Salta al contenuto principale
17 Gennaio 2009 | Paesaggio dell'anima

In viaggio con Fellini

Un viaggio in regione attraverso la musica

A cura di Claudio Bacilieri. Lettura di Fulvio Redeghieri.

17 gennaio 2009


Musica. Saint Seiya: Mime’s harp – Requiem.

Cari ascoltatori, siete pronti per cominciare il 2009 in compagnia del “Paesaggio dell’anima”? Con le nostre puntate, in quasi quattro anni, vi abbiamo portato su e giù per l’Emilia-Romagna, un piccolo pezzo di mondo che racchiude tutti i mondi possibili, perché ogni parte, come insegnano i filosofi, ha già dentro il tutto. Pensiamo, per esempio, ad Amarcord, il film di Federico Fellini: parla di Rimini, della Romagna, ma il suo linguaggio è universale, tutti lo comprendono e lo possono amare. Ci è capitata in mano, durante le vacanze di Natale, la sceneggiatura scritta da Fellini per un film mai fatto, appena pubblicata dall’editore Quodlibet. “Il viaggio di G. Mastorna” è il film non fatto più famoso della storia del cinema. Si è cominciato a parlarne nel 1965, quando il regista romagnolo lavorò alla sceneggiatura nella villa che aveva affittato a Fregene. Alla fine dello stesso anno, Fellini scrisse una lettera al produttore Dino De Laurentiis per descrivergli il futuro film, quando il copione non era ancora terminato. Sceneggiatura e lettera sono state pubblicate nel libro con una prefazione di Vincenzo Mollica e un testo di Ermanno Cavazzoni, lo scrittore emiliano amico di Fellini e autore del romanzo da cui il regista ha tratto il suo ultimo film “Le voci della luna” nel 1993. Il testo di Cavazzoni s’intitola “Purgatori del secolo XX” e sarà alla base della nostra riflessione, alla quale facciamo precedere una domanda: come sarà l’anno 2009 che è appena cominciato? Sarà paradiso, purgatorio o inferno? Sarà silenzioso come l’inverno o allegro come il circo?

Musica. Nino Rota: Fellini Circus.

Nella primavera del ’93, poco prima di morire, Fellini raccontò a Vincenzo Mollica un sogno in cui si sentiva, come Kafka, “disperso dei dispersi”. Era così che immaginava il Giuseppe Mastorna protagonista del suo film mai fatto: un disperso tra i dispersi. “Il viaggio di G. Mastorna” doveva essere, infatti, un film sull’aldilà.
L’inizio avrebbe dovuto essere questo: un grosso aereo di linea in una notte tempestosa sta sorvolando una regione di alta montagna. A bordo c’è il panico: l’aereo sconquassato dal temporale vibra, si scuote, precipita in vuoti d’aria. Anche le hostess e gli steward sono terrorizzati. Poi, all’improvviso si fa un gran silenzio, non si sente più neanche il rombo dei motori. La voce di una hostess comunica che l’aereo sta tentando un atterraggio di fortuna. I motori si spengono, l’aereo si ferma e Mastorna s’accorge che è atterrato: non in un aeroporto, non in un prato, ma nella vasta piazza di una città sconosciuta. Ricorda un po’ la piazza del duomo a Colonia. Fuori tira vento. Nevischio. Freddo. Mastorna scende tenendo in mano la valigia e il suo violoncello nella custodia. I passeggeri sono avviati su un pullman, infine arrivano a un motel sperduto nel buio di una grande pianura. Scendono dal pullman, si dirigono alle camere, ma non riescono a telefonare perché il temporale ha interrotto le linee. Al motel c’è un night-club, dove Mastorna beve un cocktail offertogli dal barista e assiste a un numero di comici, a una danza del ventre, alle avances di un’entraîneuse che si fanno strada tra la profonda malinconia di lui per l’impossibilità di telefonare a casa, alla moglie e alla figlia. Fermiamoci qui con una pausa musicale. Vi facciamo ascoltare un brano famosissimo di Mina, che Fellini voleva come protagonista femminile del suo film mai realizzato.

Musica. Mina: Se telefonando.

