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25 Giugno 2020 | Racconti d'autore

La vita nella sua interezza

Testi tratti dal libro di Elio Pagliarani “Tutte le poesie. 1946-2011” (a cura di Andrea Cortellessa, Milano, il Saggiatore, 2019)

Vittorio Ferorelli e Rita Giannini

Nato a Viserba, alle porte di Rimini, Elio Pagliarani è stato uno dei più importanti poeti italiani del Novecento. Nella sua ricerca ha esplorato territori linguistici inusuali e strumenti espressivi diversi, sempre in rapporto lucido con il presente. Dalla recente edizione integrale della sua opera abbiamo scelto alcuni brani, letti dall’attrice Nicoletta Fabbri.

Che ci portiamo addosso il nostro peso
lo so, che schermaglia d’amore è adattamento,
guizzo, resistenza necessaria perché baci
la nostra storia i nostri uomo-donna
non solo all’ombra dei parchi
l’imparo ora, forse.

Oh, ma scompagina come il vento
freddo di viale Piave i giorni scorsi, e spaura,
quanto di me non solo porto
sulle spalle, ma mi tocca travasare
adattare al tuo fusto flessibile
e scontroso.
                 Io che speravo
necessario e sufficiente solo il fiore
che affiora, tocco con le carezze oltre che il tuo
fusto flessibile lo specchio la certezza
di come sia insufficiente il mio amore
per la tua capacità di comprenderlo,
per la tua capacità di comprenderlo
come sia immane il mio bisogno d’amore.

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È difficile amare in primavere
come questa che a Brera i contatori
Geiger denunciano carica di pioggia
radioattiva perché le hacca esplodono
nel Nevada in Siberia sul Pacifico
e angoscia collettiva sulla terra
non esplode in giustizia.
                                   Potrò amarti
dell’amore virile che mi tocca, e riempirti
se minaccia l’uomo
sé nel suo genere?

O trasferisco in pubblico stridore
che è solo nostro, anzi tuo e mio?

[da: Elio Pagliarani, “Inventario privato”, Milano, Veronelli, 1959]

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XIX
Adesso la Camilla gioca in Borsa

Adesso la Camilla gioca in Borsa, è stato Marco a spingerla
adesso che è in pensione c’era il problema della liquidazione
dieci milioni, si poteva comprare una casa, ma Marco dice che non rende niente
ha cominciato con prudenza un milione in titoli Eridania
e Fiat, alimentari – la gente mangia sempre e mangerà di più – e auto
che non finiranno mai di crescere e sarà tutto un parcheggio qui a Milano.
Il primo mese è andato molto bene tre per cento, c’è un guadagno di trentamila lire
il tuo stipendio zia, il tuo vecchio stipendio o quasi, ha detto Marco
e se li mettevi tutti e dieci ne beccavi trecentomila che nemmeno l’Agha Khan.
Sì, ce n’ha buttato la metà, ma è più nervosa com’è sta storia che non dorme più
no preocupe con gli interessi delle azioni a giugno ti farai la tivvù
e chi se ne importa del sonno se c’è la televisione di sera e chi se ne importa
del cinema più.
                               Sì certo, ci sono alti e bassi, in Borsa i conti si fanno dopo un anno
o tre o cinque, è naturale, ma c’è il Toro ora in Borsa, non c’è l’Orso, spiegava l’altra sera Rudi al night
dove non so se lo vedremo ancora, dice Marco sottovoce, perché anche lui ora lavora in Borsa
fa il remisier per sua eccellenza Coccia, il rappresentante del Vaticano sulla piazza di Milano

                     C’è il Toro e non c’è l’Orso
                     avanti a tutto spiano
                     chi seguirà il mio gioco
                     sarà il re di Milano
                     come Sindona, Calvi
                     e tutta la compagnia
                     la più bella che ci sia
                     la più ricca che ci sia.

Guarda, guarda zia quella signora grande e grossa con la mascella Mussolini
è la Brusadelli, suo marito era il re della Borsa, ti ricordi dello scandalo? Lui ebbe paura
vendette fabbriche e titoli per poco più di niente e scappò in Svizzera
gli aveva preso un terror panico, dei comunisti, sotto il 18 Aprile.
Poi, visto come andarono le cose tornò in Italia e cercò di riprendersi il maltolto
anzi il maldato, disse che l’avevano drogato quando firmò il contratto
che l’aveva drogato sua moglie, sì, lei, la Brusadelli, con l’amante, sì
l’avevano costretto a cedere tutto all’amante della moglie per un piatto di lenticchie
o partouze che fosse: e il bello l’incredibile il grandioso fu che la moglie in tribunale
confermò la versione del marito, ma non la spuntarono lo stesso, lei comunque adesso
presiede l’Associazione Amici della Francia.
                                                              Brillavano di golosa ammirazione a Marco
gli occhi mentre parlava della dama, ma a Camilla queste storie non piacciono, mica è certa
d’aver fatto bene a entrare in Borsa, mica è sicura che sia una cosa giusta.

