piccolo alloggio faceva discretamente schifo; l’uomo giaceva sul letto a braccia incrociate, come uno che fa le prove per la propria veglia funebre, ma indiscutibilmente morto. E, altrettanto indiscutibilmente, la figura a fianco era quella del giovane garzone muto. Il Nostro non poté fare a meno di girarsi verso l’angelo che lo aveva condotto fin lì, ma non trovò nessuno.

Michelino (che non sembrava essere mai stato nessun altro) piangeva in silenzio, con la tranquilla disperazione dei saggi e di chi sa cogliere il senso della morte. A Benassi venne il dubbio di aver sognato tutto. Qualcuno doveva aver mescolato fichi e peyote, nel lungo inverno della montagna: questione di qualche ora, poi gli effetti del trip si sarebbero attenuati… La ferrea convinzione che il Nostro stava costruendo si sbriciolò subito. La poca luce presente nella stanza diventò ancora più fioca, assorbita da una sorta di buco nero: nel riquadro della porta, la sagoma barcollante del visitatore.
– Chi devo ringraziare per questo scherzetto?
Era buffo, sentire il diavolo biascicare rimostranze con voce da ubriaco.
– Tecnicamente, nessuno. Difficile da credere, ma sembra che il caso abbia avuto la meglio su tutto…
– E io dovrei accontentarmi di questa spiegazione?
– La farebbe sentire meglio pensare di essersi fatto mettere fuori gioco da una scaglia di Parmigiano-Reggiano che non le ha offerto nessuno?
– Non esageri, o potrebbe scoprire che all’inferno ci si arriva anche da vivi. E ci si rimane.

Dalla voce dell’essere era scomparso qualunque tono accattivante.
– Onestamente, spero che la sua acrimonia sia da attribuire al disagio fisico, visto che ha ottime possibilità di vedersi recapitare comunque il Quintocerro. Difficile che abbia condotto una vita integerrima, dopo aver stipulato un contratto con lei. Oltretutto, le condizioni sono state rispettate, no?

Un leggero colpetto al gomito da parte di Michelino lo avvertì che era sul punto di farla fuori dal vaso ma, cavolo, mica poteva continuare a fare la figura del peracottaro! ! ! Dopotutto, aveva avuto un incarico preciso dal casaro: incarico che, seppur in maniera del tutto fortuita, aveva portato a termine. Di colpo si trovò a sperare che il diavolo non giungesse alla stessa conclusione.
Lasciarono il povero involucro di Marino vegliato dal garzone e da una noiosa musichetta stile cherubino, percepita solo dall’investigatore, e si diressero verso il portone.
– Bene. Sembra che il nostro incontro finisca qui, Benassi…
Stupore allarmato del Nostro.
– Lei conosce il mio nome?
– In un altro momento potrei offendermi… ma i postumi di un’orrenda ingestione di acqua benedetta non mi aiutano ad apparire così astuto…
Damster si sentì in obbligo di consolarlo.
– Poteva succedere a tutti…
L’occhiata lo congelò sul posto, ma poi l’essere gli porse la mano da stringere e il Nostro fu certo di averla scampata. La notte li accolse: il profilo della Pietra scintillava ancora e, prima di dirigersi verso la Multipla, l’investigatore volle togliersi una curiosità.
– Le piace la birra rossa?
– Solo quelle che spillano al Griffin’s.
Il cuore del Nostro smarrì un colpo, rammentando che Max aveva intenzione di mettere in produzione una rossa propria.
– Non mi dica che Max…
Ma l’essere era già lontano e Damster avrebbe potuto giurare di averlo sentito ridere…

Brano corrente

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