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4 Giugno 2021 | Vite da Collezione

Il museo dell’anima

Quarta parte del racconto della vita di Luigi Magnani

Carmine Caputo

Luigi Magnani aspetta che tutti i commensali lascino la sala da pranzo, estrae dal taschino un occhiale che appoggia al naso, senza infilarselo, per cercare qualcosa sulla parete che ha di fronte. Si avvicina al suo amico pittore Fabrizio Clerici. Dice qualcosa. Clerici non comprende, è distratto. Hai detto Dürer? Sì, ho detto Dürer. Credevo tu sapessi. Un Dürer? Cosa, hai comperato un Dürer?

Nella villa dei capolavori di Mamiano Magnani conserva opere di Goya, Tiziano, Rembrandt, Monet, Renoir, Canova, Morandi. E, appunto, la rarissima tavola di Albrecht Dürer Madonna col Bambino, o Madonna di Bagnacavallo.

L’ha acquista nel 1968 dopo una lunga trattativa con le monache di Bagnacavallo. Considerato il valore e le dimensioni contenute, per molti anni l’opera sarà però conservata sotto chiave in banca, dove gli appassionati d’arte, amici di Luigi, non possono vederla.

Magnani non amava definirsi un collezionista, soprattutto perché non si sentiva un accumulatore, che acquistava con frenesia, semmai un selezionatore che sapeva attendere con pazienza il momento giusto per arricchire la sua collezione, come nel caso del Dürer. Il suo scopo era quello di costruire un monumento più perenne del bronzo, esteticamente e accademicamente inattaccabile.  Ogni opera doveva essere perfetta, di valore assoluto.

La biografia dedicata alla vita di Luigi Magnani è impreziosita dalla voce di Marzio Bossi dell’associazione Legg’io che interpreta in prima persona le parole del professor Magnani.

Foto tratte dal sito https://www.magnanirocca.it/

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