                     Toro qui Orso là
                     signor Orso come sta?
                     spazza via la spazzatura
                     non c’è causa di paura.

                            In realtà si tratta di un’operazione apprezzabile
                            non è il caso di spaventarsi, si tende a eliminare
                            titoli insignificanti scatole cinesi, a fare insomma chiarezza
                            nell’interesse stesso del cliente in modo che risaltino le chips
                            le blue chips autentiche. Certamente
                            il parco buoi appare ora sotto sforzo
                            Eridania e Fiat sono blue chips senza dubbio
                            alla lunga stia sicura, anche se oggi come oggi

Mica piace tanto alla signora Camilla che le parlino
di parco buoi: come sarebbe a dire?, lei sarà nel parco
ma non è un bue, solo una vecchia pazza che ha già rimesso il guadagno
e un po’ del capitale altro che la televisione a giugno, voglio vendere tutto!
Guai vendere adesso con le azioni in ribasso, anzi sarebbe l’ora di comprare!
Allora mi vuoi proprio rovinare, sarebbe un guaio anche per te, o no?

             Sia per i bovini che per i suini da macello, il volume degli scambi
             è stato nel complesso modesto, ma le contrattazioni
             hanno assunto un tono più equilibrato. I listini sono stati confermati
    ma riteniamo che soprattutto per i suini pesanti i prezzi potranno segnare
             miglioramenti nelle prossime settimane. In questo settore si va rafforzando
             la richiesta di suinetti, preciso segnale che gli ingrassatori
             intravedono un futuro migliore.

Dà i numeri la zia?, ho paura di sì. Tutta eccitata se la Borsa sale
depressa quando scende, questo è naturale, ma intanto esagera
dice che vuol vedere le piramidi se tira il giusto vento,
gridava ieri notte nel sonno che la sbranava l’orso
l’orso ben custodito dello zoo, ho paura che a Camilla non basti più la camomilla.
Ti sei preso un bell’inghippo. Ma non dire sciocchezze, gliene ho fatto guadagnare un mucchio
di soldi a lei che nel suo tran tran nemmeno li sognava. Allora, peggio, hai violentato
i sogni. Ma cosa dici, i sogni della zia? fino all’anno scorso
non deve aver sognato mai, o s’era tutto censurato. Allora li hai introdotti
furtivamente e sono esplosi con violenza, i sogni. Ma che parole!, stiamo ai fatti:
cominciò con un milione ebbe un rapido guadagno ne mise altri quattro ne perdette uno e mezzo
migliorando le cose feci un ultimo sforzo la convinsi ad investire tutto,
gli altri cinque milioni, adesso è diventata ricca, dopo appena due anni
l’investimento vale il triplo. Solo che lei… solo che adesso mi preoccupa davvero
ha voluto comprare un altro Grundig per regalarlo a me, l’aprile scorso sotto Pasqua
quando la Borsa era giù, e invitava ogni due giorni andiamo all’Opera
andiamo all’Opera, tutta eccitata, e adesso è peggio che la Borsa sale e sale di corsa
è di un depresso che non guarda nemmeno la tivvù, mio padre le ha chiesto se sta male
che deve andare dal medico, alti e bassi d’umore sì alti e bassi
ma alla rovescia. Stato di ipocondria ha deciso il professore, niente di grave però
diventa più faticoso vivere, sopportare anche le minime difficoltà della vita
quali difficoltà, perché piangersi addosso se la Borsa sale e canticchiare se la Borsa scende
finché papà gliel’ha chiesto bruscamente e lei ha detto se perdo tutto adesso
vuol dire che avevo ragione prima, che ho avuto ragione per sessant’anni
a vivere da poverina, sessant’anni giusti e uno sbagliato; adesso se guadagno in un anno
più che in quarantacinque di lavoro vuol dire che fino all’anno scorso
                                                                                                   ho sbagliato tutto.
Io non accetto il cambiamento: o era giusto prima o è giusto adesso
non è che sono matta nella testa: difendo la vita nella sua interezza.