Il motel dov’è finito Mastorna è pieno di stravaganze. Quando riesce a rimanere solo nella sua stanza, apre la finestra e vede che questa dà su una via illuminata a festa, dalla quale sale un frastuono assordante. Scende in strada e si trova a camminare in mezzo a una folla che arriva da tutte le parti: autobus e corriere sbarcano centinaia e centinaia di persone in questa via che è, stranamente, fiancheggiata solo da chiese, di tutti i culti: basiliche, sinagoghe, moschee. In questa grottesca carnevalata Mastorna si sente esausto, nauseato. Cerca di tornare indietro, ma non trova il motel. Chiede in giro, nessuno ne ha mai sentito parlare. Finalmente qualcuno acconsente a accompagnarlo in stazione. Sale su una modesta automobile, abbandonandosi sfinito sul sedile a osservare il paesaggio urbano che sfila oltre i finestrini e che ha qualcosa di familiare. Anche il motivetto che il suo accompagnatore canticchia, gli ricorda qualcosa. Finalmente arrivano. L’accompagnatore lascia Mastorna nell’atrio della stazione e si dilegua tra la folla. Ma l’incubo continua, perché i nomi delle città nel tabellone degli arrivi e delle partenze sono indecifrabili. Lui allora sale su un treno qualunque, ma viene respinto perché senza biglietto. Urla, strepita, il treno parte, dai finestrini assiepati di volti, i viaggiatori lo fissano in silenzio coi loro terribili occhi senza sguardo. Finché, tra quei volti portati via dal treno in corsa, riconosce quello di un amico. E’ di un violoncellista, come lui, un amico carissimo, morto dieci anni prima. Ed è in questo momento che sorge in Mastorna un sospetto sconvolgente. Terribile.

Musica. Ennio Morricone: From american sex appeal to the first Fellini (da “Nuovo Cinema Paradiso”)

Sentite, cari amici, come le musiche di Nino Rota e quelle di Ennio Morricone che si richiamano alle atmosfere felliniane, siano fatte della stessa materia dei sogni. La dimensione onirica è così forte in Fellini, che la realtà accetta volentieri di farsi mettere da parte, tra parentesi. “Il viaggio di G. Mastorna” è il viaggio della fantasia sfrenata, dell’immaginazione incontenibile di Fellini. Dov’eravamo arrivati? Al terribile sospetto che prende Mastorna quando nella confusione della stazione riconosce un amico morto molti anni prima. Tra gli avvertimenti degli altoparlanti, i fischi dei treni, le lontane musiche dei juke-box, il brusio e il vocio della folla, Mastorna grida sotto le immense volte della stazione che non è vero, non può essere vero, non deve essere vero! Com’è possibile che sia morto? Urla davanti ai volti impassibili dei controllori, dei ferrovieri, dei macchinisti. Abbraccia con vigore selvaggio una bellissima hostess: “Vedete, la desidero, l’abbraccio, la bacio. Com’è possibile – grida – che sia morto, se ho voglia di fare l’amore con lei?”. Bacia la hostess, le morde le labbra ed è nelle pupille azzurre della donna che improvvisamente vede, come in uno schermo, una scena orrenda: il crinale di una montagna coperto di neve e una luce grigia che illumina i resti di un aereo disintegrato. E là, fuso insieme con i metalli dell’aereo, Mastorna vede quel che è rimasto del suo povero corpo: un tizzone nero senza più forma, senza più senso.  

Musica. Roberto Vecchioni: Fellini.

Vi stiamo raccontando, cari ascoltatori, la trama del film mai realizzato di Fellini, “Il viaggio di G. Mastorna”, seguendo la sceneggiatura scritta dallo stesso maestro. Siamo arrivati al momento in cui Mastorna ha l’atroce visione di se stesso morto nell’incidente aereo. Da lì, inizia il suo viaggio nell’aldilà: uno scalcagnato aldilà, una specie di circo equestre – così lo immagina Fellini – che assomiglia “a tutto quello che abbiamo già conosciuto” in vita. “Non è possibile – dice Mastorna – che tutto sia identico a prima. La stessa ignoranza, la stessa paura, le stesse vanità, la stessa baraonda. E nessuno che sia in grado di spiegarci che cosa è successo. Che cosa siamo morti a fare, allora?”. Ecco, fermiamoci qui. Abbiamo introdotto questo argomento perché volevamo rispondere, nella nostra prima puntata dell’anno, alla domanda di come sarà il 2009: sarà inferno, purgatorio o paradiso? Ma cos’è questo “aldilà” – e c’è ancora un aldilà? O non sarà – come sospetta Fellini – uguale identico alla vita in cui siamo già immersi e di cui fino alla fine capiamo poco? Non sarà, insomma, che nell’inferno, o nel paradiso, ci siamo già dentro? Ne riparleremo la prossima volta. Intanto ci lasciamo con un altro brano che s’intitola “Fellini” ed è un omaggio al nostro regista fatto da un altro regista, il serbo-bosniaco Emir Kusturica, che qui si esibisce con la sua band techno rock dagli sfrenati ritmi gitani. Ancora confusione: la baraonda dei sogni in salsa balcanica.   

Musica. Emir Kusturica & The Non Smoking Orchestra: Fellini.

Brano corrente

Brano corrente

Playlist

Programmi