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XXVI
Rap dell’anoressia o bulimia che sia

Non bastava la droga, adesso c’è anche questa anoressia, o bulimia che sia
No, non è la stessa cosa? anzi è l’opposto?, uno s’ammazza e l’altro s’ingrassa
Anoressia non significa non aver fame ma dire di non aver fame
avendone moltissima sotto pancia, e brividi d’orgoglio per non essere
come gli altri, ma come i nibelunghi anzi le nibelunghe perché colpisce specialmente
le ragazze e quanti hanno imparato con diligenza dai crapuloni dell’antica Roma
l’arte di vomitare per distruggersi: qui è come la droga, quelli ricchi
con spese e fatica più spesso se la cavano, quelli poveri finiscono tutti male.
(Fra parentesi?: all’inizio di questo rendiconto se c’era una ragazza
stramba, senza ragione apparente, si trattava di reduci quasi sempre da campi
di concentramento, da quali campi sono reduci ora?)

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XXVII

Ma dobbiamo continuare
                                 come se
                                           non avesse senso pensare
                                                                              che s’appassisca il mare.

[da: Elio Pagliarani, “La ballata di Rudi”, Milano, Marsilio, 1995]

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Quasi in una lettera d’amore

Quasi in una lettera d’amore
mi chiedi da Venezia se la guerra
cara,

          io che dissi «che tristezza»,
stretto a mio padre mentre bombardavano
Viserba,
«scopro di amare e devo preoccuparmi
di lei, che un’altra casa sia protetta»
(chi andò la notte dopo il fuoco
coi soldati alla ricerca?)

          ma non c’è nulla di speciale
          se ti prende il groppo e viene
          da piangere, ora, se piange
          da giorni la portinaia di Carletto
          e a Bruno si ferma nel gozzo
          anche il vino.

Cara, io non so e forse lo saprei
mezz’ora appena prima di te
          se viene un’altra guerra
in piazza Duomo si parla apertamente
          ma di questo rassicurati: non c’è
le dichiarazioni del generale Ypsilon
sottolineano l’interesse del momento, dal suo punto di vista
          da noi guerra non c’è non è in vista
          guerra mondiale.

Tu mi dicevi che a Napoli
non fa meraviglia che una vergine
sia grossa
          voglio dire che c’è
          colpa, peccato teologale

Si spara pro bono
si muore davvero
ci si rassegna al pensiero
di far parlare il cannone
per aver ragione dell’uomo

Nel disegnino qui accanto
il collo è come una corda
e fa compassione il colletto
vuoto e lontana la testa
che sta su sin quando sta su.

Sappiamo così bene che il sangue ci riguarda.
Siamo vivi, tu ed io siamo vivi
non l’abbiamo scampata bella
perché è nell’ordine delle cose
– tot chilometri in linea d’aria –
ma abbiamo solo questo di diverso
dai morti di questi giorni.

1956

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Acrostico

Cara, cerco un acrostico
e m’adopro per questo,
tolgo dal canestro
tre genziane
assetate

aspetta che non ho finito
mi resta il più ora
ora è il più che mi resta da fare
restituita stagione propizia
estate di San Martino indeclinabile

ma se quando l’inverno ibernasse
indeclinabile resterà l’amore
o l’errore l’errore del vivere

Gennaio 1976

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Tre epigrammi per i diciotto mesi di Liarosa

1
Metà della vita che sa
che la pecorina fa be’
dorme col sederino per aria
e la testa ficcata nel cuscino
ma è gnafa, il naso corto e robusto
la goffa andatura spavalda

2
«Ha toccato l’immondezza!»
grida di sé e insegue
la furia molecolare del crescere.

3
«Api, api!» grido di battaglia, comando incompreso per mesi;
pensavo al bue Api, alle Alpi, e sciocchezze del genere
dovevo aprire, invece, la scatola, il box, la porta alla gatta
«Api, api!» gridava al mio vivere mia figlia, ed eccola
scorrazzare tutta sola per la stanza, eccola che racconta balle alle bambole.

1979

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A Liarosa
Vent’anni dopo

1
C’è accidia primaria, tedio sensuoso del fare,
signoria e spregio del tempo
                                          (telefono quanto mi costi!)
un muoversi senza muoversi di chi è irretito nel sonno,
nel sonno non nel sogno, che fa a pugni con l’ostinazione da mula
siciliana,
             ma dove andrai con quella tua figurina di porcellana col rutto,
con quel tuo crudo realismo romantico.

2
Fatto sta che quando fa le cose le fa bene
come i sughi della pasta,
i sempre trenta nei troppo pochi esami che dà
e se insisto pazzamente sa ricucire a perfezione
la tasca del mio impermeabile.

2001

[da: “Poesie disperse (1946-2011)”; in: Elio Pagliarani, “Tutte le poesie. 1946-2011”, a cura di Andrea Cortellessa, Milano, il Saggiatore, 2019]

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Musiche
Ryuichi Sakamoto – “Amore”
Dr. Dre – “Still D.R.E.” (instrumental)
Michel Petrucciani Trio – “Estate”

Brano corrente

Brano corrente

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